Si è svolto come da programma oggi a Roma, l’incontro le segreterie di Fim, Fiom, Uilm e Usb e i dirigenti dell’Ilva in Amministrazione Straordinaria, rappresentata dal responsabile delle Risorse Umane del gruppo, Claudio Picucci, dal responsabile dell’Ufficio Relazioni Industriali Cosimo Liurgo, e il responsabile Area Sud Michele Fazio. Motivo della riunione dare seguito, così come indicato nel verbale di accordo del 06/09/2018, all’avvio della procedura di esodo volontario con incentivo (non opposizione al licenziamento). Il vertice ha portato le parti a raggiungere un accordo sul come si evolveranno i prossimi mesi sino al 31 dicembre prossimo.

Le tappe per l’incentivo all’esodo
Il percorso previsto sarà articolato attraverso varie fasi. In primis i lavoratori riceveranno nei prossimi giorni, attraverso il portale My Ilva, il modulo di adesione all’esodo volontario con incentivo tramite il quale potranno decidere e pianificare la data di uscita, con incentivo a scalare, fino al 31/12/2023. Le unità che potranno accedere all’esodo non potranno superare il numero di 3.097,
anche nei limiti degli esuberi previsti sito per sito per Taranto, Genova, Novi Ligure, Marghera. Il modulo di adesione dovrà essere consegnato alla Direzione aziendale dal dipendente interessato a mano o tramite mail con l’ausilio delle RR.SS.UU. o attraverso raccomandata A/R. L’indirizzo email è: procedura.taranto@gruppoilva.com. Dopodiché entro 30 giorni la Direzione comunicherà la data effettiva di perfezionamento della transazione. Le somme previste per la transazione e per l’incentivo saranno erogate sulle coordinate bancarie in possesso di Ilva entro i termini previsti dalle norme. La “graduatoria” di accesso agli incentivi sarà stilata in base alla data di consegna del modulo.
Attualmente, stando alle stime ufficiose fornite dai sindacati, sarebbero giunte a quest’ultimi tra le 700 e le 800 manifestazioni d’interesse per accettare l’incentivo all’esodo. Ma il numero è destinato certamente a salire. Del resto, senza girare troppo intorno con le parole, tutti sanno che questo è il momento migliore per lasciare l’Ilva, per coloro che desiderano farlo ed hanno la possibilità di scegliere questa strada. I 100mila euro lordi, che significano 77mila euro netti, sono indubbiamente una cifra importante per tutti coloro i quali, ed in Ilva non sono di certo pochi storicamente parlando, abbiano una seconda attività lavorativa (che in molti per anni hanno ingenuamente fatto finta di non possedere) a cui sicuramente gioverebbe un introito simile. Ma è una cifra importante anche per chi è ancora giovane ed ha voglia di lasciare un lavoro nobile (perché produrre acciaio lo è eccome), che purtroppo per decenni è stato fatto svolgere in un ambiente tra i più inquinati d’Europa, non solo dal punto di vista ambientale e sanitario, ma anche sociale e umano. Così come è una cifra importante per chi si trova a pochi anni dal traguardo della meritata pensione. In molti potranno infatti usufruire di questo schema: essere collocati un anno in cassa integrazione, ottenere il licenziamento con i due anni previsti dalla NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), ovvero l’indennità mensile di disoccupazione (istituita dall’art. 1 del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22), ed ottenere anche l’incentivo all’esodo.

Le bonifiche e il numero di lavoratori previsto per i lavori
Infine, elemento alquanto prioritario, nel corso dell’incontro le organizzazioni sindacali hanno chiesto all’azienda chiarimenti sul personale che sarà impiegato nelle attività di bonifica. Ilva in Amministrazione Straordinaria ha risposto che convocherà le organizzazioni sindacali per stabilire i criteri di selezione e le modalità operative del personale che si occuperà delle bonifiche previste dal piano ambientale, alcune delle quali saranno a carico appunto dell’Ilva in AS e saranno gestite dai commissari straordinari.
Del resto, nella lettera inviata lo scorso 26 settembre alle organizzazioni sindacali sull’«Avvio procedura licenziamento collettivo» ex legge 223, sul punto in questione si leggeva quanto segue: “Alla luce dell’Accordo Sindacale ministeriale del 06/09/2018, l’organico dello Stabilimento, necessario per le attività ancora in carico ad Ilva Spa in A.S. ed all’esito del passaggio in forza alla Società affittuaria dei destinatari della relativa proposta occupazione, sarà così rideterminato a valle del completamento del programma di assunzioni della Società affittuaria: n. 40 lavoratori complessivi“. Alla lettura del numero di lavoratori da assumere previsti, ai sindacati non sono tornati i conti, visto che nell’ultimo incontro per discutere del tema bonifiche, tenutosi nello scorso maggio, le parti si erano ritrovate concordi nello stimare un numero di lavoratori pari a 300 unità. Dall’incontro di ieri è emerso che in realtà le 40 unità di cui parla l’azienda, serviranno inizialmente per definire il percorso formativo e lavorativo che riguarderà i lavoratori che saranno impiegati nelle bonifiche, sulle quali c’è ancora una leggera incertezza in merito alle aree che saranno soggette ai lavori che dovrà effettuare l’Ilva in Amministrazione Straordinaria. Che utilizzerà le risorse a sua disposizione, provenienti dal sequestro operato nel 2013 nei confronti del gruppo Riva (pari ad 1,2 miliardi di euro).
Il passaggio dall’Ilva dei Riva a quella di Mittal, attraverso i 6 anni di commissariamento e amministrazione straordinaria è ancora lungi dall’essersi concluso.