Marx inizia la sua esposizione al Consiglio generale dell'Associazione internazionale dei lavoratori, conosciuta poi come 'Prima Internazionale', con la critica al "cittadino Weston" - un operaio influente attraverso i suoi scritti nelle Trade Unions nell'Inghilterra dell'epoca che erano le più forti organizzazioni sindacali formate dai lavoratori - perchè ritiene importante chiarire la questione della lotta per il salario in una fase caratterizzata da "infezioni di scioperi".
Egli dice che il cittadino parte innanzitutto da due premesse sbagliate. Una che "l'ammontare della produzione nazionale è qualcosa di fisso"; due che "la somma dei salari reali" è anch'essa "un "importo fisso", una grandezza costante".
La prima questione è palesemente fasulla perchè, dice Marx, "il valore e la massa della produzione aumentano di anno in anno... le forze produttive del lavoro nazionale aumentano... la quantità di denaro necessaria per la circolazione di questa produzione accresciuta cambia continuamente". Quindi, non è una grandezza costante ma una grandezza variabile, grazie "all'accumulazione del capitale e delle forze produttive del lavoro".
Un aumento generale dei salari ottenuto dai lavoratori interverrebbe in questo stato di cose esistente, ma non nel senso sostenuto da Weston, perchè interverrebbe nel rapporto tra profitti e salario. E questo perfino se Weston avesse ragione sulla quantità costante della produzione, dato che, spiega Marx con un esempio, pur ponendo un numero determinato, per esempio 8, esso può essere composto
da 6 di profitto e 2 di salario o, se i salari aumentano, da 6 di salari e 2 di profitti. Quindi i salari possono variare. In sostanza, l'aumento dei salari intacca i profitti, Ed è questo il cittadino Weston e i tanti "cittadini Weston" di ieri, oggi e domani, non lo prevedono e nè lo concepiscono e alla fine non lo vogliano.
Subito dopo Marx smonta l'altra affermazioni di Weston, mostrandone tutta la unilateralità.
Se fosse come dice Weston, che sarebbe insensato che gli operai rivendichino e ottengano un aumento del salario - dato che in una situazione di costanza di produzione e di costanza della somma dei salari reali rapidamente la cosa tornerebbe come prima, per la certa reazione dei capitalisti, perchè Weston che afferma che "l'importo dei salari... non può venire nè aumentato nè diminuito", non dice che è altrettanto "insensata" a fronte l'azione dei capitalisti che impongono una diminuzione del salario? Perchè accetta come 'reazione naturale' l'azione dei capitalisti di fronte ad un aumento dei salari e non riconosce la 'reazione' degli operai di fronte ad una diminuzione del salario per aumentare i profitti capitalisti?
Se nega questa conclusione, dice Marx, egli sarebbe costretto a rinunciare al suo ragionamento e dovrebbe ammettere che i salari non devono salire, mentre possono essere abbassati quando piaccia al capitale!
A fronte di questa contraddizione, diventa difficile spiegare perchè esista un livello di salari più alto in un paese e più basso in un altro - Marx fa l'esempio dell'Inghilterra e degli Stati Uniti - se non come "volontà" dei capitalisti dei diversi paesi; per cui la "volontà" verrebbe ad essere una "legge dell'economia politica". "Ma anche in questo caso potremmo chiedere: perchè la volontà del capitalista americano è diversa da quella del capitalista inglese?".
Così, parlando di volontà si finisce per essere come quel prete che facendo dipendere tutto dalla volontà di Dio, a fronte delle diverse situazioni che succedono ad esempio in Francia o in Inghilterra, finisce per dire che è Dio che "vuole avere una volontà in Francia e una diversa volontà in Inghilterra".
Smontata l'inconsistenza del ragionamento di Weston, Marx dice agli operai del Consiglio "La volontà del capitalista consiste certamente nel prendere quanto più è possibile, ciò che noi dobbiamo fare non è di parlare della sua volontà ma di indagare la sua forza, i limiti di questa forza e il carattere di questi limiti".
Il ragionamento critico che Marx consegna agli operai è davvero di validità universale, perchè le epoche cambiano ma finchè domina il capitale gli operai se vogliono comprendere la lotta da fare devono necessariamente indagare sul problema della forza e dei limiti della forza dell'avversario, il capitale, per analizzare e comprendere qual'è la propria forza.
Perchè alla fine è la forza, o meglio i rapporti di forza che sono alla base della necessità della lotta per il salario.
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