28 settembre a L'Aquila, primo report e rassegna stampa
Una giornata quella di ieri (28 settembre) a L'Aquila, illuminata dal sole e dalla mobilitazione al Tribunale e al carcere di varie realtà e compagne, compagni che, ancora una volta, hanno osato lottare contro il regime disumano del 41 bis, contro la tortura di Stato, applicato da 13 anni a Nadia Lioce; una giornata in cui nella grigia aula del Tribunale sono risuonate forti le parole di Nadia Lioce e delle sue legali, rivendicando la giustezza e le motivazioni della sua protesta (senti le registrazioni).
Daremo presto quindi la parola a Nadia e alla sua difesa, perché i media ufficiali anche questa volta non si sono smentiti, arrivando a prendere lucciole per lanterne, come scambiare la testimonianza di una detenuta in 41 bis, per quella di un'agente di custodia (Il centro, 29.09.18).
L'udienza si è svolta a porte aperte e una settantina di compagni hanno tenuto un
presidio davanti al tribunale, durante l'udienza. Molti di noi sono entrati in aula, altri sono rimasti fuori a mantenere il presidio e a volantinare.
presidio davanti al tribunale, durante l'udienza. Molti di noi sono entrati in aula, altri sono rimasti fuori a mantenere il presidio e a volantinare.
L'udienza è iniziata con la deposizione di una detenuta in 41 bis, che ha affermato di non aver mai visto Nadia Lioce, nè di aver mai sentito schiamazzi in sezione. Dopo la sua testimonianza, Nadia ha reso la sua dichiarazione spontanea e ha spiegato chiaramente i motivi legittimi della sua protesta, con lucidità e determinazione disarmanti. Un intervento toccante, che merita di essere ascoltato.
Ma le arringhe delle avvocate Carla Serra e Caterina Calia sono andate oltre una difesa tecnico-legale, chiamando il giudice a giudicare non Nadia, ma il regime di tortura del 41bis e svelando i veri propositi che l'amministrazione penitenziaria intendeva nascondere sotto questo processo. Anche i loro interventi meritano di essere
L'assoluzione di Nadia Lioce è perché il fatto non sussiste, ma la tortura di questo regime speciale sussiste eccome. Ed è con questa consapevolezza che dopo il tribunale ci siamo recati sotto il carcere di L'Aquila, con un breve corteo spontaneo.
Dalle finestre a bocca di lupo alcuni detenuti sono riusciti a salutarci. Ci hanno incoraggiato nella lotta e noi abbiamo fatto altrettanto. Abbiamo condiviso con loro le ragioni per lottare contro questo sistema capitalistico, che semina razzismo, guerra tra poveri, guerre imperialiste, violenza e repressione contro donne e bambini.
Abbiamo affermato che contro un sistema che nega il diritto alla vita, alla dignità delle classi sfruttate, all'autodeterminazione, le donne e gli uomini proletari devono unirsi, dentro e fuori le prigioni, in un abbraccio di classe per rovesciarlo, per la libertà, per l'umanità.
Per la prima volta sotto il carcere di L'Aquila c'erano anche bandiere palestinesi e contro sfratti, sgomberi e pignoramenti e sono stati letti stralci del Messaggio di solidarietà dai prigionieri palestinesi allo sciopero nazionale dei detenuti negli Stati Uniti.
Nell'intervento di una compagna del MFPR è stato evidenziato che malgrado lo stato abbia prorogato il 41bis a Nadia Lioce, la sentenza di assoluzione ha dimostrato invece che le iniziative di mobilitazione, la vasta e articolata campagna di solidarietà portata avanti da più di un anno, e la protesta,la denuncia dall'interno delle carceri di una compagna prigioniera, quando si mettono insieme, anche nelle differenze, possono vincere. Ha inoltre affermato che questa battaglia deve proseguire e allargarsi sempre più a livello di massa, perché la repressione è di massa e in questo Stato di polizia il diritto di parola viene duramente represso, come è successo alla compagna del MFPR di Palermo, aggredita e arrestata perché volantinava. Quindi ha lanciato la proposta di una prossima mobilitazione ampia davanti al Ministero della Giustizia.
Un filo rosso di passione e solidarietà ha unito tutti gli interventi, fino ai saluti finali. Ci siamo lasciati nella consapevolezza che indietro non possiamo tornare e che questa bella giornata ci dà la forza e le ragioni per andare avanti.
Qui sotto l'articolo del Messaggero:
Da media indipendenti pubblichiamo invece l'audio degli interventi più significativi dell'ultima udienza del processo. Il giudice si è dato 90 giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza.
Info MFPR
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