Di fatto la Turchia di Erdogan è
un paese fascista e genocida. Questo articolo che riportiamo viene dal
quotidiano dei padroni italiani e quindi anche la “denuncia” risente degli
interessi dell’imperialismo italiano, in questo caso, in parte in contrasto con
la Germania della Merkel che di fatto vuole imporre l’accordo con la Turchia, a
prescindere da qualsiasi “diritto umano”!
***
Il pre-accordo tra Ue e Turchia. Il
compromesso sul trasferimento dei migranti non mostra soltanto chiari segni di
illegittimità rispetto al diritto internazionale
Un tradimento dei valori fondanti
dell’Unione
L’intesa di massima raggiunta tra
Unione europea e Turchia non solo mostra chiari segni di illegittimità rispetto
alle regole internazionali in materia di asilo, ma seppellisce i valori
fondanti dell’Unione. L’accordo, infatti, non si limita a mettere in primo
piano la lotta contro i trafficanti di esseri umani e l’esigenza di spezzare il
legame “tra la traversata in mare e l’insediamento in Europa”, tralasciando le
esigenze di solidarietà verso i migranti, ma dà vita a un sistema automatico
che porta i migranti che approdano in uno Stato Ue direttamente in Turchia
ignorando, così, gli stessi obblighi fissati in ambito europeo. Primo tra tutti
il regolamento di Dublino e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione
europea divenuta vincolante con il Trattato di Lisbona. Altro che solidarietà e
diritti umani. Obiettivo primario dell’accordo è, infatti, bloccare l’approdo
di migranti che arrivano dalle coste turche in Grecia e che poi attraverso la
rotta balcanica, giungono in Germania e nel Nord Europa.
Il primo, evidente elemento di
contrasto con le regole internazionali, dalla Convezione di Ginevra relativo
allo status di rifugiati del 1951, incluso il Protocollo di New York del 1967,
alla convenzione europea dei diritti dell’uomo, è l’automaticità del trasferimento
dei cittadini siriani dalla Grecia alla Turchia, Paese che per di più mantiene
ancora la riserva geografica all’applicazione della convenzione di Ginevra. In pratica,
come si legge nella dichiarazione die capi di Stato o di Governo dell’Ue dell’8marzo,
la Turchia ammetterà un siriano proveniente dalle isole greche e un altro
siriano sarà reinsediato dalla Turchia negli Stati membri Ue, non solo. Nel rafforzare
l’accordo in materia di riammissione, Ankara accetterà il ritorno di “tutti i
migranti non bisognosi di protezione internazionale” che dalla Turchia arrivano
in Grecia. Il passaggio è così automatico, un salto nel buio, senza un accertamento
effettivo della situazione personale degli individui. Una sorta di respingimento
mascherato che ha già messo in allarme l’Ufficio della Nazioni Unite per i
rifugiati. Il diritto internazionale parla chiaro: il ritorno di un richiedente
asilo in un Paese terzo è possibile solo se la sua richiesta sarà debitamente
trattata dallo Stato terzo e solo se ci sono adeguate garanzie di non refoulement.
Difficile considerare proprio
oggi la Turchia di Erdogan come uno Stato sicuro dal punto di vista delle
garanzie internazionali, senza dimenticare la riserva geografica. Troppe le violazioni
dei diritti umani, dalla repressione dei curdi alla soppressione della libertà
di stampa, con l’ultimo assalto a quotidiano turco Zaman. Di qui la conseguenza
che una volta concluso l’accordo confliggerà con la Convenzione di Ginevra e
con la convezione europea dei diritti dell’uomo che vieta i respingimenti automatici
come più volte dichiarato dalla stessa corte di Strasburgo. Tanto più che da
tempo molte organizzazioni non governative hanno denunciato lo stato dei
richiedenti asilo nei centri di accoglienza in Turchia, che ha anche costruito un
muro per impedire l’ingresso di cittadini siriani in fuga dalla guerra.
Un accordo, quindi, funzionale
solo a rassicurare alcuni Paesi come la Germania della cancelliera Angela
Merkel che vede la Turchia come un aiuto per bloccare l’arrivo dei rifugiati o
uno strumento per mandare via i migranti. Ma può l’Unione europea affidare
cittadini che fuggono da una guerra o da persecuzioni come afghani o iracheni,
a una Nazione che calpesta con sempre maggiore frequenza i diritti umani? E qui
non è solo in gioco il diritto internazionale ma anche le stesse regole Ue, con
particolare riferimento alla Carta die diritti fondamentali – che il Consiglio non
può ignorare e al regolamento di Dublino. Possibile, quindi che, una volta
adottato, l’accordo non superi il vaglio di Lussemburgo. Si cono più le
direttive da rispettare. Sul punto è stato chiaro anche il Parlamento Ue come
proprio ieri ha chiesto al consiglio e alla commissione di non collegare la liberalizzazione
di visti per i cittadini turchi e l’adesione alla questione di profughi. Un do
ut des che non convince perché porta a un’accelerazione dell’adesione a discapito
dei diritti umani che ogni Stato che vuole entrare nel club europeo è tenuto a
garantire.
Il sole 24 ore
10 marzo 2016
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