Film rivoluzionario, sia nella forma che nel contenuto, narra la lotta per la liberazione dal colonialismo e dall’apartheid attraverso un geniale utilizzo di immagini odierne, di repertorio e disegni animati
l
Ancora un giorno di Raúl de la Fuente e Damian Nenow, Spagna, Polonia, Germania e Belgio 2018 è certamente il miglior film uscito nelle sale italiane quest’anno. È tratto dal più sentito libro-reportage del grandissimo giornalista socialista polacco Ryszard Kapuscinski. Quest’ultimo si ritrova a essere l’unico giornalista straniero che ha avuto il coraggio di rimanere in Angola in un momento decisivo della storia della liberazione del terzo mondo dal dominio colonialista. In Portogallo aveva appena avuto luogo l’ultima grande rivoluzione europea, la Rivoluzione dei garofani del 25 settembre 1974, che ha portato alla rovinosa caduta del più longevo regime fascista del mondo,
quello instaurato dall’economista ultraliberista António de Oliveira
Salazar nel lontano
1932. Protagonisti della Rivoluzione sono stati giovani militari di estrema sinistra, che hanno sviluppato una coscienza sociale e politica entrando in contatto con i movimenti guerriglieri egemonizzati dai comunisti che si erano sviluppati nelle colonie portoghesi africane, le più antiche del mondo, e che i soldati lusitani avrebbero dovuto reprimere nel sangue.
1932. Protagonisti della Rivoluzione sono stati giovani militari di estrema sinistra, che hanno sviluppato una coscienza sociale e politica entrando in contatto con i movimenti guerriglieri egemonizzati dai comunisti che si erano sviluppati nelle colonie portoghesi africane, le più antiche del mondo, e che i soldati lusitani avrebbero dovuto reprimere nel sangue.
Fra le prime misure assunte dal governo
rivoluzionario vi è il ritiro dei portoghesi dalle colonie, di modo che
possano finalmente dichiarare quell’indipendenza,
che si sono conquistati dopo lunghe e travagliate lotte. La vicenda,
realmente accaduta e documentata dallo stesso più eminente maestro del giornalismo d’inchiesta del ventesimo secolo,
si svolge nella più grande e potenzialmente ricca colonia portoghese,
l’Angola. La dichiarazione d’indipendenza dovrebbe coincidere con la
conquista del potere del Movimento popolare di liberazione dell’Angola (MPLA), guerriglia egemonizzata dai comunisti. D’altra parte le ricchissime risorse naturali del paese fanno gola all’imperialismo occidentale che non può accettare, in piena guerra fredda,
l’affermazione anche in Angola di un movimento popolare guidato dai
comunisti. Così le potenze imperialiste, con alla testa gli Stati uniti
finanziano e armano le forze reazionarie autoctone del FNLA e dell'UNITA, che scateneranno una terribile guerra civile,
per impedire al popolo angolano di potersi godere in pace e libertà
l’agognata conquista dell’indipendenza. D’altra parte, il vastissimo
sostegno popolare di cui gode la guerriglia
filocomunista angolana rischia di risolvere in tempi relativamente
rapidi il conflitto e, perciò, le potenze imperialiste fanno pressione
sul Sud Africa, bastione dell’apartheid e testa di
ponte dell’imperialismo nell’Africa australe, affinché invada l’Angola,
forte delle modernissime armi, anche di distruzione di massa, di cui è
stato dotato dai paesi a capitalismo avanzato.
Tale operazione – nel caos che si è
venuto a creare fra il precipitoso abbandono del paese da parte dei
coloni portoghesi e la guerra civile che già impazza – deve essere tenuta nascosta
dalle potenze imperialiste, in quanto il Sud Africa rappresenta il
paese dell’apartheid che le liberal-democrazie non possono sostenere in
maniera troppo aperta, in quanto sempre più discreditato a livello
internazionale. Nel caos prodotto dalla guerra civile, che ha prodotto
la fuga dal paese di tutti i giornalisti internazionali, l’unico a
rimanere al suo posto e a tentare di indagare su quanto sta accadendo
nel decisivo fronte sud del paese – da dove partirà l’aggressione
sudafricana – è dunque il grande e impavido reporter polacco.
Quest’ultimo, quindi, non solo non ha abbandonato la capitale del
paese, in buona parte controllata dallo MPLA, ma intende raggiungere il
prima possibile il caldissimo fronte sud, per documentare lo scontro decisivo che intuisce vi avrà luogo. Tale temeraria impresa
è fortemente osteggiata dallo stesso movimento guerrigliero, che in
quella delicatissima situazione non è assolutamente in grado di
garantire l’incolumità del già famosissimo giornalista.
Quest’ultimo, però, non intende ragioni e si getta,
accompagnato da un solo giornalista angolano, in questa temeraria
impresa. Tale impresa è documentata in parte con materiali di archivio, in parte con interviste ai protagonisti
ancora viventi di questa eccezionale impresa giornalistica, in parte
con immagini attuali dei luoghi in cui si è svolta e – per quanto non è
possibile documentare in modo diretto – con un efficacissima
ricostruzione degli eventi mediante degli spezzoni di un film di
animazione molto significativi. Questa efficacissima ed estremamente
avvincente, oltre che godibilissima dal punto di vista estetico, accurata ricostruzione storica è realizzata traducendo in questo sperimentale contesto filmico alcuni aspetti cardine della poetica rivoluzionaria elaborata per il teatro dal grandissimo scrittore marxista e leninista: Bertolt Brecht. La ricostruzione dei momenti più avvincenti dell’impresa mediante spezzoni di film d’animazione consentono un eccellente effetto di straniamento che consente allo spettatore di poter prendere posizione nel modo più libero e razionale sugli avvincenti eventi che vengono esplicitamente
messi in scena. Per altro, alternando sapientemente le azioni del
celebre reporter con eccellenti ricostruzioni avanguardistiche dei suoi
stati emotivi. Inoltre. l’interpolazione di immagini storiche di
repertorio e i commenti odierni da parte di alcuni dei sopravvissuti
agli eventi, consente di realizzare una messa in scena dialettica ed epica liberamente ispirata al teatro rivoluzionario brechtiano.
Figure chiave di questa impresa sono in particolare una giovanissima e umanissima guerrigliera
che guida il reporter nel suo rischiosissimo reportage, salvandogli la
vita. Per quanto sia una delle migliori dirigenti della guerriglia è
animata da un fortissimo spirito umanitario, tanto da
darsi da fare per curare i nemici colpiti in battaglia o per ripulire
dai cadaveri i luoghi dei combattimenti per salvaguardare la salute dei
bambini nei dintorni. L’altro grande protagonista è un giovane
paracadutista portoghese passato quasi subito dalla parte della
guerriglia in cui svolge un ruolo fondamentale, presidiando la zona più
pericolosa del paese e mettendo le proprie capacità nel condurre la
guerra al servizio delle forze volenterose, ma generalmente impreparate
del movimento di liberazione nazionale. Infine vi sono due giornalisti
locali, anch’essi sostenitori dello Mpla, che supportano Kapuscinski
nel suo temerario ruolo di testimone dell’aggressione imperialista e del tentativo, attraverso di essa, di esportare il modello
sudafricano dell’apartheid da contrapporre alla grande lotta dei
popoli africani per l’indipendenza e l’autodeterminazione contro il
colonialismo. In particolare uno dei due svolge un ruolo anche
importante nell’aiutare i registi a ricostruire le vicende del film,
favorendo ancora una volta una fruizione riflessiva e critica
da parte dello spettatore. Ad esempio, il giornalista che nelle
vicende della lotta di liberazione nazionale si batte senza remore come
intellettuale organico alle masse popolari in lotta
contro il colonialismo, nella conclusione del film lamenta come molte
delle promesse di tale lotta siano state tradite con il tempo e il venire meno della forza propulsiva rivoluzionaria che avrebbe dovuto condurre alla costruzione di una società socialista.
D’altra parte sia Kapuscinski alla fine del suo
reportage, sia il comandante guerrigliero portoghese intervistato nel
film tendono a vedere il bicchiere più mezzo pieno, piuttosto che mezzo
vuoto, mostrando come si sia contribuito a combattere una battaglia
decisiva per la liberazione del terzo mondo dal giogo del colonialismo e dell’apartheid.
In tale epico scontro un ruolo decisivo hanno svolto le forze rivoluzionarie cubane
che – intervenendo generosamente in massa nel momento in cui, dopo
l’invasione sudafricana, tutto appariva perduto – riescono dapprima a
riequilibrare le sorti del conflitto e, in seguito, a dare un contributo essenziale
al trionfo delle forze rivoluzionarie e alla sconfitta delle forze
sudafricane e dei loro sponsor imperialisti che si battevano per la
disemancipazione dell’umanità, mirando a reimporre l’apartheid. Anche
in questo caso la rivoluzione cubana ha svolto un ruolo decisivo,
superando l’attitudine prudente che aveva portato l’Unione sovietica,
nel tentativo di preservare un’impossibile convivenza pacifica,
a non intervenire nel conflitto. Al contrario il governo
rivoluzionario cubano non ha esitato a sacrificare migliaia di giovani
padri di famiglia, arruolatisi come volontari in questo importantissimo frangente della secolare lotta per l’emancipazione del genere umano. L’intervento dei cubani ha svolto un ruolo essenziale anche dal punto di vista simbolico, in quanto molti di essi erano i diretti discendenti di quelli schiavi neri
che, spesso, proprio dall’Angola erano stati deportati secoli prima
per lavorare nelle grandi piantagioni dei caraibi e che ora potevano,
finalmente, far ritorno nella propria terra d’origine da liberatori.
Occorre, infine, ricordare il dramma personale del grande reporter Kapuscinski, che assume una valenza universale, in quanto rappresenta il contrasto fra la sua etica professionale, che
lo porterebbe a realizzare un eccezionale scoop – ovvero far
conoscere al mondo l’intervento cubano in risposta all’aggressione
sudafricana che aveva per primo documentata e denunciata – e la sua
morale antimperialista. Dunque all’etica professionale, che lo aveva
spinto sino a quel momento a rischiare più volte la vita pur di
testimoniare i tragici ed epici eventi che si stavano compiendo, si
contrappone – finendo per avere la meglio – la sua morale che lo spinge
a contribuire fattivamente alla lotta per l’emancipazione del terzo mondo,
tenendo nascosto il decisivo ruolo svolto dai cubani, per evitare le
inevitabili ritorsioni su questo eroico e martoriato popolo da parte
delle potenze imperialiste. Tanto più che la sua etica professionale è
intrinsecamente connessa con il suo essere un intellettuale impegnato in particolare a far sopravvivere e a rendere, in qualche modo, immortali i giovanissimi militi ignoti caduti in questa epica battaglia
della guerra apparentemente infinita per l’emancipazione del genere
umano. Una bella e salutare lezione per i troppi che oggi, al
contrario, subordinano la propria etica professionale all’utile individualistico,
che li spinge a voler emergere a ogni costo, sino a porre il proprio
interesse particolare al di sopra dell’interesse generale.
Il difetto principale del film, che lo rende solo potenzialmente rivoluzionario, è che la morale conclusiva del film è fatta esprimere, in ossequio all’ideologia dominante, all’ex intellettuale organico, divenuto ora tradizionale e che, unilateralmente, coglie con il pessimismo della ragione esclusivamente nel successivo corso storico il tradimento dei propri ideali giovanili. In effetti, per quanto un’analisi realistica
e spietata dell’attuale situazione di stasi dei movimenti sociali –
rispetto ai grandi avanzamenti degli anni sessanta e della prima metà
degli anni settanta – sia necessaria, essa non può mai essere disgiunta
dall’altrettanto essenziale ottimismo della volontà che, sulla base dello spirito dell’utopia rilanci il principio speranza, aprendo una prospettiva che guarda alla necessaria ripresa dei movimenti di lotta per l’emancipazione del genere umano.
Nessun commento:
Posta un commento