DALL'8 MARZO DELLO SCIOPERO DELLE DONNE ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DELLE DONNE IN AUTUNNO!
Quest’8 marzo, questa volta tante lavoratrici e precarie hanno scioperato!
Contro lo sfruttamento nei posti di lavoro, le condizioni di lavoro disumane e schiavizzanti in molti settori della produzione capitalistica, ma anche contro l’intero sistema dominante, fatto di violenza e femminicidi, sia in famiglia che da parte delle istituzioni totali dello Stato.
Uno “sciopero delle donne” che ha fatto riprendere nelle mani di tante donne proletarie, lavoratrici, più sfruttate e oppresse la bandiera dell'8 marzo, infangata dalla borghesia, dai loro mass media.
Uno “sciopero delle donne” in cui si è sentita importante l'unità delle donne dei vari posti di lavoro e città, la potenziale forza dirompente di questa unità delle lavoratrici e disoccupate, se si estende in tutti i posti di lavoro, nelle fabbriche più importanti, in tutte le realtà.
Uno “sciopero delle donne” che ieri ha rinnovato il “ponte” internazionale con le donne schiavizzate, doppiamente sfruttate, oppresse, stuprate, torturate, uccise, da Stati, governi, eserciti, uomini fascisti e patriarcali, ma soprattutto con le donne rivoluzionarie combattenti, dall'India, impegnate nella guerra popolare e la “rivoluzione nella rivoluzione”, al Kurdistan, alla Turchia, ecc.
Questo sciopero ha contrastato e di fatto strappato dalle mani del femminismo borghese e del riformismo, politico e sindacale, il loro uso ipocrita dell'8 marzo volto ad impedire l'8 marzo delle donne proletarie, per mantenere incatenata la questione della maggioranza delle donne in un illusorio miglioramento di questo marcio sistema capitalista.
Il femminismo borghese quest'anno o ha taciuto, o si è rinchiuso in grigi conciliaboli, autosoddisfacenti. Il riformismo ha visto nella sua espressione più pura e organizzata, il sindacato della Cgil, della Camusso, usare anche l'8 marzo per propagandare la sua “carta dei diritti”, mentre ogni giorno questo sindacato porta avanti una linea, un'azione, che permette gli attacchi ai diritti, con pesanti conseguenze soprattutto per le lavoratrici, le precarie, le senza lavoro.
PER NOI INVECE ORA E SEMPRE LA NOSTRA BATTAGLIA E':
“SCATENARE LA RIBELLIONE DELLE DONNE COME FORZA PODEROSA DELLA RIVOLUZIONE!”
Questo “Sciopero delle donne” ha cominciato anche ad egemonizzare, a far spostare settori lavorativi e non, delle donne della piccola borghesia, anch'essi colpiti pesantemente dal governo e dal sistema padronale, dalla parte, ad unirsi alle donne più sfruttate e oppresse, a riconoscere il loro ruolo d'avanguardia che esse possono svolgere nel portare insieme le ragioni di classe e le ragioni di genere (spesso nella lotta sono proprio le proletarie le più “femministe”), e noi lavoriamo perchè si esprima e si visibilizzi la marcia in più nella lotta che portano le donne proletarie.
*****
L'8 marzo ha visto a livello nazionale, scendere in sciopero soprattutto le lavoratrici precarie, delle pulizie, degli asili, dei servizi, delle tante cooperative sociali. E' l'immenso mondo del precariato, dal nord al sud - che col governo Renzi, con il suo job act, si è esteso e peggiorato, che vive il rischio di continuo di licenziamenti, con bassi salari, ricatti, discriminazioni - che è stata l'immagine più ampia dello “sciopero delle donne” di ieri.
A queste lavoratrici si sono unite tante lavoratrici della scuola già nei mesi passati in lotta – si può dire che non c'è stata una città in cui in grandi o piccoli numeri non abbiano scioperato, e chi non l'ha potuto fare ha trasformato una mattinata di lezione normale in una occasione per parlare del'8 marzo e della piattaforma dello sciopero delle donne.
Vi sono state soprattutto al sud contingenti di donne disoccupate che hanno portato nelle iniziative la loro carica di forte ribellione.
Al centro Italia, hanno scioperato - chiamate anche da diverse organizzazioni sindacali di base - le lavoratrici del commercio, dei grandi supermercati, tartassate con orari, turni, ma che devono essere sempre disponibili, sorridenti, e sempre a rischio licenziamenti per maternità.
Lo “sciopero delle donne” ha dato anche voce e ampiezza a scioperi già in corso delle immigrate, delle operaie dello Yook, alle lavoratrici schiavizzate del Veneto, alle immigrate in lotta per la casa di Milano.
Ci vogliono un pò di giorni per raccogliere tutte le capillari e frammentarie notizie e dati da dove si è scioperato o almeno si aderito in diverse forme allo “sciopero delle donne” - come era già stato in occasione del primo sciopero delle donne del 25 novembre 2013.
Questa volta siamo state come MFPR un pò sole ne lanciarlo. L'area del femminismo medio e piccolo borghese organizzato, intellettuale, una parte dell' area della Cgil che nel 2013 parlò dello “sciopero delle donne” (spesso solo per snaturarlo, farlo diventare unicamente virtuale, da internet, o di “massimo mezz'ora”), questa volta è scomparso. Ma ciò non ne ha impedito la sua riuscita ed estensione
*****
Nello stesso tempo dobbiamo dire che dobbiamo e c'è per tutte ancora da fare molto lavoro soprattutto perchè lo “sciopero delle donne” veda realmente e numericamente in campo le operaie e i settori delle lavoratrici più sfruttate e oppresse. Il carattere di “lunga marcia” di questo secondo sciopero deve servirci, darci tempo per far maturare sempre più le condizioni a livello di massa.
Ad esempio alla Fca Sata Melfi – una fabbrica simbolo di una realtà in cui il sistema più avanzato del capitale provoca una condizione soprattutto per le operaie da moderno medioevo – per l'8 marzo abbiamo portato una piattaforma specifica, espressione delle denunce e iniziative delle operaie, ma all'interno della fabbrica nessuna realtà sindacale ha preso alcuna iniziativa. C'è un vuoto sindacale a cui proprio in questi giorni si unisce una inqualificabile iniziativa del vertice Fiom di espulsione dei delegati e operai più attivi, tra cui alcune operaie attive sulla contestazione alle 'tute bianche'.
Ma in questa fabbrica, la FCA di Marchionne non si ferma nell'attacco e, prima o poi, la situazione può e deve esplodere, e come abbiamo detto, le donne operaie possono essere il “tallone d'achille” del sistema Marchionne.
Anche in tante altre fabbriche la situazione sta diventando inaccettabile per le donne, sfruttate, penalizzate e poi le prime ad essere licenziate, discriminate, ecc.
La lotta delle donne in queste fabbriche interessa tutte le lavoratrici, perchè se le donne vincono qui vincono dovunque, se perdono perdono d'ovunque.
Nel mondo schiavizzato delle braccianti, abbiamo appena cominciato, dopo una estate in cui vi sono state braccianti morte, e qui più che altrove si uniscono in maniera brutale e schifosa condizioni disumane di lavoro e ricatti e violenze sessuali.
E' una condizione simile a quella delle immigrate, anche se tra le immigrate soprattutto in alcune realtà del nord le lotte sindacali ci sono, ma è lo “sciopero delle donne” che le può unire e farle diventare un'arma dirompente.
Ora riprende e va avanti la lunga marcia.
Ora il suo obiettivo è unaMANIFESTAZIONE NAZIONALE DELLE LAVORATRICI, PRECARIE, DISOCCUPATE, DI TUTTE LE DONNE SFRUTTATE E OPPRESSE, A ROMA IN AUTUNNO
preceduta da un'assemblea nazionale in estate.
VIVA L'8 MARZO!
VIVA LO SCIOPERO DELLE DONNE!
LE DONNE HANNO UNA MARCIA IN PIU' E LA DOBBIAMO USARE!
SIAMO S/CATENATE!
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
Contro lo sfruttamento nei posti di lavoro, le condizioni di lavoro disumane e schiavizzanti in molti settori della produzione capitalistica, ma anche contro l’intero sistema dominante, fatto di violenza e femminicidi, sia in famiglia che da parte delle istituzioni totali dello Stato.
Uno “sciopero delle donne” che ha fatto riprendere nelle mani di tante donne proletarie, lavoratrici, più sfruttate e oppresse la bandiera dell'8 marzo, infangata dalla borghesia, dai loro mass media.
Uno “sciopero delle donne” in cui si è sentita importante l'unità delle donne dei vari posti di lavoro e città, la potenziale forza dirompente di questa unità delle lavoratrici e disoccupate, se si estende in tutti i posti di lavoro, nelle fabbriche più importanti, in tutte le realtà.
Uno “sciopero delle donne” che ieri ha rinnovato il “ponte” internazionale con le donne schiavizzate, doppiamente sfruttate, oppresse, stuprate, torturate, uccise, da Stati, governi, eserciti, uomini fascisti e patriarcali, ma soprattutto con le donne rivoluzionarie combattenti, dall'India, impegnate nella guerra popolare e la “rivoluzione nella rivoluzione”, al Kurdistan, alla Turchia, ecc.
Lo “sciopero delle donne' comincia a diventare un'arma pratica, per tradurre nei fatti il protagonismo delle proletarie, operaie, lavoratrici, disoccupate, immigrate, per unire le loro lotte e resistenze singole e far diventare egemone e un punto di vista generale le doppie ragioni delle donne, l'intreccio tra le ragioni di classe e di genere e perchè prendano nella loro mani la lotta per il loro destino e una vera liberazione, per essere un riferimento di tutte le donne oppresse, assumendone tutti i bi/sogni.
Questo sciopero ha contrastato e di fatto strappato dalle mani del femminismo borghese e del riformismo, politico e sindacale, il loro uso ipocrita dell'8 marzo volto ad impedire l'8 marzo delle donne proletarie, per mantenere incatenata la questione della maggioranza delle donne in un illusorio miglioramento di questo marcio sistema capitalista.
Il femminismo borghese quest'anno o ha taciuto, o si è rinchiuso in grigi conciliaboli, autosoddisfacenti. Il riformismo ha visto nella sua espressione più pura e organizzata, il sindacato della Cgil, della Camusso, usare anche l'8 marzo per propagandare la sua “carta dei diritti”, mentre ogni giorno questo sindacato porta avanti una linea, un'azione, che permette gli attacchi ai diritti, con pesanti conseguenze soprattutto per le lavoratrici, le precarie, le senza lavoro.
PER NOI INVECE ORA E SEMPRE LA NOSTRA BATTAGLIA E':
“SCATENARE LA RIBELLIONE DELLE DONNE COME FORZA PODEROSA DELLA RIVOLUZIONE!”
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L'8 marzo ha visto a livello nazionale, scendere in sciopero soprattutto le lavoratrici precarie, delle pulizie, degli asili, dei servizi, delle tante cooperative sociali. E' l'immenso mondo del precariato, dal nord al sud - che col governo Renzi, con il suo job act, si è esteso e peggiorato, che vive il rischio di continuo di licenziamenti, con bassi salari, ricatti, discriminazioni - che è stata l'immagine più ampia dello “sciopero delle donne” di ieri.
A queste lavoratrici si sono unite tante lavoratrici della scuola già nei mesi passati in lotta – si può dire che non c'è stata una città in cui in grandi o piccoli numeri non abbiano scioperato, e chi non l'ha potuto fare ha trasformato una mattinata di lezione normale in una occasione per parlare del'8 marzo e della piattaforma dello sciopero delle donne.
Vi sono state soprattutto al sud contingenti di donne disoccupate che hanno portato nelle iniziative la loro carica di forte ribellione.
Al centro Italia, hanno scioperato - chiamate anche da diverse organizzazioni sindacali di base - le lavoratrici del commercio, dei grandi supermercati, tartassate con orari, turni, ma che devono essere sempre disponibili, sorridenti, e sempre a rischio licenziamenti per maternità.
Lo “sciopero delle donne” ha dato anche voce e ampiezza a scioperi già in corso delle immigrate, delle operaie dello Yook, alle lavoratrici schiavizzate del Veneto, alle immigrate in lotta per la casa di Milano.
Ci vogliono un pò di giorni per raccogliere tutte le capillari e frammentarie notizie e dati da dove si è scioperato o almeno si aderito in diverse forme allo “sciopero delle donne” - come era già stato in occasione del primo sciopero delle donne del 25 novembre 2013.
Questa volta siamo state come MFPR un pò sole ne lanciarlo. L'area del femminismo medio e piccolo borghese organizzato, intellettuale, una parte dell' area della Cgil che nel 2013 parlò dello “sciopero delle donne” (spesso solo per snaturarlo, farlo diventare unicamente virtuale, da internet, o di “massimo mezz'ora”), questa volta è scomparso. Ma ciò non ne ha impedito la sua riuscita ed estensione
*****
Nello stesso tempo dobbiamo dire che dobbiamo e c'è per tutte ancora da fare molto lavoro soprattutto perchè lo “sciopero delle donne” veda realmente e numericamente in campo le operaie e i settori delle lavoratrici più sfruttate e oppresse. Il carattere di “lunga marcia” di questo secondo sciopero deve servirci, darci tempo per far maturare sempre più le condizioni a livello di massa.
Ad esempio alla Fca Sata Melfi – una fabbrica simbolo di una realtà in cui il sistema più avanzato del capitale provoca una condizione soprattutto per le operaie da moderno medioevo – per l'8 marzo abbiamo portato una piattaforma specifica, espressione delle denunce e iniziative delle operaie, ma all'interno della fabbrica nessuna realtà sindacale ha preso alcuna iniziativa. C'è un vuoto sindacale a cui proprio in questi giorni si unisce una inqualificabile iniziativa del vertice Fiom di espulsione dei delegati e operai più attivi, tra cui alcune operaie attive sulla contestazione alle 'tute bianche'.
Ma in questa fabbrica, la FCA di Marchionne non si ferma nell'attacco e, prima o poi, la situazione può e deve esplodere, e come abbiamo detto, le donne operaie possono essere il “tallone d'achille” del sistema Marchionne.
Anche in tante altre fabbriche la situazione sta diventando inaccettabile per le donne, sfruttate, penalizzate e poi le prime ad essere licenziate, discriminate, ecc.
La lotta delle donne in queste fabbriche interessa tutte le lavoratrici, perchè se le donne vincono qui vincono dovunque, se perdono perdono d'ovunque.
Nel mondo schiavizzato delle braccianti, abbiamo appena cominciato, dopo una estate in cui vi sono state braccianti morte, e qui più che altrove si uniscono in maniera brutale e schifosa condizioni disumane di lavoro e ricatti e violenze sessuali.
E' una condizione simile a quella delle immigrate, anche se tra le immigrate soprattutto in alcune realtà del nord le lotte sindacali ci sono, ma è lo “sciopero delle donne” che le può unire e farle diventare un'arma dirompente.
Ora riprende e va avanti la lunga marcia.
Ora il suo obiettivo è unaMANIFESTAZIONE NAZIONALE DELLE LAVORATRICI, PRECARIE, DISOCCUPATE, DI TUTTE LE DONNE SFRUTTATE E OPPRESSE, A ROMA IN AUTUNNO
preceduta da un'assemblea nazionale in estate.
VIVA L'8 MARZO!
VIVA LO SCIOPERO DELLE DONNE!
LE DONNE HANNO UNA MARCIA IN PIU' E LA DOBBIAMO USARE!
SIAMO S/CATENATE!
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
marzo 2016
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