Dal
29 maggio Silvia e Anna, due compagne anarchiche detenute nella sezione
femminile ad alta sorveglianza (AS2) del carcere dell’Aquila, hanno
iniziato uno sciopero della fame chiedendo la chiusura della sezione,
che al momento ospita, oltre a loro, solo un’altra detenuta. Le loro
condizioni di carcerazione sono durissime perché, come scrivono, “se la
sezione AS2 risulta non avere un regolamento vero e proprio, ha di fatto
adottato norme da 41bis con le relative pressioni”.
Il 41bis prevede l’isolamento per 23 ore al giorno e la residua ora di “socialità” limitata a gruppi di 2/3 detenuti; un’ora al mese di colloquio, senza contatto diretto, con i familiari stretti; l’utilizzo dei Gruppi Operativi Mobili (GOM) della polizia penitenziaria, tristemente conosciuti per la propria violenza; il “processo in videoconferenza” per cui il detenuto è anche privato/a della possibilità di presenziare alle proprie udienze; la censura-restringimento nella consegna di posta, stampe, libri e della possibilità di detenere materiale in cella.
Il 41bis è un regime di tortura orientato all’annientamento psicologico del prigioniero, che rappresenta, al momento, la punta di diamante dei dispositivi repressivi messi in campo
dallo stato. Questo dispositivo determina a cascata un peggioramento delle condizioni anche per gli altri circuiti penitenziari, il caso della sezione AS2 dell’Aquila ne è un esempio. In questo modo gli effetti del 41bis non rimangono dentro le mura del carcere perché è molto chiaro il messaggio che lo stato invia a chi lotta: basta l’applicazione dell’aggravante di “terrorismo”, elargita con sempre maggiore generosità dalla magistratura, per consegnare gli arrestati ad un regime di carcerazione come l’AS2 che, anche attraverso il 41bis, diventa sempre più duro.
Ma le conseguenze culturali e ideologiche di questo dispositivo vanno forse ancora più oltre, quando vediamo che all’arbitrio poliziesco, che si sente sempre più legittimato a dettare legge dentro le mura delle carceri, vengono consegnate anche le strade e le piazze delle nostre città, tra DASPO urbani, “zone rosse”, decreti “sicurezza”, che colpiscono chiunque sembri poter rappresentare, in un dato momento o circostanza, una presenza incompatibile con questo sistema.
In solidarietà con Anna e Silvia sono scesi al momento in sciopero della fame altri 6 compagn@ detenuti, tra cui 2, Ghespe e Giova, si trovano a Firenze. Pensiamo che in questo momento sia ancora più necessario essere a fianco di chi lotta contro il carcere, contro il 41bis, per una società diversa. Per questo saremo presenti al presidio solidale presso il carcere fiorentino di Sollicciano sabato 8 giugno a partire dalle 17:30 (https://www.facebook.com/ Presidio al carcere), in contemporanea con il presidio che si svolgerà a Cuneo, in solidarietà con i detenuti della locale sezione 41bis, che è una delle peggiori in Italia e svolge una funzione punitiva nei confronti di chi si ribella
(https://).
Tutte Libere! Tutti Liberi!
Il 41bis prevede l’isolamento per 23 ore al giorno e la residua ora di “socialità” limitata a gruppi di 2/3 detenuti; un’ora al mese di colloquio, senza contatto diretto, con i familiari stretti; l’utilizzo dei Gruppi Operativi Mobili (GOM) della polizia penitenziaria, tristemente conosciuti per la propria violenza; il “processo in videoconferenza” per cui il detenuto è anche privato/a della possibilità di presenziare alle proprie udienze; la censura-restringimento nella consegna di posta, stampe, libri e della possibilità di detenere materiale in cella.
Il 41bis è un regime di tortura orientato all’annientamento psicologico del prigioniero, che rappresenta, al momento, la punta di diamante dei dispositivi repressivi messi in campo
dallo stato. Questo dispositivo determina a cascata un peggioramento delle condizioni anche per gli altri circuiti penitenziari, il caso della sezione AS2 dell’Aquila ne è un esempio. In questo modo gli effetti del 41bis non rimangono dentro le mura del carcere perché è molto chiaro il messaggio che lo stato invia a chi lotta: basta l’applicazione dell’aggravante di “terrorismo”, elargita con sempre maggiore generosità dalla magistratura, per consegnare gli arrestati ad un regime di carcerazione come l’AS2 che, anche attraverso il 41bis, diventa sempre più duro.
Ma le conseguenze culturali e ideologiche di questo dispositivo vanno forse ancora più oltre, quando vediamo che all’arbitrio poliziesco, che si sente sempre più legittimato a dettare legge dentro le mura delle carceri, vengono consegnate anche le strade e le piazze delle nostre città, tra DASPO urbani, “zone rosse”, decreti “sicurezza”, che colpiscono chiunque sembri poter rappresentare, in un dato momento o circostanza, una presenza incompatibile con questo sistema.
In solidarietà con Anna e Silvia sono scesi al momento in sciopero della fame altri 6 compagn@ detenuti, tra cui 2, Ghespe e Giova, si trovano a Firenze. Pensiamo che in questo momento sia ancora più necessario essere a fianco di chi lotta contro il carcere, contro il 41bis, per una società diversa. Per questo saremo presenti al presidio solidale presso il carcere fiorentino di Sollicciano sabato 8 giugno a partire dalle 17:30 (https://www.facebook.com/ Presidio al carcere), in contemporanea con il presidio che si svolgerà a Cuneo, in solidarietà con i detenuti della locale sezione 41bis, che è una delle peggiori in Italia e svolge una funzione punitiva nei confronti di chi si ribella
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