venerdì 17 gennaio 2020

pc 17 gennaio - PIU' SOLDATI A "CASA LORO" - COSI' SI DIFENDONO GLI INTERESSI NON CERTO DELLE POPOLAZIONI, MA DELL'IMPERIALISMO ITALIANO

Libia, Sahel e Hormuz. Il piano di Guerini per rafforzare le missioni militari
In vista della Conferenza di Berlino di domenica prossima, l’ipotesi è da inserire comunque in un piano di complessivo rafforzamento degli impegni all’estero, in linea con l’idea di rilanciare la presenza internazionale del Paese, confermando gli sforzi attuali (Afghanistan compreso) e aumentando la presenza nel Sahel e nello stretto di Hormuz. 
L’intenzione - ha spiegato il Ministro della Difesa Guerini - di “confermare la presenza nei maggiori teatri operativi: Libia, Iraq, Afghanistan e Libano, risponde a più fattori: la tutela degli interessi nazionali, il rispetto degli obblighi assunti in ambito internazionale, e la volontà di dare risposta alle richieste di assistenza “che sostanziano il ruolo internazionale del Paese”. Tra tutti gli impegni, il più discusso resta quello in Afghanistan, giunto ormai al suo ventesimo anno; ma qui, ha detto il ministro, “non è ipotizzabile un’ulteriore riduzione del personale, oggi pari a circa 800 unità.

Ma ora è soprattutto in Libia che si punta ad aumentare l'impegno militare. Qui vi sono interessi più  concreti e vicini dell'imperialismo italiano. Attualmente nel Paese ci sono 240 unità. In vista della conferenza di Berlino di domenica prossima, – ha detto Guerini – "si potrebbe immaginare un intervento internazionale volto a dare solidità alla cornice di sicurezza e per inibire una nuova e ulteriore ripresa delle ostilità sul fronte interno, alimentata dal supporto di Paesi terzi e attori esterni”.

“Intendiamo incrementare la nostra presenza in Sahel, dove si assiste a una recrudescenza del terrorismo di matrice confessionale” con “effetti interconnessi fortemente allo scenario libico”, ha detto Guerini. L’ipotesi era già stata presentata con le linee programmatiche, incontrando alcune critiche per la necessità di un coordinamento con la Francia, da taluni ritenuto difficile alla luce di interessi divergenti. Il quadro sembra però cambiato. Da Parigi si sono fatte sempre più pressanti le richieste di supporto in un’area grande quanto l’intera Europa, in cui attualmente sono dispiegati 4.500 militari francesi a fronte di una crescente instabilità tra terrorismo jihadista e traffici illeciti. “L’area è fondamentale” anche per l’Italia, ha chiarito Guerini.

Ancora. Guerini ha spiegato l’intenzione di incrementare la presenza italiana nello stretto di Hormuz, “le cui acque rappresentano un interesse strategico per la nostra economia”. 

Infine, Iraq. I rischi di instabilità provocati dalla crisi tra Stati Uniti e Iran non hanno ridotto la validità della missione italiana, che conta attualmente circa 900 militari nell’ambito della Coalizione internazionale di lotta all’Isis. L’idea è che “la Nato possa rappresentare la futura dimensione dalla missione in Iraq”. Attualmente, l’Alleanza Atlantica dispiega circa 500 militari (otto sono italiani) nell’ambito della missione addestrativa approvata al summit di Bruxelles nel luglio 2018.

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