La visita di Salvini in Tunisia è stata un flop. Il Ministro degli Interni l'ha intesa come una propaganda fascio imperialista, volta ad asservire ulteriormente la Tunisia come paese che faccia da diga verso l'immigrazione, imponendo al governo tunisino più rimpatri ed espulsioni, in cambio di soldi per presunti investimenti che altro non sono che fondi alla borghesia compradora e al governo corrotto che la rappresenta.
Ma il fascio imperialista Salvini trova ostacolo nell'azione dell'imperialismo francese innanzitutto che considera anch'esso la Tunisia come "cortile di casa".
La visita lampo è fallita anche per la forma e il modo con cui è avvenuta. Non si può insultare la Tunisia definendola un "paese che esporta criminali" e pensare di essere accolti a braccia aperte.
Salvini ha provato ad arrivare con le mani piene, soprattutto sul fronte militare: motovedette, radar, addestramento della polizia, assistenza tecnica; così come sulla cosiddetta "promozione di investimenti" che in realtà sono fondi per le imprese italiane che operano in Tunisia, per le quali
lavorano e sono sfruttati circa 70mila lavoratori.
Salvini, dopo aver insultato i migranti provenienti dalla Tunisia e il governo che li lascia venire, cerca ora di farsi, al contrario, propagandista del governo stesso che attraversa una grave crisi interna, definendo la Tunisia "modello di democrazia per tutta l'Africa".
Nel merito della questione migrazione, Salvini vuole aumentare il numero di persone respinte, espulse verso la Tunisia, tenendo conto che i provenienti dalla Tunisia sono un numero rilevante dei migranti in arrivo.
Il governo tunisino ha espresso promesse circa il riprendersi i tunisini regolari che verranno identificati in Italia, ma senza precisarne le modalità e in cambio ha chiesto un aumento dei canali legali con cui fare arrivare i tunisini.
Sul fronte degli investimenti, gli accordi sono stati innanzitutto con il ministro degli interni e il presidente Essebsi.
In questo rapporto Italia/Tunisia è l'imperialismo italiano che detta legge e dietro la questione immigrazione vi sono sempre e comunque gli interessi e i profitti dei padroni italiani. L'Italia vuole divenire il primo partner economico e commerciale della Tunisia, scalzando di fatto l'imperialismo francese che evidentemente non ci sta.
La visita di Salvini non ha potuto coprire le contraddizioni interne alla classe dominante tunisina che attraversa anche una crisi politica. In effetti il premier tunisino Chaled non ha incontrato Salvini, anch'egli trincerandosi dietro le notizie trapelate sulle dichiarazioni di Salvini: "La Tunisia esporta galeotti".
Una visita neocoloniale, di conseguenza, che non ha raggiunto per Salvini e l'imperialismo italiano gli effetti voluti, ma comunque ha mostrato la natura servile della borghesia compradora tunisina e del suo ceto politico.
Le masse e il popolo tunisino sono state rappresentate in questa occasione, non tanto da proteste popolari che dato il carattere lampo e senza effettivo preannuncio della visita, non ci potevano essere, ma dalla posizione e l'azione delle forze popolari in Tunisia contrarie alla visita e all'imperialismo italiano, tra le quali la posizione più coerente è quella delle forze comunista maoiste che hanno firmato nei mesi scorsi un comunicato congiunto con i maoisti italiani, all'insegna dell'internazionalismo proletario e della comune lotta.
In questo comunicato vi sono le indicazioni di medio e lungo periodo che possono rafforzare questo legame ed essere base per l'intensificazione della lotta in Italia come in Tunisia.
Proletari comunisti ha realizzato nella giornata della visita di Salvini delle azioni di propaganda e agitazione con scritte e manifesti affissi a fabbriche e quartieri proletari di diverse città; così come ferma è stata la denuncia inviata alla stampa di Palermo di questa visita, riferendosi anche a un processo a 5 pescatori svoltosi a Palermo inteso a colpire la solidarietà con i migranti tunisini.
proletari comunisti/PCm Italia
30 settembre 208
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