Per l'assemblea nazionale del 19 settembre, che è utile preparare anche con iniziative/assemblee territoriali, abbiamo un modello che ha funzionato, l'Assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi del 27 settembre 2020 a Bologna. Essa è un buon riferimento per un confronto tra i lavoratori che si rifletta nelle lotte, nei posti di lavoro, come orientamento, sostegno verso lo sciopero generale del 18 ottobre.
Per il 18 ottobre ovunque è possibile lo sciopero deve essere blocco della produzione; inoltre lo sciopero deve voler dire raccogliere le energie e metterle nello scontro per estenderlo.
I licenziamenti nelle fabbriche, facilitati dallo sblocco dei licenziamenti del governo Draghi, la deriva politica segnata con l’assassinio brutale di Voghera, le manifestazione dei no vax al seguito dei fascisti, dei capi fascisti scortati dalla polizia con manifestazioni non autorizzate ma tollerate e coperte, quando ben sappiamo quale è il comportamento verso i lavoratori in sciopero, ecc. Questi temi non devono
essere estranei alla lotta dei lavoratori, alle mobilitazioni che costruiscono lo sciopero. Sono tutti elementi del moderno fascismo che avanza, con i due puntelli: il fascio populismo di Salvini da un lato e l'azione nefasta tra i lavoratori di Landini dall'altra.Sulla manifestazione di Firenze della GKN il problema non è tanto la presenza dei confederali, questi fanno il loro sporco mestiere, che non è solo di cavalcare i movimenti, ma di avere un peso ai tavoli governativi e di Confindustria perché bene o male garantiscono il controllo sulla classe; il problema più grosso, sabato alla Gkn è stata la cosiddetta "opposizione" Cgil che rivendica quello che ha fatto fino a ieri e lo vuole portare nelle lotte oggi. Questa posizione può essere pericolosa perché si è radicata non solo nel "collettivo", ma in tanti lavoratori che questo collettivo hanno seguito in questi anni, portandoli a contestare i sindacati confederali, che però intanto all’esterno portavano alla situazione di oggi che conosciamo.
Ma abbiamo la necessità di confrontarci con questo pezzo della classe operaia perchè è una lotta importante che non può andare alla deriva dei "pellegrinaggi" al Mise.
E’ una sfida anche per noi riuscire a intercettare questi operai licenziati, perché ci sia una effettiva unità tra le fabbriche sotto attacco. Il nostro lavoro, deve essere all'interno, in relazione con questi operai, per l’unità delle lotte, per aprire le contraddizioni.
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