Anche quest'anno, Casale e il Monferrato ricordano
la Banda Tom, 13 giovani partigiani ed antifascisti uccisi nella neve,
il 15 gennaio 1945.
Ormai, con il correre del tempo, si sommano le
rievocazioni e i significativi interventi di storici e politici, di
studenti e protagonisti della Resistenza, tutti impegnati a ricordare
l'evento. Appuntamenti diversi, sfumature e messaggi differenti, ma un
unico e imperioso assunto: i 13 fecero una scelta coraggiosa, scelsero
anche per noi oggi; si opposero ai tedeschi, ma anche al rinato fascismo
della Rsi.
Vennero catturati in collina, a Casorzo,
trasferiti in città, lungo un percorso non breve, incatenati a piedi
nudi, costretti a percorrere viuzze e piazze del centro storico, fino
alla Cittadella; nessun processo, ma solo i colpi del fucile e della
pistola, per sporcare di sangue la neve fresca sul terreno. Il
tutto nel silenzio e nell'inazione della gente, impaurita e rinunciataria. Padre Angelo Allara e monsignor Giuseppe Angrisani tentarono di intervenire, ma i tedeschi non si fecero contattare e i fascisti si negarono fino all’epilogo.
tutto nel silenzio e nell'inazione della gente, impaurita e rinunciataria. Padre Angelo Allara e monsignor Giuseppe Angrisani tentarono di intervenire, ma i tedeschi non si fecero contattare e i fascisti si negarono fino all’epilogo.
Eppure i 13 erano conosciuti, erano sostenuti, ma nessuno
osò e si mosse. Assieme ad Antonio Olearo (Tom), vennero uccisi: Augino
Giuseppe di Valguarnera (Enna); Boccalatte Alessio di Lu Monferrato;
Canterello Aldo di Alessandria; Cassina Luigi (Ginetto) di Casale;
Cavoli Giovanni (Dinamite) di Solero; Harboyre Harrj, prigioniero
britannico ufficiale della Raf; Peracchio Remo di S. Stefano di
Montemagno; Maugeri Giuseppe di Siracusa; Portieris Boris di Genova;
Santambrogio Luigi di Cesano Maderno; Serretta Carlo di Genova; Raschio
Giuseppe di Alessandria. Dei catturati a Casorzo, solo il giovanissimo
Giovanni Damarco evitò la fucilazione. Fu poi incarcerato a Casale ed
Alessandria. Si salvarono anche Pagella Claudio e Giuseppe Sogno, ucciso
poi a Tortona.
Le vittime, i giovani partigiani, subirono un torto radicale ed incomprensibile;
non furono uccisi in azione, in conflitto, per rappresaglia; vennero
uccisi solo per testimoniare l'atrocità e determinazione delle truppe
tedesche e la vendetta dei fascisti locali; vennero uccisi per piegare
ancor più la città. Fu un eccidio premeditato e calcolato per colpire e
sopprimere ogni velleità di una nuova coscienza civile. La gente comune,
i famigliari: ammutoliti per una strage senza senso, all'alba della
Liberazione, di fronte alle mille avvisaglie della sconfitta dei
nazifascisti. I genitori, gli amici dei partigiani fucilati, a chiedersi
la ragione di tanta violenza, di fronte alle salme posate fra la neve e
sangue raffermo.
Dal giovanissimo Santambrogio ai siciliani Augino e
Maugeri (giunti a sostenere la Resistenza al Nord), dall’inglese
Harboyre (fatto prigioniero e poi unito a Tom nell’esecuzione) ai
partigiani della collina e della pianura, dai semplici operai ai
contadini: uno spaccato della società attiva, ma annientata dal
fascismo.
A gennaio 1945, mezza Italia era già libera, gli alleati
erano sbarcati al sud e si respirava aria di pace. Da noi, tedeschi ed
italiani fascisti hanno ucciso senza senso e ragione, hanno solo
ritardato a duro prezzo ciò che era già scritto, la Liberazione.
La Banda Tom ci invita a scegliere, a reagire e
impegnarci, tutti, insieme. Ci motiva ad un riscatto di coscienza, a
scovare e battere gli inganni tesi alla libertà del pensiero e della
persona. Qui sta l’attualità di un fatto storico. C’è una società
positiva che deve vincere.
Nessun commento:
Posta un commento