mercoledì 8 maggio 2019

pc 8 maggio - MANDURIA (TA) - CRESCETE LE SERPI IN SENO... - LA POLIZIA/LE ISTITUZIONI, LA SCUOLA, LA GENTE, LA FAMIGLIA

LA POLIZIA - Il 14 marzo - ben tre settimane prima della denuncia presentata dai vicini dell'operaio-pensionato, Antonio Stano, il 66enne di Manduria, morto a fine aprile dopo anni di sevizie, insulti, botte, calci, torture da parte di 14 ragazzi di cui 12 minorenni - la polizia, che non poteva non sapere, solo perchè sollecitata da uno dei vicini, va alla casa di Stano, raccoglie la sua denuncia ma non fa nulla. Chiede soltanto a Stano, che stava evidentemente male e temeva ritorsioni, se avesse bisogno di medico, farmaci, ma al suo rifiuto, se ne va - giustificazione: il pensionato non ha sporto denuncia formale. Solo il 6 aprile, ma dopo una denuncia firmata da alcune persone, i poliziotti intervengono e ricoverano il pensionato. 
La solerzia della polizia vista normalmente nelle lotte, nella repressione sociale, viene evidentemente meno quando si tratta di intervenire verso una persona che ha bisogno, sia per burocratismo (ci voleva la "denuncia formale"...), sia perchè Stano nel paese veniva considerato mezzo "pazzo" e quindi o non credibile o verso cui sarebbero meno gravi insulti e maltrattamenti.
LE ISTITUZIONI - Un anno fa, il 26 aprile, il consiglio comunale di Manduria era stato sciolto per "mafia" a causa 'delle riscontrate ingerenze da parte della criminalità organizzata'; con una particolarità: a differenza di altri scenari in cui era stata la mafia a cercare i contatti con la politica, a Manduria si era verificato il contrario, la politica aveva cercato di collegarsi alla mafia. Un "bell'ambiente" tossico, in cui i valori criminali, fascisti, da bullismo verso i deboli, hanno naturalmente casa.  

LA SCUOLA - Viene a conoscenza dai video mostrati da uno dei ragazzi, ma non sporge denuncia, si limita a parlare con la famiglia del ragazzo
LA GENTE DEL PAESE - Lo considerava appunto come un "pazzo" e non badava a quello che subiva da 7 anni. Individualismo, perbenismo, hanno buon gioco.
Sergio Costa ha scritto (riportato in altro post): "Antonio Stano era povero, viveva in una casa modestissima e la sua condizione psichica ed esistenziale non lo indussero a curare le apparenze, le pubbliche virtù e le convenzioni del piccolo centro di provincia. Anche la povertà, per il nuovo senso comune, per di più se non nascosta, occultata e se, addirittura, ostentata, è una colpa atavica dell’individuo che “non si è dato da fare”, che è uno “sfigato” , un “barbone” ecc… Comunque nemico del nuovo “decoro” sussunto come nuovo valore fondante... Nelle fasi di crisi, in quelle economiche ma soprattutto in quelle di civiltà, lo straniero (ora il migrante), il diverso, il disadattato ed il “matto” sono tutti additati come portatori di dis-ordine che tuttavia ci possono confermare nell’ordine...”.  
LA FAMIGLIA - La madre di uno dei ragazzi: “Ho paura che gli possa accadere qualcosa ora… sembra così forte ma ha ancora bisogno di me… io che sono la madre lo conosco bene… siamo preoccupati per come può reagire la gente.
“La scuola e i servizi sociali vi avevano avvertito dell’esistenza di quel video. Cosa avete fatto lei e suo marito?”. “Chiede il giornalista” - Lo abbiamo subito messo in punizione non facendolo più uscire. Cos’altro potevamo fare?...".
La difesa della famiglia prima di tutto - anche di fronte ad una persona morta/uccisa.

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