Pari a oltre un quinto del totale delle denunce di
infortunio pervenute dal gennaio 2020 e al 4,2% del complesso dei
contagiati
nazionali. Boom in Lombardia
Milano - Boom di contagi Covid sul posto di lavoro nella seconda ondata. Secondo quanto riporta il 18esimo report nazionale elaborato dalla consulenza statistico attuariale Inail,
pubblicato oggi insieme alla versione aggiornata delle schede di
approfondimento regionali, dall'inizio della pandemia alla data dello
scorso 30 giugno, sono 176.925, pari a oltre un quinto del totale delle denunce di infortunio pervenute
dal gennaio 2020 e al 4,2% del complesso dei contagiati nazionali
comunicati dall'Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa
data. Rispetto alle 175.323 denunce registrate dal monitoraggio mensile
precedente, i casi in più sono 1.602 (+0,9%), di cui solo 157 riferiti a giugno,
227 a maggio, 236 ad aprile, 234 a marzo, 135 a febbraio e 169 a
gennaio di quest'anno, mentre i restanti 444 sono riconducibili allo
scorso anno. Il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire
informazioni non disponibili nelle rilevazioni precedenti. Il dato di giugno, ancora provvisorio, è il più basso registrato da un anno e mezzo a
questa parte, sensibilmente inferiore anche al minimo osservato a
luglio 2020, con circa 500 infezioni di origine professionale.
Boom 'seconda ondata'
Il 18esimo report Inail conferma il maggiore impatto della "seconda ondata" del periodo ottobre 2020-gennaio 2021, con il 59,3% delle denunce di contagio sul lavoro,
rispetto alla "prima ondata" del trimestre marzo-maggio 2020 (28,8%).
Le denunce si sono concentrate soprattutto nei mesi di novembre (22,7%),
marzo (16,2%), dicembre (14,5%), ottobre (14,1%) e aprile (10,4%) del
2020, mentre da febbraio di quest'anno il fenomeno è in significativa
discesa. Negli ultimi cinque mesi, infatti, le infezioni di origine
lavorativa segnalate all`Istituto sono pari all'8,9% del totale delle
denunce presentate dall'inizio dell'emergenza sanitaria.
I decessi
I decessi sono 682, concentrati soprattutto nel trimestre marzo-maggio 2020 (51,7%) e
pari a circa un terzo del totale degli infortuni sul lavoro con esito
mortale denunciati all'Inail da gennaio 2020, con un`incidenza dello
0,5% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati
dall'Iss alla data del 30 giugno. Rispetto ai 639 casi mortali rilevati
dal monitoraggio dello scorso 31 maggio, i decessi sono 43 in più, di
cui tre avvenuti a giugno, sette a maggio, otto ad aprile, 10 a marzo,
quattro a febbraio e due a gennaio di quest`anno, mentre gli altri nove
sono riconducibili ai mesi precedenti. A morire sono soprattutto gli
uomini (83,7%) e i lavoratori nelle fasce di età 50-64 anni (72,1%),
over 64 anni (18,3%) e 35-49 anni (8,9%), con un`età media dei deceduti
di 59 anni.
Età, genere e provenienza
Allargando l'osservazione a tutte le infezioni di origine professionale, prosegue l'Inail, l'età media dei contagiati scende a 46 anni, con il 42,5% delle denunce nella fascia 50-64 anni e il 36,7% in quella 35-49 anni, e il rapporto tra i generi si inverte. La quota femminile, infatti, è pari al 68,7%
e supera quella maschile in tutte le regioni, con le sole eccezioni
della Calabria, della Sicilia e della Campania, dove l'incidenza delle
lavoratrici sul complesso delle infezioni di origine professionale è,
rispettivamente, del 48,0%, 46,2% e 44,3%. L'86,3% delle denunce
riguarda lavoratori italiani, percentuale che sale al
90,5% per i casi mortali. Le altre comunità più colpite sono quella
rumena (con il 21,0% dei lavoratori stranieri contagiati), peruviana
(12,7%), albanese (8,1%), moldava (4,5%) ed ecuadoriana (4,2%). Per
quanto riguarda i casi mortali, invece, con il 13,8% dei decessi occorsi
agli stranieri, la comunità peruviana precede quelle albanese (12,3%) e
rumena (9,2%).
Le regioni, il primato lombardo
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