venerdì 5 ottobre 2018

pc 5 ottobre - Decreto sicurezza - la lettera di Mattarella è una pura ipocrisia - Quel decreto viola lettera, spirito e sostanza della Costituzione ed è affidato a un Ministro razzista e fascista, che usa le forze dello Stato per imporre uno stato di polizia contro migranti e lotte operaie e dei movimenti


In vigore da venerdì 5 ottobre il decreto legge in materia di Sicurezza e Immigrazione. Il provvedimento (dl 113/2018) è stato pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» 231 del 4 ottobre.

L'articolo 10 della Costituzione afferma che «l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici».
A pochi minuti dalla firma di Mattarella, è arrivato il commento del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. «Finalmente dopo tante polemiche e tanti che dicevano Mattarella non firmerà, oggi il presidente ha firmato il decreto migranti e sicurezza: “ciapa lì e porta a cà», ha affermato in una diretta su facebook dal suo ufficio del Viminale. «Ho detto al presidente che rispettiamo la Costituzione ma non vogliamo passare per fessi», ha aggiunto. «Finalmente c’è un decreto - ha continuato -, a firma di Salvini, che comincia dalla settimana prossima il suo viaggio in Parlamento. Potrà essere migliorato ma non mollo di un millimetro: su espulsioni, cittadinanza, permessi umanitari non torno indietro.
Resta così l'abrogazione della protezione umanitaria, Si amplia la lista dei reati che in caso di condanna definitiva sono causa di diniego o revoca dello status di rifugiato
L'articolo 10 poi stabilisce che se il richiedente asilo è sottoposto a procedimento penale o ha una condanna non definitiva per questi reati, il questore lo comunica al più presto alla commissione territoriale che «provvede nell'immediatezza all'audizione dell'interessato».
Anche il rilascio della cittadinanza si fa più severo. Raddoppia da 24 a 48 mesi il termine per la concessione, sia per motivi di residenza sia per matrimonio. E scatta la revoca in caso di condanne definitive per reati di terrorismo o appartenza ad associazioni sovversive.

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