le case dei soldati occupate da famiglie sfrattate
Le famiglie negli alloggi vuoti del demanio
militare. Sono mille gli sfratti in programma
Uno degli alloggi occupati nel quartiere Cristo
di Alessandria
Quello nelle case dei militari, occupate dalla Rete per la casa, per gli
sfrattati, in via Brodolini, quartiere Cristo... tanti alloggi e edifici
del demanio militare. Tre le caserme importanti: l’ Artale agli Orti, la Valfrè
in centro e la mitica Cittadella. Amarcord appunto. Dagli Anni Novanta si sono
svuotate. Un migliaio di militari, alcuni di loro con famiglia se ne sono
andati. Vuote le caserme, vuoti gli alloggi. Un miraggio per chi è senza casa.
la Rete per la casa che con i propri attivisti ha occupato tre condomini in via Brodolini 50, 52, 54. Si tratta di 18 alloggi nuovi, costruiti 15 anni fa, in buonissimo stato, 17 sono vuoti, uno solo è abitato da una famiglia di ex militari. In città e provincia l’emergenza abitativa torna a mordere. Sono mille gli sfratti in programma. Ad Alessandria il tempo è scaduto, gli sfratti non perdonano, le famiglie rischiano di finire in mezzo alla strada ma le Per 12 famiglie è iniziato il «trasloco collettivo». Camion e furgoni vanno e vengono, carichi di letti, divani, mobili, vestiti. Ci sono uomini che tinteggiano le pareti, donne che organizzano le stanze, bambini che giocano nei campetti vicini. C’è chi lavora col computer, chi va a fare la spesa, chi cuce o cucina. Per ora gli alloggi occupati sono 12 su 17: quelli che servono alle famiglie che hanno sfratti imminenti. Gli «inquilini» italiani e stranieri puliscono e sistemano le abitazioni a proprie spese e fanno saper di essere pronti a pagare un affitto «sociale». Spiegano gli attivisti del Movimento: «utti sono regolari, hanno seguito le procedure di legge, i passi giusti, per non lasciare un alloggio o ottenerne uno, sono seguiti da Cissaca e assistenti sociali, rientrano nella graduatoria emergenza, alcuni hanno già sulla carta una casa assegnata ma non disponibile». Loro, gli «abusivi» sono ex manovali, muratori, badanti. Raccontano: «Facevo il decoratore, lavoro regolare in una ditta di Alessandria, poi nel 2010 ha chiuso, adesso mi arrangio ma non siamo più riusciti a pagare l’affitto. Abbiamo due bambini». Nell’alloggio accanto già tinteggiato di giallo: «Facevo il muratore, adesso lavoro quando mi chiamano». E una mamma: «Faccio la badante, ma non con continuità». Tutti e tutto con dignità.
Davanti ai tre palazzi, giorno e notte gli attivisti per la Casa aiutano e sorvegliano. . Ogni tanto, stupiti da tanta compostezza, dopo la preoccupazione iniziale, qualcuno esce dai palazzi vicini e porta agli «insubordinati» il caffè con i biscotti.
la Rete per la casa che con i propri attivisti ha occupato tre condomini in via Brodolini 50, 52, 54. Si tratta di 18 alloggi nuovi, costruiti 15 anni fa, in buonissimo stato, 17 sono vuoti, uno solo è abitato da una famiglia di ex militari. In città e provincia l’emergenza abitativa torna a mordere. Sono mille gli sfratti in programma. Ad Alessandria il tempo è scaduto, gli sfratti non perdonano, le famiglie rischiano di finire in mezzo alla strada ma le Per 12 famiglie è iniziato il «trasloco collettivo». Camion e furgoni vanno e vengono, carichi di letti, divani, mobili, vestiti. Ci sono uomini che tinteggiano le pareti, donne che organizzano le stanze, bambini che giocano nei campetti vicini. C’è chi lavora col computer, chi va a fare la spesa, chi cuce o cucina. Per ora gli alloggi occupati sono 12 su 17: quelli che servono alle famiglie che hanno sfratti imminenti. Gli «inquilini» italiani e stranieri puliscono e sistemano le abitazioni a proprie spese e fanno saper di essere pronti a pagare un affitto «sociale». Spiegano gli attivisti del Movimento: «utti sono regolari, hanno seguito le procedure di legge, i passi giusti, per non lasciare un alloggio o ottenerne uno, sono seguiti da Cissaca e assistenti sociali, rientrano nella graduatoria emergenza, alcuni hanno già sulla carta una casa assegnata ma non disponibile». Loro, gli «abusivi» sono ex manovali, muratori, badanti. Raccontano: «Facevo il decoratore, lavoro regolare in una ditta di Alessandria, poi nel 2010 ha chiuso, adesso mi arrangio ma non siamo più riusciti a pagare l’affitto. Abbiamo due bambini». Nell’alloggio accanto già tinteggiato di giallo: «Facevo il muratore, adesso lavoro quando mi chiamano». E una mamma: «Faccio la badante, ma non con continuità». Tutti e tutto con dignità.
Davanti ai tre palazzi, giorno e notte gli attivisti per la Casa aiutano e sorvegliano. . Ogni tanto, stupiti da tanta compostezza, dopo la preoccupazione iniziale, qualcuno esce dai palazzi vicini e porta agli «insubordinati» il caffè con i biscotti.
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