Tra i 57 dispersi ci sono 20 donne e due bambini nati da poco
Almeno 57 i migranti affogati davanti alle coste libiche. Tra loro una ventina di donne e un imprecisato numero di bambini. La conferma è arrivata da Federico Soda, capo dell’Organizzazione Onu per i migranti a Tripoli.Il gruppo più numeroso era di donne nigeriane. Ne è sopravvissuta una, le altre 17 sono annegate. Soda si è detto “Inorridito per l'ennesima dolorosa perdita di vite al largo delle coste libiche. Almeno 57 persone sono annegate oggi nell'ultima tragedia nel Mediterraneo Centrale”. Non una tragedia per caso: “Il silenzio e l'inerzia sono imperdonabili”. Il riferimento è al contesto internazionale, con Italia e Ue che hanno delegato a Tripoli il lavoro sporco,
senza chiedere in cambio l minimo rispetto dei diritti umani.“Con questo naufragio la stima dei morti nel Mediterraneo Centrale si avvicina a quasi mille (oltre 980) - annota Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim. L'anno scorso a fine luglio le vittime erano state 272”. Mille morti secondo una stima prudenziale che obbliga a non più “esitare e fare di tutto per rafforzare il sistema di pattugliamento in mare. Da subito”, insiste Di Giacomo richiamando Italia e Ue a responsabilità precise.
Fonti delle Nazioni Unite in Libia hanno riferito che il gruppo era salpato domenica sera intorno alle 23 da khoms. "Dopo due ore la barca ha cominciato a sgonfiarsi. E hanno imbarcato acqua. Come spesso accade si è creato panico la gente è caduta in acqua. Alcuni hanno cercato di nuotare verso riva senza riuscirci. In totale 57 dispersi e 18 sopravvissuti (4 recuperati da pescatori e 14 dai guardacoste libici)".
Le nazionalità dei sopravvissuti: Gambia, Ghana, Nigeria (solo 1 donna sopravvissuta su 18).
Oltre a manifestarsi come inefficiente e ambiguo nelle relazioni con le milizie, il sistema di intercettazione libico è deplorato dalle Nazioni Unite. “I migranti che vengono rimpatriati in Libia - ha ricordato nei giorni scorsi l’Oim - sono soggetti a detenzione arbitraria, estorsione, sparizioni e tortura”.
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