Cronache di viaggio e atterraggio nel regno dell’Aquila
Sveglia
anticipata sabato 6 aprile: trasferimento in 3 dall’AS2[1]
di Roma Rebibbia con
destinazione L’Aquila. In pratica la sezione AS2 a
Rebibbia è stata chiusa nei
giorni successivi al nostro trasferimento, e si può
ipotizzare un suo cambio
d’uso in AS3[2],
visto il sovraffollamento in cui vivevano le detenute
accusate e/o condannate
per 416 c.p.[3]
(una cosa analoga era avvenuta nel marzo 2017 quando
l’intera AS2 femminile –
comuniste e anarchiche – di Latina era stata spostata a
Rebibbia, convertendola
poi in AS3). Quella in cui ci troviamo ora, l’AS2
abruzzese, che ha il triste
primato di essere ormai l’unica sezione di Alta Sicurezza
femminile,
classificata AS2, sull’italico suolo. Si tratta di una
microsezione di 4 celle
singole, chiamata “sezione gialla”, uno spazio configurato
e utilizzato in
passato come 41bis femminile, e che ora ospita oltre a noi
“nuove giunte” (mi
si perdonino gli eccessi di terminologia galeotta, ma
questo è), anche una
prigioniera di religione
musulmana classificata AS2: quest’ultima, dopo la liberazione a febbraio delle altre 2 recluse nella sezione, è stata più di 20 giorni in isolamento, per cui si può presumere che il nostro arrivo sia servito a togliere dall’imbarazzo il DAP per questa sua condizione.
musulmana classificata AS2: quest’ultima, dopo la liberazione a febbraio delle altre 2 recluse nella sezione, è stata più di 20 giorni in isolamento, per cui si può presumere che il nostro arrivo sia servito a togliere dall’imbarazzo il DAP per questa sua condizione.
Sin dall’inizio è
risultata evidente una gestione militaresca e demenziale
da parte dei GOM (è
loro, qui a L’Aquila, la gestione della sezione), che
vorrebbero applicare il
rigore e il controllo propri del 41bis. D’altra parte la
galera aquilana ospita
41bis maschile e femminile (dove è murata viva da anni
l’unica prigioniera
comunista classificata in questo regime[4]),
una REMS, sezioni di
AS3, la nostra di AS2 e una sezione di “comuni”, una
ventina, che fungono da
lavoranti visto che il resto del carcere è blindato. La
prima mossa della
Direzione è stata il tentativo di una barocca applicazione
dell’articolo 18
o.p. sulla censura della corrispondenza e della stampa,
spiegata da un’ispirata
ispettrice GOM e giustificata dal fatto che l’AS2 preveda
in automatico la
censura (questione che spetta invece non al carcere, ma
all’autorità giudiziaria
di competenza di ognuna di noi), arrivando anche
all’assurdo di un’eventuale
valutazione di applicazione di 41bis per qualcuna di noi.
Le motivazioni che ci
sono state fornite sono sintomo di una (patologica) mania
di onnipotenza, di
potere, che coinvolge tutta la scala gerarchica, dalla
direttrice all’ultima
agente.
Dopo
una settimana di blocco effettivo della corrispondenza in
entrata e uscita,
contornato da discussioni con divise di ogni ordine e
grado, è emerso che la
c.c. de L’Aquila, più realista del re, aveva chiesto ai
vari tribunali di
competenza suddetta censura di quotidiani “per evitare
contatti con la zona di
provenienza criminale”, e della corrispondenza vista
l’allerta dei “Superiori
uffici del DAP ad estendere un maggior controllo e
monitoraggio sulla
corrispondenza della detenuta in oggetto, soprattutto in
questo momento storico
che vede coinvolta l’Europa tutta in una serie di
attentati terroristici”: è
insomma censurabile sia la stampa della zona di
provenienza (sic) che qualsiasi
scritto dell’universo mondo. Dopo richieste di
delucidazioni, il capolavoro
della logica è stato svelato: era una semplice richiesta
prestampata. Peccato
che appunto i criteri valutativi della censura siano
quelli del 41bis, secondo
i quali fra l’altro, è previsto il concreto ritaglio degli
articoli del
quotidiano, che viene mondato dalle notizie pericolose.
Sono
continuate nei giorni successivi a emergere altre usanze
tipiche del 41bis, la
cui continua contestazione provoca una manciata di
rapporti disciplinari, pratica
locale molto in voga: ne abbiamo totalizzati 9 nella prima
settimana, 6 nella
seconda, per futili motivazioni e arbitrarie, se non
inventate,
interpretazioni. Tali usanze riguardano l’uso maniacale
del metal-detector ad
ogni ingresso e uscita dalla cella, dal passeggio, dalla
socialità, senza
dimenticare quelli dalla doccia – se ne contano dalle 12
alle 16 volte;
l’impossibilità di avere CD e lettore e di ascoltare
musica (sono utilizzabili
solo per misteriosi e non meglio specificati “motivi di
studio”); il numero di
libri permessi in cella, solo 4, con l’aggiunta del Corano
o altro testo
religioso e Codice Penale (alla richiesta di sostituire
breviari religiosi o
penali con qualcosa di più consono… i GOM dimostrano
scarso senso
dell’umorismo); il numero contingentato di vestiario in
cella, oltre che di
generi di uso e consumo, quel poco d’altro che si può
avere, viene tenuto in un
armadietto esterno a cui si accede sotto controllo visivo
e conteggio da parte
delle guardie tramite apposita tabella; l’impossibilità di
portare all’aria
carta e penna; l’ordine, il controllo, la conta da parte
delle GOM, che contano
minuziosamente ogni cosa e aggiornano le loro debite liste
di tutti gli oggetti
tenuti in cella e nel magazzino, e verificati nelle due
perquisizioni
settimanali. Il passeggio dell’aria è di pochi metri
(8×10), e la cosiddetta
“socialità” è una barzelletta di cattivo gusto che
dovrebbe assolvere negli
stessi orari e nella stessa stanzetta spoglia (una ex sala
colloqui) le
funzioni di socialità (c’è solo un tavolino con 4 sedie),
palestra (c’è solo
una cyclette), e luogo di preghiera. Lo spezzettamento
della giornata imposto
(ore 7 apertura blindo, 7:15 ritiro posta, 7:30 carrello
colazione, 8
battitura, 9/11 aria, 11:30 vitto, 12/13 condivisione
pranzo, 13/15 socialità,
15 battitura, 15:30/17:30 aria, 17:30 vitto) assieme al
controllo visivo
pressoché continuo, dato l’obbligo del blindato aperto
fino alla chiusura alle
20, tranne un’ora e mezza in cui è consentito accostarlo
dopo pranzo, sono tipici
di un carcere-caserma. Insomma, se la sezione AS2 risulta
non avere un
regolamento vero e proprio, ha di fatto adottato norme da
41bis con le relative
pressioni, ovviamente senza chiamarlo come tale (l’unico
regolamento interno
della gabbia aquilana risale al 2002, periodo fra l’altro
in cui i circuiti di
AS non erano ancora stati istituiti), ma modificandone
solo alcuni aspetti,
come ad esempio poter tenere in cella il fornelletto anche
dopo le 20, o poter
condividere il pranzo.
Per
quel che riguarda la convivenza, dopo qualche giorno
“blasfemia”, o meglio
ateismo anarchico e religione sono parsi ben poco
compatibili per la detenuta
musulmana, che ha chiesto il trasferimento per
“incompatibilità”, per cui la
direzione se la risolve per ora con un divieto d’incontro
particolarmente
odioso e ridicolo viste le ridotte dimensioni della
sezione, che cerchiamo di
contrastare vista la condizione di isolamento di fatto. Il
tentativo di
sperimentazione carceraria applicato dal DAP pare
traballare, vista l’ingestibilità
ammessa dalle stesse guardie locali.
Ultima
nota di colore: non riuscendo ad applicare la censura,
almeno a chi non l’aveva
già, la direzione ha comunque disposto il trattenimento
del temutissimo, a
quanto pare, libro “Cucinare in massima sicurezza”. Viene
da chiedersi cosa mai
disporrà la “competente” Autorità Giudiziaria.
Non
c’è comunque da stupirsi della brutale stupidità
dell’istituzione totale,
soprattutto quando questa si manifesta chiara, palese
nella sua ottusità.
Quello
che però abbiamo avuto modo di tastare con mano è quanto
sia sempre utile
gridarglielo in faccia.
Dalla
sezione AS2 aquilana
[1] Vi appartengono i detenuti
che sono tali per delitti
commessi con finalità di terrorismo (anche
internazionale) o di eversione
dell'ordine democratico.
[2] Rientrano in questo
sottocircuito i detenuti che hanno
rivestito posti di vertice nelle organizzazioni dedite
al traffico di
stupefacenti.
[3] Associazione a delinquere
[4] Nadia Lioce, in 41 bis dal
2005
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