In onore del compagno Gianfranco Zoja
A UN COMBATTENTE GIOIOSO
È morto Gianfranco Zoja. Era affetto da un paio di patologie gravi, che ha sopportato con grande dignità e determinazione politica nei lunghi anni di carcere, e proprio questo probabilmente ne ha inciso sulla tenuta fisica. Si sa, il carcere, soprattutto quello duro riservato a militanti e ribelli, ruba vita, la comprime, la degrada. Nonostante ciò, Gianfranco ha mantenuto salda la sua militanza, da quella nelle Brigate Rosse degli anni ’70-’80 alle successive esperienze. Carcere compreso. Dove, negli ultimi anni, aveva prodotto studi e ricerche, riassunte fra l’altro nel libro Crisi, tendenza alla guerra e classe, scritto con Franco Galloni.
Abbiamo letto testimonianze dirette, dalla camera ardente e dal funerale. Genova operaia e militante
gli ha reso omaggio. Pochi? Sempre tanti, quando si consideri il cordone terroristico-repressivo che Stato e macchina mediatica dispiegano in questi casi. La partecipazione dei portuali è particolarmente significativa, a sottolineare il riconoscimento che Gianfranco si era conquistato. Schierandosi, solidarizzando con chiunque fosse impegnato nello scontro di classe. La sua militanza di tipo politico-militare è stata uno sviluppo del tutto conseguente all’internità alle lotte, alla realtà sociale genovese.
Alcuni di noi l’hanno conosciuto in carcere. Con lui abbiamo vissuto alcuni anni nella sezione di “alta sicurezza” a Siano-Catanzaro. Ci accomunava la tensione e la partecipazione ai percorsi organizzativi tesi a ricostruire un’organizzazione rivoluzionaria adeguata ai tempi, alle necessità fondamentali poste da un’epoca così drammatica. Per questo d’altronde noi tutti eravamo di nuovo in carcere. Dopo averlo già vissuto negli anni ’80, in quella che fu la fase culminante di forza per il movimento proletario. La sconfitta dell’epoca, certo dovuta a molti nostri errori, era anche il risultato della feroce repressione, della violenza di Stato mascherata dietro la sedicente “vittoria della democrazia”. Gianfranco ne sapeva qualcosa, essendo passato, come tanti/e altri/e compagni/e, per l’esperienza della tortura. E seppe resistere.
Nella sezione di Siano, questioni di linea, ideologiche e politiche, animavano il dibattito e un relativo lavoro di studio e ricerca. Le differenze, anche importanti, non ci hanno impedito un costante confronto. Confronto che si viveva nella condivisione del quotidiano, nella resistenza sul terreno nemico, nella comune passione per la cucina, nella rituale palestra mattiniera su prato di cemento, nella curiosità esistenziale, nel piacere della conoscenza e delle scoperte (quanti/e militanti nell’oscurità carceraria hanno saputo, sanno viaggiare nel mondo?), nella leggerezza, nella risata. Aveva una memoria pazzesca, oltre che per dotte citazioni marxiste, per canzoni e poesie. Quando qualche appassionato insisteva a farti cantare, puntualmente attiravi le contumelie degli altri soggiornanti, per la rumorosità delle tue stonature.
Grande Gianfranco, le tue canzoni ci hanno fatto viaggiare!
Con le parole di Julius Fucik, a memoria… Il nostro nome non sia ricordato con dolore. Noi volevamo la gioia Noi lottiamo per la gioia Noi moriamo per la gioia.
ONORE AL COMPAGNO GIANFRANCO ZOJA!
AVANTI PER LA RIVOLUZIONE!
Centro documentazione e lotta Rosso 17
Collettivo Contro la Repressione per il Soccorso Rosso Internazionale (CCRSRI)
Proletari Torinesi per il Soccorso Rosso Internazionale (PT-SRI)
È morto Gianfranco Zoja. Era affetto da un paio di patologie gravi, che ha sopportato con grande dignità e determinazione politica nei lunghi anni di carcere, e proprio questo probabilmente ne ha inciso sulla tenuta fisica. Si sa, il carcere, soprattutto quello duro riservato a militanti e ribelli, ruba vita, la comprime, la degrada. Nonostante ciò, Gianfranco ha mantenuto salda la sua militanza, da quella nelle Brigate Rosse degli anni ’70-’80 alle successive esperienze. Carcere compreso. Dove, negli ultimi anni, aveva prodotto studi e ricerche, riassunte fra l’altro nel libro Crisi, tendenza alla guerra e classe, scritto con Franco Galloni.
Abbiamo letto testimonianze dirette, dalla camera ardente e dal funerale. Genova operaia e militante
gli ha reso omaggio. Pochi? Sempre tanti, quando si consideri il cordone terroristico-repressivo che Stato e macchina mediatica dispiegano in questi casi. La partecipazione dei portuali è particolarmente significativa, a sottolineare il riconoscimento che Gianfranco si era conquistato. Schierandosi, solidarizzando con chiunque fosse impegnato nello scontro di classe. La sua militanza di tipo politico-militare è stata uno sviluppo del tutto conseguente all’internità alle lotte, alla realtà sociale genovese.
Alcuni di noi l’hanno conosciuto in carcere. Con lui abbiamo vissuto alcuni anni nella sezione di “alta sicurezza” a Siano-Catanzaro. Ci accomunava la tensione e la partecipazione ai percorsi organizzativi tesi a ricostruire un’organizzazione rivoluzionaria adeguata ai tempi, alle necessità fondamentali poste da un’epoca così drammatica. Per questo d’altronde noi tutti eravamo di nuovo in carcere. Dopo averlo già vissuto negli anni ’80, in quella che fu la fase culminante di forza per il movimento proletario. La sconfitta dell’epoca, certo dovuta a molti nostri errori, era anche il risultato della feroce repressione, della violenza di Stato mascherata dietro la sedicente “vittoria della democrazia”. Gianfranco ne sapeva qualcosa, essendo passato, come tanti/e altri/e compagni/e, per l’esperienza della tortura. E seppe resistere.
Nella sezione di Siano, questioni di linea, ideologiche e politiche, animavano il dibattito e un relativo lavoro di studio e ricerca. Le differenze, anche importanti, non ci hanno impedito un costante confronto. Confronto che si viveva nella condivisione del quotidiano, nella resistenza sul terreno nemico, nella comune passione per la cucina, nella rituale palestra mattiniera su prato di cemento, nella curiosità esistenziale, nel piacere della conoscenza e delle scoperte (quanti/e militanti nell’oscurità carceraria hanno saputo, sanno viaggiare nel mondo?), nella leggerezza, nella risata. Aveva una memoria pazzesca, oltre che per dotte citazioni marxiste, per canzoni e poesie. Quando qualche appassionato insisteva a farti cantare, puntualmente attiravi le contumelie degli altri soggiornanti, per la rumorosità delle tue stonature.
Grande Gianfranco, le tue canzoni ci hanno fatto viaggiare!
Con le parole di Julius Fucik, a memoria… Il nostro nome non sia ricordato con dolore. Noi volevamo la gioia Noi lottiamo per la gioia Noi moriamo per la gioia.
ONORE AL COMPAGNO GIANFRANCO ZOJA!
AVANTI PER LA RIVOLUZIONE!
Centro documentazione e lotta Rosso 17
Collettivo Contro la Repressione per il Soccorso Rosso Internazionale (CCRSRI)
Proletari Torinesi per il Soccorso Rosso Internazionale (PT-SRI)
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