Che l'Ilva di Taranto continui ad inquinare, operai Ilva e popolazione dei Tamburi lo sanno fin
troppo bene! - Perchè non si ripeta la contrapposizione di due anni
fa che non ha portato a niente:
LOTTIAMO PER IL "DECRETO
OPERAIO"
Gli
accertamenti fatti dai custodi giudiziari della Todisco all'Ilva
verificano quello che anche in questi mesi operai, sindacati di base,
lo slai cobas stanno denunciando e si è dimostrato ampiamente dai
ripetuti "incidenti" e infortuni di questi ultimi mesi e
settimane:
All'Ilva
non è in atto alcun intervento di risanamento degli impianti
(neanche quelli previsti dall'Aia, già di per sè molto
insufficiente), alcuna bonifica di aree, anzi vi è un evidente
peggioramento.
In
tutto questo, oggi più di ieri, ha una grossissima responsabilità
il governo, che tramite Gnudi, sta portando avanti una gestione
miserabile, il cui unico obiettivo è la svendita della fabbrica, e
il recupero di qualche migliaio di euro per continuare la produzione
e non avere grosse grane con gli operai, fornitori, ecc.; e non se ne
frega nulla della perpetuazione dell'inquinamento, delle condizioni
di estrema insicurezza in cui lavorano gli operai... tanto queste
problematiche andranno a finire nella "bad company"...
Ma
sia chiaro che oggi non vogliamo essere riportati indietro a due anni
fa: da un lato una magistratura che il massimo che fa è sequestrare
gli impianti e se ne lava le mani degli effetti sui posti di lavoro e
quindi non adotta provvedimenti concreti di imposizione
coatta di interventi di risanamento con tempi certi e controllati
giorno per giorno; dall'altro una contrapposizione deleteria
tra chi difende la salute e chi difende il lavoro, come se le due
cose non fossero strettamente collegate ed entrambe non colpissero
insieme sia i lavoratori che subiscono nei reparti anche
l'inquinamento e spesso ne sono le prime vittime, sia la popolazione
di Taranto che subisce anche la mancanza di lavoro.
L'ALTRA
STRADA E' IL DECRETO OPERAIO, che da tempo stiamo sostenendo.
Un
decreto operaio che dica e imponga che:
tutti
gli operai devono essere impiegati durante la messa a norma degli
impianti,
nessun
operaio deve andare a casa,
salari e diritti non si toccano,
salari e diritti non si toccano,
la
prima messa a norma è garantire la sicurezza degli operai,
in
una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e
lavorare per tanti anni ma che 20 anni bastano, con estensione,
quindi, a tutti dei benefici pensionistici,
la
salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, per cui
servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuiti, ospedale e
strutture d'emergenza, affidate ad Emergency, per fronteggiare la
situazione.
Ma questo "decreto operaio" non basta "chiederlo". Occorre la ripresa forte della lotta, come e più di 2 anni fa - MA PER IL DECRETO OPERAIO, non per difendere gli interessi aziendali.
Non possiamo e non dobbiamo aspettare che gli avvenimenti piombino in testa agli operai e alla popolazione di Taranto.
Lo Slai cobas avvia già dai prossimi giorni una ampia mobilitazione. Chiama gli operai a scendere in lotta il 14 NOVEMBRE, chiama la gente dei quartieri inquinati, dei Tamburi a fare altrettanto.
Chiama
chi è d'accordo che ci vuole un "decreto operaio" a
dimostrarlo mobilitandosi per il 14 novembre.
*****
(Dalla
GdM del 26.10.14) - "TARANTO - L’attività criminosa che portò
il 26 luglio del 2012 al sequestro degli impianti dell’Ilva di
Taranto non si è mai interrotta e anzi prosegue in violazione del
codice dell’ambiente e senza le valutazioni riguardanti
l’accettabilità del rischio e del danno sanitario. Sono
conclusioni pesantissime quelle che il giudice per le indagini
preliminari Patrizia Todisco consegna al procuratore Franco Sebastio,
inviandogli, per le valutazioni e le determinazioni di competenza, le
relazioni che i custodi giudiziari Barbara Valenzano, Emanuela
Laterza e Claudio Lofrumento hanno depositato a seguito dei
sopralluoghi compiuti nello stabilimento siderurgico, con il supporto
dei carabinieri del Noe, tra febbraio e agosto scorsi. I tre
ingegneri... hanno compiuto periodicamente accessi e sopralluoghi per
verificare e documentare lo stato delle aree e degli impianti
sottoposti a vincolo cautelare, nonché la situazione in atto
riguardante le emissioni degli inquinanti degli stessi impianti ed il
relativo sistema di monitoraggio.
L’Ilva continua a produrre, e d’altronde non ha cessato un giorno malgrado i suoi altoforni siano stati definiti da una perizia fonte di malattie e morte per operai e cittadini, in virtù della facoltà d’uso degli impianti concessa dal governo e confermata dalla Corte Costituzionale...
«La
normativa - scrisse la Consulta - non prevede la continuazione pura e
semplice dell’attività, alle medesime condizioni che avevano reso
necessario l’intervento repressivo dell’autorità giudiziaria ma
impone nuove condizioni, la cui osservanza deve essere continuamente
controllata, con tutte le conseguenze giuridiche previste in
generale dalle leggi vigenti per i comportamenti
illecitamente lesivi della salute e dell’ambiente».
...Numerosi,
e per certi versi inquietanti, sono i rilievi mossi alla gestione
commissariale del siderurgico... gli interventi maggiormente
significativi necessari per l’interruzione dell’attività
criminosa non risultano attuati - basti pensare alla copertura dei
parchi minerali per i quali manca ancora la concessione edilizia
malgrado l’Aia prevedesse l’avvio dei lavori nell’aprile 2013,
copertura vanamente attesa da mezzo secolo dai residenti nel
quartiere Tamburi da un paio di giorni sommersi dalle polveri a causa
della forte tramontana - ma addirittura ulteriormente rinviati mentre
gli aspetti connessi alla gestione delle acque e dei rifiuti sono
tutt’ora privi di Autorizzazione integrata ambientale.
...Pesantissimi rilievi vengono fatti alla gestione Gnudi, con la segnalazione di diverse anomalie nel funzionamento quotidiano del siderurgico, a partire dal fenomeno dello slopping, le nuvole rosse, piene di materiali, che periodicamente - e fuori da ogni controllo e legge - colorano il cielo dell’acciaieria e di Taranto. I custodi giudiziari nel loro rapporto sottolineano il continuo ripetersi di eventi anomali con conseguenti emissioni incontrollate di polveri non meglio caratterizzate che risultano comunque correlate a malfunzionamenti ed anomalie nelle acciaierie. Il giudice Todisco si rivolge alla Procura, a cui spetta codice alla mano l’azione penale...
C’è la concreta possibilità, insomma, che si torni indietro di due anni, a quando il gip Todisco, accogliendo la richiesta della Procura, dispose il sequestro senza facoltà d’uso dell’area a caldo dell’Ilva, finalizzandola al risanamento degli impianti...
...Il
risanamento non c’è mai stato - malgrado annunci roboanti e
passerelle politiche - mentre le emissioni continuano ad avere stessa
qualità e identica origine".
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