Una schifezza a cui è necessario rispondere. Gli operai, i loro
familiari, le associazioni, il sindacalismo di base e di classe,
devono unirsi contro questa guerra che miete 1400 vittime.
Ricostruiamo la Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui
posti di lavoro e sul territorio.
Roberto Sanmarchi pena sospesa con la condizionale dopo il
patteggiamento. In precedenza aveva risarcito le famiglie delle
vittime per un totale di 4, 5 milioni
familiari, le associazioni, il sindacalismo di base e di classe,
devono unirsi contro questa guerra che miete 1400 vittime.
Ricostruiamo la Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui
posti di lavoro e sul territorio.
Roberto Sanmarchi pena sospesa con la condizionale dopo il
patteggiamento. In precedenza aveva risarcito le famiglie delle
vittime per un totale di 4, 5 milioni
Milano,
9 maggio 2019 - Ha patteggiato
1 anno e 10 mesi, pena
sospesa,
dopo aver risarcito le famiglie delle vittime e l'Inail per un totale
di circa 4,5
milioni
di euro, Roberto Sanmarchi, il titolare della Lamina, l'azienda
metallurgica milanese dove il 16 gennaio 2018 morirono
quattro operai
a causa di una fuoriuscita di gas argon nella vasca di un forno. Lo
ha deciso il gup di Milano Manuela Scudieri accogliendo la richiesta
della Procura e dei legali Roberto Nicolosi Petringa e Elena
Benedetti. L'accusa era omicidio
colposo.
Il titolare della Lamina era accusato di omicidio colposo plurimo con
l'aggravante
di aver commesso il fatto in violazione della normativa in materia di
sicurezza sul lavoro. L'inchiesta, coordinata dall'aggiunto Tiziana
Siciliano e dai pm
Gaetano Ruta e Letizia Mocciaro, aveva evidenziato una serie di falle nei sistemi di sicurezza della fabbrica, messi in luce da una complessa consulenza tecnica. Era stato accertato che nella fabbrica, infatti, non c'erano «procedure di sicurezza sulla utilizzazione della centralina di allarme del livello di ossigeno» e «sulla gestione della funzione di tacitazione» dell'allarme stesso che quel giorno suonò al mattino e venne probabilmente disattivato da uno dei quattro operai, che poi scesero nella vasca del forno e morirono uno dopo l'altro.
Non è stato, però, mai
accertato perché
fosse stata aperta la valvola che aveva provocato la fuoriuscita del
gas, malgrado il forno non fosse utilizzato in quel momento. I legali
del titolare della Lamina hanno sempre spiegato che «in una tragedia
di questa portata, essere arrivati in pochi mesi a
risarcire
tutte le famiglie è un risultato di grande rilievo dal punto di
vista umano e della solidarietà e anche processuale». Nel
procedimento era imputata anche la stessa società per la legge sulla
responsabilità amministrativa degli enti, società che ha
patteggiato una sanzione
pecuniaria di
36mila euro. Già lo scorso giugno si era saputo che Sanmarchi aveva
risarcito i familiari di una delle vittime, Giuseppe Setzu, e poi
erano state chiuse anche le transazioni extragiudiziali con le
famiglie dei fratelli Arrigo e Giancarlo Barbieri, anche loro
dipendenti Lamina. Poi, sono stati risarciti anche i familiari di
Marco Santamaria, elettricista di una ditta esterna e la stessa
società che collaborava con Lamina per la perdita del lavoratore.
Risarcimento versato, poi, anche all'Inail.
Gaetano Ruta e Letizia Mocciaro, aveva evidenziato una serie di falle nei sistemi di sicurezza della fabbrica, messi in luce da una complessa consulenza tecnica. Era stato accertato che nella fabbrica, infatti, non c'erano «procedure di sicurezza sulla utilizzazione della centralina di allarme del livello di ossigeno» e «sulla gestione della funzione di tacitazione» dell'allarme stesso che quel giorno suonò al mattino e venne probabilmente disattivato da uno dei quattro operai, che poi scesero nella vasca del forno e morirono uno dopo l'altro.
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