Un 8 marzo del femminismo proletario rivoluzionario.
In chiaro legame, continuità con il significato storico di questa data che ha le sue radici nelle operaie sfruttate, in sciopero e uccise dai padroni delle fabbriche, e che è nata nel movimento comunista internazionale che, nel 1921 con Clara Zetkin, decise di adottare l'8 marzo come giornata internazionale delle operaie, poi divenuta giornata di tutto il movimento di lotta delle donne.
In chiaro legame con la battaglia attuale delle donne, a livello nazionale e internazionale, nei paesi imperialisti, come il nostro, e nei paesi oppressi dall'imperialismo; donne sempre in prima fila, dovunque si lotta, contro i padroni, i governi, lo Stato moderno fascista, l'imperialismo, i suoi uomini ed i suoi eserciti stupratori, i regimi reazionari e massacratori, contro “gli uomini che odiano le donne”; per porre fine a questo sistema sociale borghese, in cui la maggioranza delle donne sono doppiamente sfruttate e oppresse, schiacciate nella loro dignità, i loro corpi violentati, uccisi, un sistema che non esita a reprimere con doppia ferocia, con odio e violenza sessista, le donne che si ribellano e combattono in armi.
Un 8 marzo contro il femminismo borghese che vuole invece un misero potere e meschini miglioramenti per sé, mentre sempre più la maggioranza delle donne vive una condizione da “moderno medioevo”.
Le donne proletarie devono prendere nella loro mani la lotta per il loro destino e una vera liberazione, ed essere un riferimento di tutte le donne oppresse, assumendone tutti i bi/sogni.
In questa battaglia, lo sciopero delle donne è un'arma pratica, per tradurre oggi nei fatti il protagonismo delle proletarie, operaie, lavoratrici, disoccupate, immigrate, per unire le loro lotte singole e imporre, far diventare egemone il punto di vista generale, le doppie ragioni delle donne, l'intreccio tra le ragioni di classe e di genere.
Le donne hanno bisogno di autorganizzarsi e lottare in maniera anche separata dal movimento di lotta generale, per darsi forza, coraggio, rompere i freni, pratici e ideologici, le tante forme di oppressione sia esterne, sia familiari, le doppie catene, per scatenare la ribellione delle donne come forza poderosa della rivoluzione dei proletari e dei popoli in ogni parte del mondo.
Chi nega questo, anche se parla di “rivoluzione”, vuole impedire il vento dirompente, di trasformazione, pratico, teorico, ideologico che la “rivoluzione nella rivoluzione” delle donne, la maggioranza delle masse, porta nella battaglia generale.
In questo, lo sciopero delle donne è una tappa importante.
Abbiamo fatto un primo riuscito sciopero delle donne il 25 novembre 2013, in questi 2 anni abbiamo portato avanti l'organizzazione e la mobilitazione delle donne, iniziative verso le fabbriche e posti di lavoro di donne, da Palermo a Taranto, a Milano, a Melfi, ecc. fino alla novità della marcia dell'11 e 12 dicembre; anni in cui sempre più si sono fatte sentire e vedere le lotte, le proteste delle operaie, delle braccianti, delle lavoratrici immigrate, delle precarie.
In questo 8 marzo facciamo un secondo sciopero delle donne, e cominciamo una marcia che via via unisca e arrivi a tutte le realtà delle lavoratrici.
Le donne proletarie in questo 8 marzo rilanciando la loro battaglia e la loro sfida, si uniscono alle donne combattenti, dall'India, alla Palestina, al Kurdistan, alla Turchia, ecc., e sono al fianco delle donne costrette a fuggire dalle guerre, dai regimi assassini.
Infine, diciamo chiaro: Noi siamo contro chi vuole cancellare l'8 marzo.
Lo vogliono cancellare i padroni, il governo perchè giustamente temono che dietro le “mimose” appaia lo spettro della lotta rivoluzionaria delle donne; ma lo vogliono cancellare anche coloro, spesso femministe piccolo borghesi, che irridono questa data storica delle donne e contribuiscono così a cancellare il suo carattere proletario, rosso e rivoluzionario.
Noi invece è questo 8 marzo che rivendichiamo!
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
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