Questa è democrazia - tutto il resto è impotente cedimento, che alimenta e rafforza il moderno fascismo in cammino
Stop a striscione dei sindacati su Salvini questura 'lesivo del decoro…
La trasformazione delle
cosiddette “forze dell’ordine” in servizio d’ordine personale del
ministro dell’interno sta andando alla velocità della luce. In questi
ultimi mesi abbiamo assistito ad un’escalation che non vede fine. Dagli
smartphone sequestrati a singoli cittadini che attendevano il momento
dell’immancabile selfie con Salvini per sfoderare un irridente “ma non siamo più terroni di merda?”, fino ai piccoli striscioni appesi fuori di una finestra; dalle cariche contro chiunque
fischiasse il ministro fino all’”avvertimento preventivo” operato da carabinieri in tutti gli appartamenti lungo una strada di paese che “il ministro” avrebbe dovuto fare per arrivare a un banale comizio.
La
confessione involontaria, ben oltre i limiti del comico, sta già nella
nota con cui la Questura di Roma ha cercato di giustificare la sua
decisione: «Nessuna valutazione è stata fatta sul contenuto, ma si è
ritenuto che lo striscione fosse lesivo del decoro paesaggistico, così
come previsto dall’art.49 del Codice dei Beni Culturali e del paesaggio,
dove si vieta il collocamento o l’affissione di cartelli o altri mezzi
di pubblicità sugli edifici e nelle aree tutelate come Beni Culturali.
Giova precisare che già in precedenti ed analoghe situazioni non è stata
consentita l’esposizione di manifesti e di striscioni nel medesimo
posto. Pertanto è evidente come non si sia trattato di alcun atto di
censura, come erroneamente da alcuni denunciato».
Fosse
stato vero, la Digos non avrebbe continuato a “presidiare” lo
striscione, impedendone l’apertura anche dopo, in Piazza del Popolo. Il
selciato romano, che tutti noi amiamo, non è un manufatto artisticamente
tale da dover essere tutelato in questo modo…
Salvini
non è soltanto l’unico ministro per cui la Digos o i carabinieri si
sono autonominati “ufficio censura” personalizzato, in stile Minculpop.
Ma è anche il pretesto – per esercitare una pressione politica e “culturale” contro la popolazione normale.
Polizia e carabinieri, nella breve era salviniana, stanno lavorando per rendere praticamente pericoloso
criticare chi comanda. Non è ancora un reato formalmente inscritto nel
codice penale, ma si sta andando in questa direzione. “Si portano avanti
col lavoro”…
fischiasse il ministro fino all’”avvertimento preventivo” operato da carabinieri in tutti gli appartamenti lungo una strada di paese che “il ministro” avrebbe dovuto fare per arrivare a un banale comizio.
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