La Strage di migranti continua anche in posti nascosti del mondo, dove non si conosce l'esistenza. Ogni anno molti migranti tentano di attraversare i 70 chilometri che distanziano l'isola di Comore alla colonia francese di Mayotte. Ma il 40% dei fortunati che arrivano sono dichiarati irregolari e fatti tornare indietro. Solo nel 2015 in 20 mila sono stati espulsi dal governo francese. Una strage che avviene dal 1995 e che dal 2011 il governo francese con l'unione europea sono complici e colpevoli di altri morti in mare di cui non si conosce l'esistenza.
Un gruppo di migranti su un kwasa-kwasa, le barchette che usano per affrontare il mare
Di seguito riportiamo l'articolo de La Stampa
Nel mare delle Comore l’altro cimitero di migranti
In 20 anni dai 10 mila ai 50 mila comoriani sono morti annegati nel tentativo di raggiungere Mayotte, isola dipartimento francese e quindi a tutti gli effetti Ue
GIORDANO STABILE
INVIATO A BEIRUT
C’è un altro cimitero di migranti sotto il mare. Si trova in
acque “europee”, anche se a ottomila chilometri di distanza dall’Italia, e
dalla Francia. E’ il tratto di Oceano indiano fra l’arcipelago delle Comore,
uno degli Stati più poveri al mondo, e Mayotte, 101esimo dipartimento
francese dal 2011, e quindi territorio a tutti gli effetti dell’Unione europea.
Intrappolati nelle barchette affondate dei trafficanti di uomini, conosciute
come kwasa-kwasa, ci sono sul fondale dai 10 mila ai 50 mila cadaveri.
Una strage silenziosa che dura dal 1995.
L’arcipelago delle Comore si trova fra la costa orientale
dell’Africa e il Madagascar. Quasi ottocentomila abitanti stipati su
poco più di duemila chilometri quadrati, con un reddito di 300 dollari all’anno
e il 169esimo posto, su 195, nella classifica dello sviluppo umano
dell’Onu. Islamizzate a partire dall’XI secolo, le Comore sono state rette da dinastie di sultani provenienti dall’attuale Tanzania. Le tre isole più occidentali dell’arcipelago (Grand Comore, Mohéli, Anjouan) nel 1886 sono diventate un protettorato francese, seguendo il destino della vicina Mayotte, che la Francia aveva annesso già nel 1841.
dell’Onu. Islamizzate a partire dall’XI secolo, le Comore sono state rette da dinastie di sultani provenienti dall’attuale Tanzania. Le tre isole più occidentali dell’arcipelago (Grand Comore, Mohéli, Anjouan) nel 1886 sono diventate un protettorato francese, seguendo il destino della vicina Mayotte, che la Francia aveva annesso già nel 1841.
Proprio queste due differenti fasi della colonizzazione
hanno segnato il destino finale delle isole: in un referendum, nel
1974, gli abitanti delle tre isole occidentali hanno scelto l’indipendenza,
quelli di Mayotte di restare con la Francia. Parigi prima si è rifiutata di
riconosce l’indipendenza, poi l’ha fatto, ma nel 1976, con un’altra
consultazione, ha definitivamente legato a sé Mayotte.
Per il nuovo Stato della Comore sono iniziati vent’anni
di golpe militari, contro-golpe di mercenari appoggiati dalla Francia,
guidati dal famigerato Bob Denard, disordini, crisi economica. Mayotte si è
integrata sempre di più con la lontana madrepatria. Oggi i suoi abitanti hanno
un reddito medio di 9 mila euro all’anno, un terzo di quello francese, ma 30
volte quello comoriano. Dal 1995 i comoriani, identici per cultura,
lingua, religione, devono chiedere il visto per andare a Mayotte. E da
vent’anni l’immigrazione illegale domina i 70 chilometri che separano Mayotte
dalla più vicina isola delle Comore, Anjouan.
I marinai arabi che per un millennio hanno solcato quelle
acque chiamavanoMayotte “l’isola della morte” per la barriera corallina
invisibile che la circonda. Il nome è più attuale che mai. “Siamo uno dei
più grandi cimiteri del mondo – denuncia il governatore di Anjouan, Anissi
Chamsidine -. In vent’anni sono affogati 50 mila comoriani. Nel silenzio
assoluto della comunità internazionale e della Francia. E’ l’indifferenza di
fronte alla sofferenza umana”.
Per Ahmed Mohammed Thabit, ex diplomatico comoriano e a capo
di una Ong che lotta contro il traffico di esseri umani, la cifra più probabile
è di “diecimila morti” ma ciò non toglie che il mare della Comore sia un
cimitero “più grande del Mediterraneo” per quanto riguarda i migranti. E
l’indifferenza della Francia, e dell’Europa, sta nei numeri.
Nel 2015 le autorità francesi hanno espulso 20 mila
immigrati comoriani. Le domande per permessi di soggiorno di lavoro sono
state 100 mila, ma solo 18 mila sono state accettate. Ora che Mayotte,
dal 2011, è dipartimento francese, la lotta all’immigrazione clandestina è una
priorità. Parigi stima che “il 40% dei 226 mila abitanti di Mayotte sono
immigrati illegali”. Il visto turistico per Mayotte costa 100 euro,
una traversata con i kwasa-kwasa, 200 euro. Per Ibrahim Aboubacar, parlamentare
francese in rappresentanza di Mayotte “gli stranieri”, cioè i comoriani, sono
un “peso che grava sul nostro stato sociale, sulla scuola, sulla sanità”. E
anche per moltissimi abitanti di Mayotte il sogno è emigrare, in Francia, in
Europa. Solo che loro possono farlo legalmente.
Per Ahmed Thabit, tutto ciò è il frutto di una
decolonizzazione guidata malissimo dalla Francia, con i referendum
“organizzati, controllati e supervisionati” da Parigi. Anche le condizioni
degli immigrati clandestini detenuti sull’isola francese sono pessime. Il
Consiglio europeo per i diritti umani, nel 2008, ha definito le condizioni nei
centri “inaccettabili”.
Alcuni immigrati, come Matar Yacoub, hanno addirittura
accusato i francesi di aver affondato apposta alcune kwasa-kwasa, le
piccole imbarcazioni degli “scafisti”. La vita dei clandestini è durissima. Uno
di loro, Taher, racconta che anche se i comoriani e gli abitanti di Mayotte
“sono uno stesso popolo” a Mayotte non la pensano così e “festeggiano quando
vengono a sapere che un kwasa-kwasa è affondato”. I giovani comoriani arriva
con l’illusione di buoni stipendi e una vita migliore ma sono poi costretti a
vivere nascosti, nel terrore della deportazione. Lavoro “ce n’è poco per
tutti”. Le possibilità di raggiungere l’Europa da lì, praticamente nulle.
Mayotte, “isola della morte, ed estrema frontier europea, per loro è una
trappola.
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