Post su Facebook del 8 giugno 2019 (https://www.facebook.com/mario.gangarossa.1/posts/2456905121015909), di Mario Gangarossa   Nel sistema di valori che sottende l’economia del mercato è della libera iniziativa privata, il mondo si divide […]

Post su Facebook del 8 giugno 2019 (https://www.facebook.com/mario.gangarossa.1/posts/2456905121015909), di Mario Gangarossa

Nel sistema di valori che sottende l’economia del mercato è della libera iniziativa privata, il mondo si divide in proprietari e non proprietari. In chi possiede, sia pure una infima parte della ricchezza sociale, e in chi non possiede nulla.

Il gioco economico fa sì che quella ricchezza passi continuamente da una mano all’altra. Quel tabaccaio pistolero avrebbe potuto fallire, ma di certo non si sarebbe armato e non avrebbe sparato al direttore della banca che lo riduceva sul lastrico. Anche se il “grave turbamento” che motiva l’ammazzare un ragazzo di 24 anni per 2.000 euro, certamente giustificherebbe le pistolettate contro l’ufficiale giudiziario venuto a mettere i sigilli all’attività di una vita.

Ma quell’ufficiale giudiziario, i suoi eventuali creditori, i suoi concorrenti, sono pedine del suo stesso gioco. Ci si ruba a vicenda per continuare a garantirsi il proprio pezzetto di proprietà, per accrescerla. Ma si sta dentro il sistema delle leggi che stabiliscono il regolare svolgimento del processo.

Fuori da quelle regole non ci stanno uomini e donne, padri di famiglia e ragazzi con appena un filo di peluria al viso. Ci stanno possidenti di qualcosa e non possidenti che vogliono mettere le mani su quello “che è tuo”, senza voler percorrere la trafila che ti fa diventare ricco “se ne hai le capacità”. Ci stanno onesti cittadini e ladri.

E un ladro è sempre un brutto individuo. Fa paura il ladro. Ti butta giù le “tue” cose che con tanto amore e tanta pazienza avevi ordinato sugli scaffali del negozio, calpesta col piede infangato il tappeto della nonna sul quale cammini solo con le pattine, spaventa il tuo cane disabituato da sempre a fare il mestiere per il quale l’avevi acquistato, mette le mani nel tuo portafoglio. Nella tua roba.

Ma soprattutto ti fa sentire un coglione per aver fatto l’onesto cittadino per tanti anni, per aver ingoiato tanti rospi indigesti, pur di mantenere il tuo onorato ruolo di giocatore corretto, al tavolo sul quale si spartisce la ricchezza.

Ed ecco che tu, che non ti sogneresti nemmeno per un attimo di gambizzare il poliziotto che ti fa la multa per non avere emesso lo scontrino fiscale, e nemmeno l’amante di tua moglie scoperto a scopare sul talamo familiare, spari al ladro.

Perché rubare turba le fondamenta dell’ordine sociale. Turba le certezze su cui si costruisce la vita di un esercito di ordinate formichine, tutte col proprio bottino sulla schiena, gelose di quello che hanno e sempre paurose di poterlo perdere.

Ecco perché si può perdonare un assassino, comprenderne le ragioni, giustificare chi mette le bombe nelle piazze, trovare scuse valide perfino per un branco di maiali che stuprano una ragazza. Ma il ladro, no. Va ammazzato appena ci prova.

E i nuovi eroi della piccola borghesia bottegaia, che lo Stato non riesce più nemmeno a difendere con i tradizionali strumenti che regolano “la vita civile del paese”, vanno santificati sugli altari.

Non so se quel ragazzo aveva amici che come lui campano rubando. Brutti individui che non rispettano nè la proprietà, nè gli onesti cittadini. A loro, l’eroico tabaccaio ha insegnato una cosa. Che gli onesti cittadini ammazzano per 2.000 euro. Che è quello il valore dell’intera vita di un ladro. Se vorranno continuare a fare i ladri dovranno tenerne conto. E visto che, i ladri continueranno a fare i ladri, anche loro si dovranno abituare a valutare la vita di un onesto cittadino qualche centinaio di euro. Il costo di una pistola.