Il ns mondo in questi giorni è composto di migliaia di persone che in questi giorni ci hanno portato la loro solidarietà, tra questa c’è stata la qualità e servizi di tenere la mensa e di farci mangiare.”
Una manifestazione dove si vedeva subito l’anomalia rispetto ad altre iniziative di fabbriche che chiudono, in quanto era "diretta e organizzata" dalla più volte citata "comunità operaia" che in maniera compatta e “autorganizzata” ha partecipato nella gestione della manifestazione.
Quindi con elementi positivi e nuovi rispetto ad altre lotte ben visibili e riconoscibili ma che si scontrano con altri elementi di continuità che sono stati e sono negativi in tutte le altre vertenze (Whirpool e simili), come il fatto che comunque nella trattativa ci sono i confederali e che si riproduce ancora la dinamica dei tavoli del Mise a Roma, quando questa logica poteva essere ribaltata in questo caso dai più volte citati “rapporti di forza”, ma che in questo caso non sono stati messi campo per cambiare questa logica portando la trattativa alla fabbrica, e quindi utilizzare questa fase dello scontro e della trattativa per far pagare un costo politico a istituzioni e governo che avrebbero dovuto dare risposte tenendo conto di questa situazione e sottostando ai tempi della lotta e non, come al contrario avviene, ai tempi del Ministero e delle aziende.
Ma anche qui il problema è insorgiamo contro chi e per che cosa e su quale linea e basi di classe?
In questo senso prima degli interventi finali sempre Salvetti ha chiarito che "qui alla Gkn sono arrivati tutti e noi li abbiamo fatti parlare è arrivato anche Nardella, sindaco Pd di Firenze, e il presidente della Regione etc… e così per gli interventi di oggi ci riserviamo alla fine di dire la nostra su quello che ognuno dirà…"
Ma anche qui, un conto è quello che è espressione delle posizioni del Collettivo di fabbrica che essenzialmente parla di lotta al sistema del capitale, che tutti devono “insorgere” e fare come alla Gkn; altro, come poi ha chiarito nel suo intervento è - invece di generalizzare gli aspetti positivi di questa lotta come la non presenza dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali confederali e di far parte del percorso per il contagio della lotta autonoma degli operai contro padroni, governo. non escludere e anzi auspicare che la Gkn diventi una mobilitazione nazionale dei confederali e non parte della costruzione dello sciopero generale prolungato necessario oggi.
Così come lamentare e fare appello a superare atteggiamenti “minoritari”, con queste premesse diventa di fatto un'illusione di modificare/condizionare/spostare il ruolo dei sindacati confederali negli attuali rapporti tra capitale/governo/padroni, che è esattamente quello che viene portato avanti dalla opposizione Cgil, visto che non a caso Salvetti ne ha rivendicato l’appartenenza, ed era la componente maggioritaria di questa iniziativa. Su questo basta leggere la lettura che ne da Eliana Como su fb: "L’emozione e l’orgoglio di stare dalla parte giusta. Gkn non si tocca, la difenderemo con la lotta”. Anche qui generalizzare la lotta ma su quali basi?
Un altro conto è la realtà che stare dalla parte giusta significa chiarire agli operai chi sono i nemici e i falsi amici, far avanzare la presa di coscienza degli operai. quando già spontaneamente dalla base contestano la presenza delle istituzioni - ad esempio quando è venuto Giani presidente Regione: "È due anni che diciamo che succederà, dove eravate?», «Ma di che diritti si parla, che ora mio nipote potrebbe trovare solo un lavoro interinale, precario?» - ; così come è paradossale che si sia lasciato fare la passerella a Landini quando è stato alla Gkn.
Così come la presenza delle forze politiche del cretinismo parlamentare, ad esempio la posizione populista di sinistra di potere al popolo che dice in una intervista durante il corteo: "Serve una classe dirigente che sappia dare risposte al paese”, serve alla lotta degli operai?
Per concludere anche negli interventi finali davanti alla fabbrica non sono stati utili per far avanzare gli elementi positivi di questa lotta, perchè da un lato hanno avuto come caratteristica la propaganda demagogica - dall'operaio Pcl/Stellantis con la parola d’ordine nazionalizzazione /rivoluzione, ad esponenti Usb che mettevano dentro la questione Alitalia. Ma anche dal nostro campo, come gli interventi del Sicobas con un operaio di Prato che ha detto che bisogna unirsi al di là dei partiti politici e delle bandiere e anche dell’operaio di Piacenza-Fedex che non ha espresso la contraddizione Cgil/logistica, ed entrambi nulla sul percorso che serve far avanzare nelle lotte, e in questo caso tra gli operai Gkn, della strada del Patto d’azione e lavoratori combattivi, lasciando quindi libero campo alle conclusioni di Salvetti che da un lato si è preoccupato di attaccare quello del Pcl-Stellantis (che è l’altra parte dell’opposizione Cgil), usando argomenti che servono i rapporti di forza anche quando si presenta una piattaforma rivendicativa in fabbrica, figuriamoci per la nazionalizzazione, ribadendo in termini generici che questa vicenda è sindacale e politica che il problema non è il fondo ma il governo, nella visione di prospettiva che si può riassumere in una dichiarazione fatta qualche giorno fa dallo stesso: «Vent’anni fa a Genova molti di noi gridavano “un altro mondo è possibile” – hanno scritto gli operai – Noi, da questo nostro piccolo presidio, stiamo vedendo effettivamente lo spaccato di un altro mondo possibile».
Per finire serve pure inquadrare questa battaglia anche rispetto a quella che è stata la gestione dentro la fabbrica della Fiom, che è stata riassunta da un breve dialogo all'inizio del corteo con un giovane operaio, lasciato a casa quasi 2 anni fa perchè interinale, sul fatto che appena entrato il fondo nel 2018 gli spazi di manovre sindacali, nonostante i rapporti di forza, sono stati tagliati fuori e hanno utilizzato i 100 precari su 400 per preparare di fatto questo attacco, producendo intanto quello che gli serviva in più in altri siti, una vera e propria guerra, di cui l'articolo di giornale che riprendiamo da una informazione.
Articolo giornale:
Ritardi negli ordini e licenziamenti lampo: «Alla Gkn l’incubo è iniziato due anni fa»
Nella fabbrica di Campi Bisenzio il caos ha origini lontane: nel marzo 2020, diciotto operai lasciati a casa senza spiegazioni
TOMMASO SILVI - 17 LUGLIO 2021
FIRENZE. Claudio era in garage. Ha sentito squillare il cellulare ed è salito in casa. Un messaggio. Da un collega. “Siamo licenziati. Il 26 maggio ci mandano a casa”. Poche parole. Una pugnalata alle spalle. Era il 26 marzo 2020. In piena pandemia. Claudio – come altri diciassette dipendenti lasciati in mezzo alla strada dal giorno alla notte – lavorava alla Gkn. La multinazionale che venerdì 9 luglio ha chiuso lo stabilimento di Campi Bisenzio licenziando 422 operai senza preavviso. Con una mail. Tutti a casa con un click. Ancora una volta. Ma non per la prima volta.
Era già successo. Meno di un anno e mezzo fa. Ma in quel caso le “teste tagliate” erano state meno. C’era stata la protesta davanti alla fabbrica. Ma la vicenda non era salita alla ribalta delle cronache. Non è diventata un caso nazionale capace di infiammare la politica e le sigle sindacali a tutti i livelli. Ora invece i “silurati” sono centinaia. E Gkn da una settimana è sulla bocca di tutti. Un fulmine a ciel sereno? No. O meglio, non completamente. Perché i tuoni che annunciano la tempesta si sentivano da tempo nel capannone immerso nella zona industriale di Capalle. «Dal 2019 la vita in fabbrica è peggiorata, è iniziato il declino. Abbiamo cambiato sei direttori e due capi del personale. Mancavano i pezzi per la manutenzione, per ordinarli dovevamo chiedere mille autorizzazioni. Quando diventi di proprietà di un fondo – dice Matteo Moretti, del sindacato interno Gkn – , tutto è diverso. Abbiamo assistito a tagli su qualsiasi cosa. L’atteggiamento dell’azienda nei nostri confronti è diventato distaccato». Col senno di poi, è possibile dare un’origine al caos Gkn. Tra il 2018 e il 2019. Quando lo stabilimento di Campi Bisenzio è passato sotto il controllo del fondo di investimento Melrose Industries, con sede a Londra. «I fondi – spiega Moretti con la sicurezza di chi naviga da tempo nel mare sindacale – hanno una sola logica: compra, risana e rivendi. Melrose ha bloccato le assunzioni. Ha cominciato a tagliare ovunque. E ora ha smantellato lo stabilimento di Campi. Opera compiuta. Non abbiamo capito a cosa stavamo andando incontro, oppure non abbiamo voluto capirlo».
Claudio Bulletti ha 31 anni e vive a Vicchio di Mugello, in provincia di Firenze. «So cosa provano i 422 operai licenziati. A noi Gkn ha fatto la solita “sorpresa”, prima di loro». Claudio ha iniziato a lavorare alla Gkn di Campi Bisenzio nel 2016. «Ho avuto contratti a tempo determinato fino al 2019, poi l’azienda per legge avrebbe dovuto assumermi – racconta Claudio – come le altre diciannove persone che avevano fatto il mio stesso percorso». Nel febbraio 2019 ecco il colpo di scena. Nel mondo sindacale viene definito “precariato stabile”. Un giochino sulla pelle dei lavoratori. Tanto per cambiare. Venti operai vengono assunti col contratto “staff leasing”: vengono assunti, di fatto, da un’agenzia interinale – nel caso di Claudio, la Umana Spa di Firenze -, a tempo indeterminato, e poi “girati in missione” all’azienda che ne ha bisogno. A marzo del 2020, però, la Gkn all’improvviso stralcia (anzi straccia) il rapporto di lavoro. Diciotto dei venti operai assunti attraverso l’agenzia non servono più. «L’azienda ha smesso di pagarci la cassa integrazione – prosegue Claudio – e di noi si è occupata l’agenzia interinale. Sulla carta eravamo, e alcuni di noi sono ancora, suoi dipendenti. Abbiamo ricevuto qualche indennizzo, ma siamo disoccupati».
E pensare che a febbraio 2020, un mese prima di licenziare 18 dei 20 dipendenti assunti dall’agenzia interinale – due sono stati “trattenuti” da Gkn e fanno ora parte della maxi vertenza scoppiata venerdì scorso – Gkn aveva firmato un accordo con la Regione e con i sindacati, in cui si impegnava «a mantenere i livelli occupazionali e a non effettuare tagli del personale», spiega Claudio Bulletti. Sembrava una conquista per i lavoratori precari. «Speravamo che ci avrebbero assunto. Anche perché la produzione viaggiava a gonfie vele», continua l’ex dipendente Gkn. Già, la produzione. Durante la pandemia ha risentito del blocco del mercato delle auto, ma nell’estate 2020 è ripartita alla grande. Tanto che Gkn è andata in crisi di personale. E allora cosa ha fatto? Ha richiamato i 18 precari che aveva lasciato a casa a primavera. «Ci hanno chiesto di rientrare, attraverso il contratto con l’agenzia interinale. La produzione era arrivata a circa 10mila semiassi al giorno, contro i 5mila dei periodi normali. Noi, però – conclude Claudio – ci siamo rifiutati di rientrare. Sarebbe stata un’umiliazione. L’ennesima, da parte di un’azienda che non ci ha mai rispettato. Né noi, né i 422 colleghi mandati a casa con una mail».
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