ARCELORMITTAL
TARANTO una cassintegrazione che smaschera l’infame accordo AM-DI
MAIO-FIM/FIOM/UILM/USB che taglia lavoro e salute e prosegue l’opera
di padron RIVA
Siamo
di fronte da tempo ad una crisi mondiale della siderurgia che è una
crisi di sovrapproduzione, non perchè si produce troppo acciaio per
i bisogni delle popolazioni del mondo, che anzi, avrebbero un bisogno
enormemente superiore dell’attuale produzione, quanto perché si
produce per il profitto dei padroni e per il mercato mondiale in
preda ad un’acuta guerra commerciale alimentata negli ultimi tempi
dal protezionismo imperialista di Trump e dalla contesa con la Cina.
Era
del tutto evidente che questo si sarebbe riversato in maniera diretta
o indiretta sull’Europa dell’acciaio sia sulla concorrenza nel
mercato europeo, sia sull’esportazione di acciaio da parte dei
monopoli europei. In questo quadro l’ArcelorMittal
è entrata di fatto nell’occhio del ciclone,
Ma
come
reagisce ArcelorMittal alla crisi. Secondo la ricetta di sempre,
scaricandola su operai, su condizioni di lavoro, salari, occupazione,
sicurezza e costi antinquinamento
A
Taranto
ad AM è stato dato lo stabilimento da DI MAIO e Sindacati
confederali più USB con un accordo che ha buttato fuori 2600 operai
con criteri di discriminazione selvaggia – recentemente smascherata
anche da una sentenza della magistratura – cui hanno attivamente
partecipato capi e sindacalisti del padrone. E ora i piani del
padrone proseguono con la richiesta di 1400 operai in CIGO – mentre
lo stabilimento al di là delle promesse e piani del padrone continua
a produrre insicurezza, incidenti, infortuni e sopratutto prosegue
nell’inquinamento ambientale.
SLAI
COBAS
per
il
sindacato
di
classe
blog
tarantocontro
Nessun commento:
Posta un commento