domenica 30 settembre 2018

pc 30 settembre - Il "Decreto sicurezza" è contro le lotte operaie - Editoriale

Il "Decreto sicurezza" è un decreto non solo razzista e liberticida ma intende intervenire direttamente contro le lotte degli operai e dei movimenti, in particolare della casa.
Su questo è necessario che gli scioperi annunciati da parte dei settori del sindacalismo di classe e di base abbiano chiaro che la lotta contro questo decreto e questo governo è il centro e l'obiettivo in questa fase di ogni mobilitazione dei lavoratori che non voglia essere di pura difesa e sussistenza.

Ma su un punto fascismo e razzismo si uniscono in forme specifiche, e riguarda l'articolo sui blocchi stradali che può comportare l'espulsione per gli operai migranti che sono oltre il 16% nel settore della logistica.
Il picchettaggio stradale diventa un crimine punibile con la reclusione da uno a sei anni, e in caso di condanna di un lavoratore straniero, costui potrà anche essere espulso dal paese revocandogli il permesso di soggiorno e di lavoro.

E' evidente che questo art. 25 del decreto Salvini ha un obiettivo preciso: le lotte dei facchini della logistica che sono ormai un settore importante della lotta doi classe nel nostro paese e dell'ingresso in prima linea degli operai immigrate nelle fila del proletariato nel nostro paese.
Nelle lotte degli operai della logistica, come è dimostrato dalla pratica di questi ultimi anni, in
occasione di scioperi, fatti per il salario, il lavoro, i diritti e soprattutto il principale dei diritti, quello di potersi organizzare con un sindacato di classe e combattere schiavismo e sfruttamento, il blocco delle strade di accesso ai magazzini o di ingresso dei camion in essi sono una delle principali forme di lotta utilizzate. Il decreto colpisce proprio queste lotte e questi lavoratori e risponde ai precisi interessi dei padroni e padroncini del settore.

Era stata la Confetra, una delle principali confederazione dei padroni nel settore, a dichiarare pochi mesi fa: "L'impossibilità di sopportare ancora la strumentalizzazione di lavoratori stranieri per realizzare blocchi e picchettaggi promossi da organismi peudosindacali che spesso con l'aiuto di estranei impongono la loro volontà ad altri lavoratori anche con la violenza".
Sono le lotte del Si.Cobas in diverse realtà lavorative, quelle dello Slai cobas per il sindacato di classe a Bergamo e di altri spezzoni del sindacalismo di base che diventano "crimine", dopo che in tutti questi mesi in tutte queste lotte sono stati usati tutti i mezzi illegali possibili, cariche poliziesche, aggressioni fisiche degli attivisti, ignobili montature con accuse di sabotaggio, cominciate a Bergamo nei confronti degli operai dello Slai cobas per il sindacato di classe ed estesesi in altre lotte del Si.Cobas, fino alla grave e oscena montatura contro Aldo Milani.
Ma tutto questo non ha fermato le lotte, anche se in alcuni casi come a Bergamo hanno inciso nella delegittimazione, isolamento del sindacato di classe, che ha indebolito la lotta e permesso operazioni di licenziamento e smantellamento di strutture organizzate.

Ora, però, con il decreto sicurezza di Salvini /Di Maio si tenta il colpo grosso.
Ora padroni e Stato intendono usare appieno questo decreto per riprendere il comando dispotico e dittatoriale su questi posti di lavoro e imporre come unica legge quella dello schiavismo operaio, dei turni insostenibili, dell'assenza di garanzie, dei ricatti, delle violazioni su salario e sicurezza, del sistema mafioso e truffaldino degli appalti e dei subappalti, dell'utilizzo delle false cooperative.

L'art. 25 non ha trovato finora neanche una voce, neanche un comunicato di critica da parte degli infami sindacati confederali che nel settore sono padroncini essi stessi o bracci operativi di padroni e padroncini per realizzare il ricatto e la divisione dei lavoratori.

In questo senso, la battaglia su questo decreto acquisisce i caratteri di una guerra di classe che domanda una ferrea unità e uno spirito di combattimento tra i lavoratori e il sindacalismo di classe che li organizza.
Se lo sciopero del 26 ottobre può e deve essere soprattutto questo, esso va realizzato e sostenuto, contro le forme di sindacalismo demagogico e tradizionale di pura facciata e di autopropaganda che altri sindacati di base fanno.
Dobbiamo portare questo sciopero in tutti i settori degli operai della logistica, anche lì dove ci hanno indebolito e buttati fuori, perchè si dimostri nei fatti che la repressione, la dittatura di stampo fascista e antioperaio di padroni e governo non passerà, anzi può e deve servire per far avanzare l'organizzazione e l'autorganizzazione di classe e di massa, base fondamentale anche della lotta politica contro questo governo e questo Stato.

proletari comunisti/PCm Italia
30 settembre 2018

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