Stiamo seguendo da vicino le elezioni in Tunisia, le prime dopo la promulgazione della nuova costituzione lo scorso febbraio. Presto un nostro articolo/valutazione generale sul risultato elettorale (che sarà divulgato domani) sulle forze in campo e soprattutto aggiornamenti dalle "nostre" ovvero i compagni rivoluzionari tunisini che hanno dato vita al Comitato di Boicottaggio Elettorale. Intanto proponiamo questa seconda intervista fatta a Samed Miaadi Segretario del UJCT (Unione della Gioventù Comunista di Tunisia) e membro del Partito dei Lavoratori Tunisini raggiunto da un nostro compagno un paio di settimane precedenti la tornata elettorale. Uno speciale ringraziamento va alla studentessa e militante del partito Ghaya che ha permesso che l'intervista avesse luogo.
L'intervista ci interessa per capire come ragionano, cosa pensano sull'attuale società tunisina, come vorrebbero plasmarla e soprattutto come agiscono nella Tunisia "democratica" gli esponenti di questo partito socialdemocratico sedicente rivoluzionario. In particolare la politica elettoralista di questo partito (così come tutti gli altri partiti sedicenti comunisti nel Fronte Popolare) pienamente integrata nel sistema politico borghese tunisino , la sua visione a nostro modo distorta della "rivoluzione" e del ruolo ricoperto dalla nuova costituzione.
D: La Tunisia è stato
il paese che ha dato il via alla “primavera araba” quali sono i principali
benefici di cui gode il popolo tunisino in questo periodo di transizione post-Ben
Alì?
R: Nel regime di Ben Alì non c’era libertà a livello politico,
culturale ecc. bensì era basato sulla repressione poliziesca, una dittatura in
tutti i sensi. In quel periodo nonostante ci fosse quell’oppressione alcuni
partiti tra cui anche la nostra organizzazione giovanile erano presenti nella
società clandestinamente. In quel periodo avevano vietato qualsiasi libertà organizzativa
in particolare verso i partiti politici di sinistra. Tutti i partiti e persone
che erano contro Ben Alì erano oppressi, torturati e imprigionati, perseguitati
a tutti i livelli. In quel periodo il Partito del Lavoro e l’UGTT erano contro
il regime di Ben Alì dal 1986 quando esso prese il potere con un colpo di stato
militare presentandosi come un partito progressista ma il Partito dei
Lavoratori Tunisini lo smascherò fin dall’inizio fu l’unico partito che rifiutò
l’accordo politico che riconoscesse il nuovo regime, invece gli altri partiti lo
sottoscrissero. Da quel periodo il Partito dei Lavoratori Tunisini ha iniziato
a protestare contro quella situazione. Parliamo dell’Unione della Gioventù
Comunista di Tunisia: essa è indipendente dal partito a livello finanziario ma
rispetta la linea politica del partito. Dopo il fatto che il Partito del Lavoro
non firmò l’accordo con il regime di Ben Alì ci sono stati forti scioperi, questa
è stata la linea perfetta in quel periodo perché il partito è
marxista-leninista e quindi agiva in clandestinità reputandola la tattica
migliore allora. L’obiettivo principale era quello di mobilitare gli studenti
quindi il compito dell’organizzazione giovanile e studentesca era quello di organizzare
gli studenti preparandoli per quando sarebbe arrivato il momento giusto per
cacciare il regime. La rivoluzione non è iniziata a Dicembre 2010 a Tunisi ma a
Gafsa nel 2008 con la rivolta dei minatori; Ben Alì è stato in grado di
reprimerla. Parliamo dell’attuale periodo, come giovani pensiamo che quello che
abbiamo ottenuto è la libertà a tutti i livelli (culturale ad esempio) e i
diritti. Nonostante ci sono certi tentativi che cercano di portare indietro la
situazione da parte degli apparati di potere e repressivi. Durante il regime di
Ben Alì esso contava sulle cosiddette tre F (fame, festival e football) e alla
gente non interessava niente di tutto il resto se era soddisfatta in queste tre
cose. Adesso invece si interessa dei problemi generali quotidiani. I giovani
sono gli ideatori di questa rivoluzione, ormai non è più un problema per loro quello
di avere paura della polizia, in particolare la nostra organizzazione giovanile
che tramite la militanza, e soprattutto dopo il sacrificio dei nostri compagni
che sono stati torturati. Nonostante tutto ciò non abbiamo paura e siamo
ottimisti. Il nostro slogan principale è: “Non è importante comprendere la
realtà ma cambiarla”, questo è il principale slogan da attuare.
D: Pensi che la nuova
costituzione sia in sintonia con le aspirazioni del popolo tunisino?
R: Dopo le elezioni di ottobre 2013 in cui le opposizioni di
sinistra erano divise fu principalmente una sconfitta per noi, Ennahdha vinse
le elezioni e non c’è stata nessuna differenza rispetto all’era Ben Alì per
quanto riguarda la politica economica e tutto il resto. Poi alcuni partiti
hanno cercato di modificare alcuni articoli della costituzione in accordo con i
propri interessi, provando a manipolarla in accordo con i principi della
shari’a in particolare per quanto riguarda i diritti delle donne, quindi alcuni
partiti laici hanno provato a bloccare questo processo. Detto questo la
costituzione è parzialmente buona. Ennahdha ha provato a mutilare i partiti di
opposizione e ha giocato su un piano morale, hanno portato lo scontro politico
su un piano morale e non su un piano di contenuti politici. Nonostante il lungo
e tortuoso cammino per formulare la costituzione Ennahdha non è stata capace di
aggirare i partiti e il popolo e portarli sulla propria strada grazie alla
ferma opposizione dei partiti politici. Il Fronte Popolare e i partiti di
sinistra e democratici hanno fatto pressioni con manifestazioni per modificare
certi articoli e quindi osteggiare il piano di Ennahdha. Le manifestazioni di
strada sono state molto importanti al fine di produrre questa costituzione
adeguata per questa generazione ed Ennahdha ha avuto paura di questo. Questa è
stata la funzione della pressione di piazza. Ennahdha ha provato a manipolare
alcuni articoli riguardanti la libertà cercando di limitarne l’ampiezza.
D: Nonostante il
regime di Ben Alì sia stato rovesciato, negli ultimi mesi personalità legate al
vecchio regime sono state scarcerate e addirittura contesteranno le elezioni,
inoltre lo stato di polizia e ancora molto forte. Qual è la vostra spiegazione
e la vostra posizione davanti a questa situazione?
R: Speriamo che sia un’operazione
di giustizia di transizione, in questo periodo le istituzioni si richiamano
molto a questo tipo di giustizia. Se dopo questo periodo succederanno ancora
cose simili agiremo, ma questo non succederà. Ma c’è il clima un certo periodo
passato che ritorna e questo si vede dall’azione di alcuni partiti. C’è chi è
tornato senza rendere conto dei propri crimini. Ma questo è un periodo di
giustizia di transizione. Nonostante il Partito dei Lavoratori Tunisini ha
chiesto che la giustizia di transizione venga conclusa e venga fatta giustizia
e basta, altri partiti hanno perseguito i loro interessi. Adesso la popolazione
considera i crimini fatti da questi esponenti del vecchio regime come orribili
e li considera come fatti proprio contro il popolo. Non siamo per perseguire il
popolo per crimini comuni ma solo i responsabili: gli ufficiali e chi ha
commesso crimini politici. Di certo non abbiamo accesso alle informazioni della
polizia politica o di quello che è successo al ministero dell’interno. Lo stato
di polizia esiste ancora, perché Ben Alì costruì tutto questo apparato e la
mentalità della polizia è sempre la stessa quindi vogliamo che cambi la
mentalità col fine che la polizia sia al servizio del popolo e non contro di
esso. Quello a cui chiamiamo è una polizia repubblicana che protegga il popolo
e non certi partiti politici. In ogni caso notiamo che i nuovi poliziotti non
sono ben addestrati e fanno cose illegali. I poliziotti dovrebbero rispettare
la legge e rispettare i cittadini piuttosto che terrorizzarli. Speriamo che quello
che esiste ora in polizia, questa mentalità, cambi, compresi i simboli corrotti inneggianti al vecchio
regime che ancora esistono nel ministero dell’interno e in alcune stazioni di
polizia.
D: Storicamente la Tunisia
è stato sempre un paese con un’impostazione laica, come spiegate questo
avanzamento islamista con la vittoria elettorale di Ennahdha alle scorse
elezioni e le attività di Ansar El-Sharia ai confini? Perché settori popolari
si rivolgono all’islam di matrice militante?
R: Innanzitutto Ennahdha si basa su un’ideologia islamista
medievale che ha un forte impatto sul popolo a livello emotivo. Quindi prova a
manipolare cercando di intervenire con impatto emotivo su questioni come
povertà, disoccupazione e ha presa in tutto il paese non solo all’interno. Dice
“la nostra religione è in pericolo”, nelle moschee, università e in monumenti e siti religiosi.
In ogni caso non possiamo parlare di agenda politica di Ennahdha, il proprio
modo per vincere è stato quello di mutilare gli oppositori dicendo che sono
“atei che mutilano la nostra società, chiuderanno le moschee e sono immorali”.
D: Cosa possono fare
i settori democratici, progressisti e rivoluzionari per contrastare questa
avanzata reazionaria?
R: Il miglior modo per contrastare
questi movimenti è di riunirsi in un fronte, innanzitutto creando questo fronte,
così tutti i partiti di sinistra hanno pensato di formarlo su basi nazionali e
progressiste. Dopo aver formato il Fronte Popolare i reazionari hanno pensato
che sarebbero stati in pericolo e quindi hanno ucciso Belaid e Brahmi perché erano
convinti di ciò. Questa convinzione è la ragione per la quale Ennahdha è dietro
questo assassinio nonostante Ennahdha dica di essere un partito moderato. Le Leghe
di Protezione della Rivoluzione e Ansar-el-Sharia sono l’ala militare di
Ennahdha. Questo tipo di violenza è stata importata all’università, nelle
scuole e ha avuto un impatto sulla società in tutta la nazione. Gannouchi parlando
dei jihadisti ha detto “questi sono i nostri giovani che stanno portando una
nuova cultura nel nostro paese”. Dato che noi ci opponiamo a questa situazione,
il Fronte popolare propone un’Assemblea Nazionale che risponda a questa
situazione e contrasti questa propaganda. Anche questo gruppo di Ansar El-Sharia
ha sempre lavorato contro chi è contro di loro e quindi tramite questi metodi ha
un grande impatto negativo sulla comunità tunisina. Per sradicare queste forze
nelle università che possano influenzare gli studenti, stiamo provando a
diffondere altri tipi di cultura tramite il cinema e l’arte in generale. Per
fare esprimere in maniera artistica e non fanatica gli studenti, questa è la
nostra opinione e tattica: diffondere cultura alternativa e spostare via i
giovani da quella reazionaria.
D: Avete partecipato
al movimento “anch’io ho bruciato una stazione di polizia”?
R: Certo che abbiamo partecipato, abbiamo
sofferto tanto dalla repressione della polizia di Ben Alì, la polizia ha
colpito anche le famiglie, bastava un arresto di un familiare per essere
arrestato dalla polizia di Ben Alì e la più terrificante pratica della tortura
avveniva dentro i ministeri. Quindi i giovani tunisini in particolare dei
settori popolari e dell’interno del paese hanno attaccato le caserme durante la
rivoluzione. Perché è nato questo movimento di cui mi hai chiesto? Durante la
rivoluzione tutti i giovani andavano a bruciare le stazioni di polizia come il
simbolo dell’oppressione. E tutti scendevano in strada per fare questo in un
contesto che era esplosivo e di eccitazione generale. La gente uscì per strada e
colpì quel simbolo principale di oppressione e lo fecero soprattutto in quello
stato di caos. In ogni caso questo livello di odio non è generalizzabile contro
tutti i poliziotti ma ci sono delle eccezioni tra di essi, per questo vogliamo
una polizia democratica.
D: Mi parli un po’ di
come state affrontando la campagna elettorale?
R: Tramite il Fronte Popolare, esso è
una tattica nelle prossime elezioni. Il Fronte nasce da un sacco di sacrifici e
continua ad esistere nonostante abbiamo perso due compagni come Belaid e Brahmi
Il Fronte Popolare è stato un passo di unità per il popolo tunisino contro
Ennahdha e Nida Tounes. Il Fronte Popolare non è una mera opposizione ma ha
un’alternativa economica, politica e culturale per il paese tunisino perché
combatta per i propri diritti. Fare il Fronte Popolare ha uno spirito nazionale
e un obiettivo nazionale che sarà realizzato nel nostro paese. Il nostro
segretario Hamma Hammami dice “un partito al servizio del Fronte Popolare, un
Fronte Popolare al servizio del popolo”. E questo è anche lo slogan degli altri partiti
del Fronte Popolare, quindi è una fonte di speranza, anche l’ex segretario
generale del Fronte che era Chokri Belaid che è morto per il servizio di questo
progetto, è morto con questa idea e perchè le aspirazioni del popolo venissero
realizzate. Anche i nostri compagni nell’organizzazione giovanile lottano per
questo. Hammami riceve minacce ogni giorno. Stiamo contestando queste elezioni
con un alto spirito, con uno spirito rivoluzionario.
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