I dati sono stati presentati in via preliminare al workshop ‘Un sistema permanente di sorveglianza
epidemiologica nei siti contaminati’, tenutosi presso il Ministero della Salute.
«Sono numeri degni di nota e nel complesso tracciano un quadro
coerente con quello emerso dalle precedenti rilevazioni. Questo
significa che non vi è stato ancora un generale miglioramento della
situazione della contaminazione ambientale a livello nazionale», spiega Pietro Comba, responsabile scientifico del progetto Sentieri.
In 360 pagine, il rapporto Sentieri esplora caratteristiche e
problematiche di 45 Siti di Interesse Nazionale o Regionale (SIN/SIR)
presenti in tutta Italia: dalle miniere del Sulcis alle acciaierie dell’Ilva,
dalle raffinerie di Gela alla città di Casale Monferrato ‘imbiancata’
dall’eternit, passando per il territorio del litorale flegreo con le sue
discariche incontrollate di rifiuti pericolosi. Aree in cui vivono
complessivamente 6 milioni di persone, residenti in 319 comuni, e i cui
dati sono stati studiati nell’arco di tempo tra il 2006 e il 2013. Nove
le tipologie di esposizione ambientale considerate: amianto, area
portuale, industria chimica, discarica, centrale elettrica,
inceneritore, miniera o cava, raffineria, industria siderurgica.Sono state esaminate le associazioni tra residenza e patologie, come tumori e malformazioni congenite. «Nella popolazione residente nei siti contaminati studiati è stato stimato un eccesso di mortalità per tutte le cause pari al 4% negli uomini e al 5% per le donne. Per tutti i tumori maligni la mortalità in eccesso è stata del 3% nei maschi e del 2% nelle femmine», ha illustrato Amerigo Zona, primo ricercatore dell’Iss. In un periodo di 8 anni, dal 2006 al 2013, «è stato osservato – nella popolazione generale, prosegue – un eccesso di mortalità per tutte le cause di 5.267 casi negli uomini e 6.725 nelle donne. Per tutti i tumori maligni è stata di 3.375 negli uomini e 1.910 per le donne».
«Il significato di questi dati va ora approfondito in ognuno dei territori considerati, anche con la collaborazione delle istituzioni, con gli amministratori locali e la società civile», spiega Comba. «I dati da noi prodotti – conclude Comba – servono sostanzialmente a capire quali sono gli interventi di risanamento ambientale più utili e urgenti a fini di tutela della salute»
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