Mentre a febbraio riprenderà settimanalmente nei giovedì un nuovo ciclo della Formazione Operaia
per ricominciare bene (e anche in maniera incentivante per lo spirito e per la mente), riportiamo questa "Digressione (sul lavoro produttivo) di Karl Marx - che era grande anche nell'usare l'ironia.
"Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali, ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest'ultima branca di produzione e l'insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi.
Il delinquente non produce soltanto delitti ma anche il diritto criminale, e con ciò produce anche il professore che tiene lezioni sul diritto criminale, e inoltre l'inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto "merce" sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come (afferma) un testimone competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore.
Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte quelle differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della
divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche, e ha impiegato nella produzione dei suoi strumenti una massa di onesti artefici.
Il delinquente produce un'impressione, sia morale, sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un "servizio" al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico.
Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali e con ciò legislatori penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedie, come dimostrano non solo "La colpa" del Mullner e "I masnadieri" dello Schiller, ma anche "l'Edipo" (di Sofocle) e il "Riccardo III" (dello Shakespeare). Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva così quella vita dalla stagnazione, e suscita quella inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smozzerebbe: Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo in una certa misura la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un'altra parte della stessa popolazione.
Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione.
Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli.
Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione se non sci fossero stati i ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati i falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sere commerciali... senza la frode del commercio? la chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all'onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l'assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi mezzi di difesa, e così esercita un'influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi sull'invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? o anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l'albero del peccato non è forse in pari tempo l'albero della conoscenza? Il Mandeville, nella sua "Fable of the Bees" (1705), aveva già mostrato la produttività di tutte le possibili occupazioni ecc., e soprattutto la tendenza di tutta questa argomentazione:
Ciò che in questo mondo chiamiamo male, tanto quello morale quanto quello naturale, è il grande principio che fa di noi degli esseri sociali, è la solida base, la vita e il sostegno di tutti i mestieri e di tutte le occupazioni senza eccezione (...); è in esso che dobbiamo cercare la vera origine di tutte le arti e di tutte le scienze; e(...) nel momento in cui il male venisse a mancare, la società sarebbe necessariamente devastata se non interamente dissolta.
Senonchè il Mandeville era, naturalmente, infinitamente più audace e onesto degli apologeti filistei della società borghese".
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