Dopo i “colloqui” con gli
psicologi di cui parla l’articolo gli operai sono attualmente impegnati nei
corsi di riqualificazione: 18 ore sulla sicurezza, 8 sull’ambiente, 8 su
qualità auto, 24 sulla Lean Production!
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Ex Fiat “sul lettino” prima del
ritorno in fabbrica
Gli psicologi e gli ex della Fiat
Accanto ai 700 operai ex Fiat di
Termini, che ormai da quattro anni attendono di tornare al lavoro, scendono in
campo gli psicologi del lavoro. “Ci hanno sottoposto a test anche di 60,70
domande sugli argomenti più diversi – spiegano gli operai – ma anche una specie
di giochino con le cannucce di plastica, quelle delle bibite. E poi un colloquio
finale”. Non si tratta di terapia ma solo della prima fase del programma di
reinserimento al lavoro da parte della Blutec, la società che non senza ritardi
e difficoltà, ha preso il posto di Fca e a Termini produrrà componenti per auto
e poi vetture ibride.
Dallo scorso agosto il team di
psicologi ed esperti della società torinese “Città del lavoro” ha passato ai
raggi X i 700 operai per costruire una mappa dettagliata dello loro competenze,
capacità e motivazioni. “Abbiamo concluso la prima fase – spiega la psicologa
del lavoro Elena Foddai - e consegnato i
risultati della mappatura con tutte le capacità e attitudini dei dipendenti.
Poi ci sarà la fase di counseling, di consulenza per il rientro vero e proprio
all’attività che sarà comunque diversa da quella precedente”. Gli psicologi
hanno sondato capacità mentali, pratiche, di leadership, di lavoro in gruppo e
di “negoziazione”.
Ma il percorso non è stato facile, né da una parte, né
dall’altra. “All’inizio loro erano demotivati – racconta Foddai - e avevano
pienamente ragione viste le tante delusioni e le difficoltà di questi anni ma a
fine percorso avevano cambiato umore e atteggiamento. Certo, se non fossimo
stati psicologi sarebbe stato più difficile, oltre a analizzare competenze
abbiamo dovuto gestire emozioni”. Perplessi ma in parte fiduciosi gli operai:
“Ci hanno aiutato – ammette Agostino Cosentino, 52 anni, 23 passati in Fiat –
anche se molto spesso ci siamo fidati della loro professionalità non capendo
bene a cosa servivano questi test”. “Possiamo dire che ci siamo rassegnati a
seguire questo precorso – aggiunge Luciano Ricotta, 57 anni, 36 in fiat – ci
abbiamo messo l’entusiasmo della speranza di tornare al lavoro”. Ma fra gli
operai i timori rimangono molti: “I corsi di aggiornamento del Ciapi che stiamo
facendo dentro lo stabilimento – lamenta Cosentino – sono su argomenti teorici,
in Fiat ne facevano sempre ma nessuno ci ha ancora detto quale sarà il nostro
lavoro ma soprattutto quando inizierà”. Passati a Blutec da più di un anno, gli
operai criticano l’assenza di qualsiasi referente della nuova azienda. Vengono informati
solo dai sindacati ma di certo c’è che il piano industriale di Blutec è già in
ritardo. I primi operai dovevano rientrare a gennaio, in 409 inizieranno solo
ad aprile ed intanto per intoppi burocratici la cassa integrazione straordinaria
è bloccata d re mesi. “Siamo di fronte a una commedia dell’assurdo sottolinea il
segretario nazionale Fim Cis Ferdinando Uliano – da una parte abbiamo un governo
che approva il piano industriale e lo finanzia con 75 milioni di euro di
Invitalia, e dall’altra parte lo stesso governo burocraticamente chiede conferme
sullo stesso piano industriale ritardando l’approvazione della Cassa
Integrazione”. L’ennesimo ritardo che pesa sugli operai – commenta Roberto
Mastrosimone della Fiom Cgil – insieme a tanti punti ancora da affrontare e che
speriamo di chiarire nell’incontro del 24 marzo al ministero”. “Non crediamo
più a niente – sospira amaro Ricotta – ci limitiamo a sperare, più che a
credere”.
La Repubblica Palermo
11 marzo 2016
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