pc 14 giugno - Sciopero dei metalmeccanici - ma quale sciopero per gli investimenti...
da operai contro
Dalla pagina facebook del collettivo 48ohm, post del 7 giugno 2019 (www.facebook.com/collettivo48ohm/)
Ed anche questa è andata.
Meno di un anno fa il governo celebrava la sua vittoria con il rilancio
della produzione nei siti dell’ex Ilva, anche i sindacati che
utilizzarono il referendum per lavorare ai fianchi gli operai facendo
leva sulla paura e sul ricatto avevano di che festeggiare. Il loro era
il migliore degli accordi possibili, dicevano.
Gli operai con i migliori accordi promossi da padroni, governi e
sindacati vengono prima tenuti nella condizione di non nuocere, di non
disturbare i piani di ripresa dei profitti padronali, di accettare lo
sfruttamento alle condizioni più meschine, poi vengono definitivamente
condannati alla miseria.
Gli operai di Taranto sono stati prima avvelenati poi messi sulla
via del licenziamento. Anche in questo caso qualche sindacato cascherà
dalle nuvole, dirà che non se lo aspettava, che non era negli accordi,
come sta succedendo alla Whirlpool di Napoli. Quando la cassa
integrazione, definita temporanea dal padrone, sfocerà in esuberi
strutturali e lettere di licenziamento, è possibile che metteranno in
campo delle mobilitazioni. Una passeggiata alla regione, un’altra al
ministero e una messa con il vescovo di turno, non si negano a nessuno. I
funerali sanno prepararli bene.
Il 14 giugno i sindacati organizzano lo sciopero generale dei
metalmeccanici per chiedere più investimenti. Si muovono su obiettivi
che sono completamente antitetici agli interessi operai. I piani di
investimento vengono decisi dai padroni e servono ai loro profitti.
Anche quello di Arcelor Mittal per gli stabilimenti siderurgici è un
piano di investimenti. Anche gli operai che si ammalano e muoiono, che
vengono sfruttati, spremuti e licenziati fanno parte dei piani di
investimento.
Il capitalismo non riesce più a contenere le contraddizioni che
esplodono tra l’anarchia del mercato e i piani di produzione interni.
Aumenta lo sviluppo della capacità produttiva, si abbassa il saggio di
profitto. Non serve assumere operai, ma licenziarli. Gli accordi che
barattano salute e lavoro non riducono gli effetti micidiali della
crisi. Non esiste strategia sindacale che possa mettere gli operai al
riparo da questa mattanza.
Gli operai vengono gettati sul lastrico a migliaia e migliaia. In un
lasso di tempo di dieci giorni si sono susseguiti licenziamenti nel
gruppo Mercatone Uno, Knorr, Auchan, Whirlpool, migliaia di
cassintegrati a Taranto mentre persistono le incertezze per gli operai
di tutti gli stabilimenti FCA. La strategia dei sindacati di procedere,
ben che vada, quando i giochi non sono già chiusi anche con la loro
complicità, “caso per caso” è semplicemente rovinosa. Non può che
portare alla disfatta.
Agli operai questo sistema economico non ha più nulla da offrire,
neanche un posto da sfruttati. Margini per difendersi quando il
capitalismo non può concedere più nulla ce ne sono pochissimi. Gli
elementi migliori e più avanzati della classe, che sono passati per
l’angusto orizzonte delle lotte di difesa economica, il più delle volte
uscendone sconfitti, devono cominciare a muoversi sul terreno
dell’iniziativa politica per mettere in discussione il sistema dei
padroni. Classe contro classe. Lo scontro è politico.
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