(dal blog tarantocontro)
Questa mattina una rappresentante dello Slai cobas per il sindacato
di classe è andata alla scuola Deledda per portare la solidarietà e
l'appoggio alla decine di mamme, ma anche padri, che stanno occupando da ieri la
scuola (una delle due scuole chiuse dal Sindaco di Taranto per l'inquinamento delle collinette Ilva) per pretendere di sapere il futuro dei loro figli, a fronte delle
non risposte da parte del Sindaco.
Sono determinate a occupare finchè non saranno fatti degli atti concreti per tutelare la salute e l'istruzione dei loro figli.
"In
questa scuola i bambini non possono tornare a studiare - hanno detto - Sulle collinette abbiamo documenti dell'Arpa che
dimostrano un superamento della concentrazione massima di diossina del
4,5% in più (la soglia massima è fissata a 10 nanogrammi, e invece ne
risultano 45,06). Ma vi è anche
un inquinamento nel terreno dove sta la scuola
che rende impossibile il suo utilizzo".
Ma giustamente respingono
ogni eventuale proposta di allontanarsi dai Tamburi. Si tratta di
trovare vicino al quartiere un luogo sicuro. E di fronte a oscene "voci"
che erano venute fuori oggi circa una assurda ipotesi di "evacuazione
del quartiere", tutte le donne l'hanno con forza respinta: "noi non ce
ne andiamo dai Tamburi. Qui siamo nate e qui dobbiamo restare!"
"Hanno venduto pure l'aria". ha detto una mamma.
Da
parte del Sindaco e vicesindaco siamo alle solite, oscene parole, con cui si arrampicano sugli specchi: "ci vuole lo studio
dei dati... non c'è scritto nelle relazioni che questi dati sono dannosi
per la salute (!?)... Tavolo in prefettura ma... tra dieci giorni...".
Le mamme, invece, vogliono risposte subito. In uno striscione hanno scritto "Il tempo è scaduto!".
Vogliono la soluzione concreta e sicura per le scuole, vogliono uno screening per tutti i bambini delle scuole.
La
rappresentante dello Slai cobas sc ha denunciato che con la scusa dei
dati (ormai sono tantissimi), il Comune, che pur potrebbe farlo, non fa
un'ordinanza per rimuovere le collinette, bonificare la zona, imporre, a
difesa della salute pubblica, la chiusura/ristrutturazione degli
impianti più inquinanti.
Ha detto che come Slai cobas, come per
le altre proteste dei Tamburi, porteremo questa lotta agli operai
Ilva/oggi ArcelorMittal, perchè gli operai l'appoggino. ArcelorMittal,
tutti quelli che hanno firmato l'infame accordo del 6 settembre - governo/Di Maio, padroni,
sindacati, non vogliono difendere nè la salute nè il lavoro (dal 1° luglio altri
1400 operai verranno messi in cassintegrazione); allora se operai, che
sarebbero una forza, e abitanti, genitori dei Tamburi si uniscono, forse può
cominciare a cambiare qualcosa.
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