Salvini: "Regeni? Sono più importanti i rapporti con l'Egitto"
Il ministro dell'Interno ribadisce che la richiesta di verità e giustizia per il giovane ricercatore è una questione della famiglia
di GIULIANO FOSCHINI
13 giugno 2018
“Il problema Regeni” dice il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, liquidando così in due parole il sequestro, la tortura, l’assassinio di un cittadino italiano all’estero, “il più tremendo” per usare le parole della mamma di Giulio, Paola, “dal nazismo a oggi”.
Il governo Conte, o per lo meno il suo più autorevole protagonista, ha così detto la sua su cosa intende fare nella lotta per la ricerca sulla verità sull’assassinio di Giulio Regeni: niente, o poco più. Lo ha fatto attraverso le parole di Salvini, nelle interviste televisive di queste ore e in quella al Corriere della Sera, nella quale il ministro ha spiegato che “comprende bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l’Egitto”.
Dunque, in sostanza, abbiamo scherzato. Perché, come fanno notare gli attivisti di Amnesty International, “da una parte Salvini ritiene che la richiesta di giustizia sia un’esclusiva della famiglia
di Giulio e non invece di tutta l’Italia, essendo in gioco la democrazia del nostro paese. E dall’altra passa su un Regime dove ogni giorno spariscono due persone, proprio com’è accaduto a Giulio, e dove tengono in carcere persone come Amal Fathy, moglie del consulente legale della famiglia Regeni al Cairo, Mohammed Lotfy, in carcere da settimane con accuse gravissime e assolutamente non provate”.
La posizione del ministro degli Interni è tra l’altro in controtendenza con quanto detto e fatto nelle scorse settimane dal presidente della Camera, Roberto Fico, che ha incontrato i genitori di Giulio e l’ambasciatore italiano al Cairo, Gianpaolo Cantini, chiedendogli il massimo sforzo in un momento cruciale per l’indagine: i magistrati romani hanno messo sul tavolo dei colleghi egiziani elementi cruciali per poter circoscrivere le responsabilità di nove agenti della National security.
E’ successo qualche giorno fa in quello che sembra essere, mai come in questo caso, il momento della svolta “nel quale chiediamo l’aiuto di tutti” avevano detto Paola e Claudio Regeni, ringraziando le migliaia di persone (grazie al coordinamento del collettivo Giulio Siamo noi che raccoglie le adesioni) che ogni giorno, partecipando anche allo sciopero della fame per la liberazione di Amal Fathy, sono accanto a loro. Poi è arrivato il ministro Salvini che il 13 aprile del 2016 diceva che “il comportamento dell’Egitto è una farsa, l’Italia dovrebbe mostrare gli attributi” e oggi invece sostiene che si può anche passare oltre un ragazzo torturato e assassinato da un Regime. Ormai amico.
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