«Ci
ammassano nelle camere»: la rabbia dei migranti a Cornigliano
Genova - Le urla e le proteste, la richiesta di non farsi identificare e la rabbia per una sistemazione troppo «piena di persone», fino a venticinque per camerata. L'arrivo di un nuovo gruppo di migranti, quaranta ragazzi provenienti da paesi sub-sahariani, infiamma la notte di giovedì. I giovani, tutti tra i 18 e i 24 anni, scendono dal pullman e vengono accompagnati dalle forze dell'ordine al primo piano del palazzo rosso di Corso Perrone, il centro di identificazione che dallo scorso settembre ha sostituito il Padiglione S della Fiera del Mare. Infreddoliti e stanchi, alcuni profughi seguono con attenzione le indicazioni e i gesti della polizia, per cercare di capire cosa fare senza conoscere una
parola di italiano.
Un gruppo di tre nigeriani, da un anno nel Centro accoglienza richiedenti asilo di Bari, in questo periodo svuotato dalle autorità perché oltre i limiti di capienza, non ci stanno. Si rifiutano di essere di nuovo identificati, si guardano intorno e rimpiangono le strutture più ampie e le stanze del capoluogo pugliese. Iniziano a inveire contro la polizia, gridano, vogliono stanze più grandi rispetto alle cinque ricavate al primo piano di Corso Perrone, meno persone a dormire fianco a fianco nei letti a castello.
«A Bari eravamo trattati meglio», gridano mentre monta la protesta che lascia interdetti gli altri profughi, appena sbarcati in Italia e desiderosi solo di trovare un posto sicuro dove restare. Gli animi si infiammano, tanto da richiedere l'intervento anche di una pattuglia dei carabinieri per tranquillizzare i tre nigeriani. Il giorno dopo ritorna la calma, fatta di panni stesi sui cespugli, tir portacontainer e macchine in passaggio continuo tra Corso Perrone e l'autoparco. Poco alla volta i migranti escono per parlare al telefono, fare un giro nel deserto di cemento tra Sogegross e l'Ikea, per riempire l'attesa del vaglio della richiesta d'asilo o per conoscere il proprio futuro dopo l'arrivo in Italia. Senegal, Pakistan, Gabon, Nigeria. Religioni diverse, usanze diametralmente differenti con un elemento in comune, tutti la stessa età dichiarata, tra i 19 e i 20 anni, anche quando i volti sembrano lasciare trasparire sguardi da adulti e storie di separazioni e sfruttamento alle spalle.
Una convivenza forzata, gestita con impegno dall'associazione onlus CoSerCo. Qui, negli ex uffici del palazzo rosso tra le ex acciaierie e l'attuale megastore Ikea, 5 stanzoni per accogliere un massimo di cento persone, da settembre hanno trovato accoglienza i profughi prima ospitati all'interno del Padiglione S della Fiera del Mare, ricollocati al numero 15 di Corso Perrone per essere poi smistati nei “campi”, come vengono definiti dagli stessi volontari delle associazioni onlus i siti di accoglienza sparsi su tutta la città.
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