Nel nuovo gruppo Stellantis c’è un esubero di personale, sia tra gli operai che tra gli impiegati.
Per
ora l’azienda utilizza strumenti “dolci” per buttare fuori la gente. A
Cassino, a Melfi, a Termoli, a Pomigliano ed ora anche nelle fabbriche
del Torinese, ha concordato con i sindacati, FIOM inclusa, un piano di
smaltimento di operai che non servono al padrone per realizzare
profitti. Sono centinaia, a cui bisogna aggiungere quelli a cui “si
chiede” di trasferirsi in altri stabilimenti dove invece la manodopera
serve, anche in altre nazioni.
Per gli operai ci sono un po’
d’incentivi a licenziarsi, quattro soldi. Oppure, per coloro a cui
mancano quattro anni alla pensione tra Naspi e retribuzioni ridotte,
salari da fame per tutti e quattro gli anni.
Ora
l’azienda mette mano anche agli impiegati. In tempi di carestia non si
può guardare in faccia nessuno, neanche a quelli che di solito sono a
fianco dell’azienda. Così capita che, a Roma, si stia trattando il
prepensionamento di 350/400 dipendenti tra “gli enti di staff”, appunto
impiegati, quadri e dirigenti.
Il trattamento che viene loro riservato però, è già diverso rispetto a quello degli operai.
Prima
di tutto viene applicato il “contratto di espansione” che prevede
l’assunzione di giovani pari ad un terzo di quelli che escono. Secondo,
con il Contratto di espansione sono cinque gli anni di abbuono. Terzo,
l’indennità percepita per i cinque anni è sostanzialmente uguale alla
pensione che si percepirà. Inoltre i sindacalisti hanno richiesto una
integrazione ulteriore a questa indennità, ma per ora l’azienda ha
risposto con un diniego.
L’accordo prevede anche una riduzione
dell’orario di lavoro mediamente del 20% per quelli che rimangono, e in
questo tempo il personale sarà impegnato in corsi di formazione coperti
dalla cassa integrazione. In questo caso i sindacalisti chiedono
garanzie sulla distribuzione equa della cassa integrazione, ma anche una
integrazione salariale per i soldi che si perdono. Teniamo presente che
l’integrazione salariale rispetto ai soldi che gli operai hanno perso, e
stanno perdendo, per le centinaia di ore di cassa integrazione e per la
non maturazione dei ratei, pur richiesta spesso dalla base nelle
assemblee, i sindacalisti non l’hanno mai presa in considerazione nelle
trattative con il padrone. Per gli “enti di staff” sì.
Figli e
figliastri non solo per mamma Stellantis, ma anche per i sindacati che,
quando serve all’immagine, pomposamente si autodefiniscono “operai”.
F. R. - operai contro
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