sabato 18 gennaio 2020

pc 18 gennaio - L'indimenticabile esempio di lotta partigiana della 'banda Tom' che la barbarie fascista non potrà mai cancellare

Anche quest'anno, Casale e il Monferrato ricordano la Banda Tom, 13 giovani partigiani ed antifascisti uccisi nella neve, il 15 gennaio 1945.

Ormai, con il correre del tempo, si sommano le rievocazioni e i significativi interventi di storici e politici, di studenti e protagonisti della Resistenza, tutti impegnati a ricordare l'evento. Appuntamenti diversi, sfumature e messaggi differenti, ma un unico e imperioso assunto: i 13 fecero una scelta coraggiosa, scelsero anche per noi oggi; si opposero ai tedeschi, ma anche al rinato fascismo della Rsi.

Vennero catturati in collina, a Casorzo, trasferiti in città, lungo un percorso non breve, incatenati a piedi nudi, costretti a percorrere viuzze e piazze del centro storico, fino alla Cittadella; nessun processo, ma solo i colpi del fucile e della pistola, per sporcare di sangue la neve fresca sul terreno. Il
tutto nel silenzio e nell'inazione della gente, impaurita e rinunciataria. Padre Angelo Allara e monsignor Giuseppe Angrisani tentarono di intervenire, ma i tedeschi non si fecero contattare e i fascisti si negarono fino all’epilogo.

Eppure i 13 erano conosciuti, erano sostenuti, ma nessuno osò e si mosse. Assieme ad Antonio Olearo (Tom), vennero uccisi: Augino Giuseppe di Valguarnera (Enna); Boccalatte Alessio di Lu Monferrato; Canterello Aldo di Alessandria; Cassina Luigi (Ginetto) di Casale; Cavoli Giovanni (Dinamite) di Solero; Harboyre Harrj, prigioniero britannico ufficiale della Raf; Peracchio Remo di S. Stefano di Montemagno; Maugeri Giuseppe di Siracusa; Portieris Boris di Genova; Santambrogio Luigi di Cesano Maderno; Serretta Carlo di Genova; Raschio Giuseppe di Alessandria. Dei catturati a Casorzo, solo il giovanissimo Giovanni Damarco evitò la fucilazione. Fu poi incarcerato a Casale ed Alessandria. Si salvarono anche Pagella Claudio e Giuseppe Sogno, ucciso poi a Tortona.

Le vittime, i giovani partigiani, subirono un torto radicale ed incomprensibile; non furono uccisi in azione, in conflitto, per rappresaglia; vennero uccisi solo per testimoniare l'atrocità e determinazione delle truppe tedesche e la vendetta dei fascisti locali; vennero uccisi per piegare ancor più la città. Fu un eccidio premeditato e calcolato per colpire e sopprimere ogni velleità di una nuova coscienza civile. La gente comune, i famigliari: ammutoliti per una strage senza senso, all'alba della Liberazione, di fronte alle mille avvisaglie della sconfitta dei nazifascisti. I genitori, gli amici dei partigiani fucilati, a chiedersi la ragione di tanta violenza, di fronte  alle salme posate fra la neve e sangue raffermo.

Dal giovanissimo Santambrogio ai siciliani Augino e Maugeri (giunti a sostenere la Resistenza al Nord), dall’inglese Harboyre (fatto prigioniero e poi unito a Tom nell’esecuzione) ai partigiani della collina e della pianura, dai semplici operai ai contadini: uno spaccato della società attiva, ma annientata dal fascismo.

A gennaio 1945, mezza Italia era già libera, gli alleati erano sbarcati al sud e si respirava aria di pace. Da noi, tedeschi ed italiani fascisti hanno ucciso senza senso e ragione, hanno solo ritardato a duro prezzo ciò che era già scritto, la Liberazione.

La Banda Tom ci invita a scegliere, a reagire e impegnarci, tutti, insieme. Ci motiva ad un riscatto di coscienza, a scovare e battere gli inganni tesi alla libertà del pensiero e della persona. Qui sta l’attualità di un fatto storico. C’è una società positiva che deve vincere.

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