lunedì 13 gennaio 2020

pc 13 gennaio - TRATTATIVA ARCELORMITTAL-GOVERNO-SINDACATI CONFEDERALI E INTERESSI/LOTTA OPERAIA

La sostanza della trattativa  padroni/Governo/sindacati confederali è costruire una condizione ancor più favorevole per ArcelorMittal e una penalizzazione ancora più pesante, in termini di lavoro, condizioni di lavoro, salute e sicurezza, per gli operai.
Si tratta di una trattativa ancora lunga e che domanderà molti passaggi.
Mittal ha incassato la sentenza AFO2 e vuole come sempre la pretestuosa immunità penale e il blocco di fatto delle inchieste giudiziarie - vuole l'intervento finanziario dello Stato per alleviarsi delle spese di ambientalizzazione e una sostanziale riduzione del costo di lavoro per stare nella crisi mondiale dell'acciaio in corso; vuole una revisione dei contratti aziendali, per tagliare salari e diritti.
Questo si traduce in un nuovo piano di massiccia riduzione dei lavoratori che corrisponda al taglio
effettivo della produzione che Mittal intende fare per fronteggiare la crisi di sovrapproduzione dell'acciaio - non saranno 5mila, ma probabilmente la metà, che si aggiungono ai 2600 già buttati fuori che non torneranno mai più in fabbrica; sì alla logica del taglio del 40% degli operai dell'appalto. E' inutile dire che fermo restando gli attuali impianti, questo significa meno lavoratori per più lavoro, più flessibilità e meno diritti, con impianti che fino ad eventuale ambientalizzazione, sono molto pericolosi, con ciò che significa in termini di costante attacco alla sicurezza e alla salute dei lavoratori.

All'arcipelago che è all'esterno della fabbrica e che preme su di essa, il governo risponde con soldi e investimenti in altri settori, offerti in cambio della chiusura, ma che producono vantaggi, aiuti e profitti futuri solo per i padroni e padroncini locali, come anche per tutta la genia di aspiranti tecnici, progettisti di matrice industrialista o ambientalista che siano che potranno mangiare alla greppia del lavoro finto e di pura immagine, su cui in città si parla tanto.
Mentre per i lavoratori questi ancora generici e parziali piani fanno da alibi ad una cassintegrazione massiccia, a sedicenti piani di formazione e qualificazione che o non producono nessun posto di lavoro o se lo producono portano al fatto che operai ArcelorMittal verrebbero utilizzati per togliere lavori alle migliaia di lavoratori precari, in nero, disoccupati che da sempre chiedono e hanno diritto al lavoro vero, un lavoro industriale o nei settori di potenziale sviluppo della città.
E' evidente che un governo dei padroni, in un sistema capitalista, più in là di questo non potrà andare e se ci riuscirà sarà ancor di più sostenuto da padroni e settori alleati.

Sulle altre parti dell'accordo in corso
*In questo accordo si parla non solo della scontata intenzione di usare le migliori tecnologie più avanzate meno inquinanti in vigore in altri stabilimenti siderurgici nel mondo, ma si solleva anche il problema di trasformare il processo produttivo attuale e di conseguenza gli impianti avanzando verso la decarbonizzazione.
Il capitale, i capitalisti, privati o di Stato che siano, hanno come obiettivo solo e sempre il massimo profitto, l'estorsione del plusvalore travestita da riduzione del costo del lavoro, e materie prime a più basso costo. Questo è l'unico obiettivo di qualsiasi intervento di trasformazione dell'attuale produzione dell'acciaio fermo restando il potere dei padroni. Cosa diversa se si rovescia il potere dei padroni e si costruisce una fabbrica e il potere nelle mani degli operai.
La questione quindi non è: decarbonizzazione sì o no, ma quale classe gestisce la fabbrica e il potere economico, politico e statale.

A tutto questo bisogna contrapporre una piattaforma immediata di obiettivi operai - la richiesta di un DECRETO OPERAIO per:

- Nessuna chiusura/nessun esubero, con un piano serio per il rientro dei cassintegrati 
- nelle ditte dell'appalto, salvaguardia di lavoro, salari e diritti 
- sicurezza in fabbrica, con una postazione ispettiva permanente sotto controllo operaio, dentro l’area Ilva e appalto 
- trattazione del problema degli eventuali esuberi con l’estensione dei benefici amianto - anche con una legge “speciale Taranto”; con il pensionamento a 25 anni senza decurtazione, perchè in siderurgia "25 anni bastano"; con una riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga
– una reale bonifica e ambientalizzazione della fabbrica a tappe forzate, con un utilizzo generale dei lavoratori, che così rientrano al lavoro tutti i cassintegrati.
- Sul fronte della salute, emergenza ambientale e sanitaria con la bonifica integrale del territorio si può e si deve fare di più: Vogliamo nuovi fondi dello Stato a sostegno - torniamo agli 8 miliardi necessari indicati nel 2012 dall'inchiesta Todisco.

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