Corteo rinchiuso, fabbrica circondata da una mega “zona rossa”, presenza spropositata di polizia, carabinieri e mezzi, con repressione provocatoria al seguito.
Questo è quanto si è visto ieri pomeriggio a Taranto.
Questo è quanto si è visto ieri pomeriggio a Taranto.
Anche a Taranto, nelle ultime settimane, si sta mettendo in atto la
nuova modalità della polizia di impedire le manifestazioni, prima e
durante, come il nuovo livello di repressione, anche questa
preventiva e nel corso della manifestazione.
La manifestazione di sabato è stata di fatto
rinchiusa in una zona di meno di un chilometro, dai Tamburi al
Tubificio – prima portineria dell'ArcelorMittal. Mentre tutto
intorno ogni strada è stata bloccata e chiusa.
Un perimetro di decine di chilometri
che partiva da Tamburi/Piazza Gesù Divin Lavoratore fino alla
Direzione dell'Ilva su via Appia, è stato stato trasformato in una
mega “zona rossa” che circondava la fabbrica. Strade sbarrate,
macchine di polizia, carabinieri, polizia locale che impedivano il
passaggio; in ben tre portinerie dell'Ilva/ArcelorMittal, in un
raggio di chilometri, era impedito anche di avvicinarsi a decine di
metri; gli stessi operai di AM per entrare al lavoro dovevano
raggiungere la portineria principale, la D, da un parcheggio della
fabbrica distante centinaia di metri dall'ingresso. Tutte le
portinerie, comprese le Ditte dell'appalto, erano comunque
presidiate, fuori e dentro.
La Direzione dell'ArcelorMittal, dove
però si è tenuto per circa due ore, dalle 14, il presidio dello
Slai cobas, era piena di macchine e camionette della polizia, che
seguivano ogni spostamento degli
attivisti dello Slai cobas per il sindacato dei classe di Taranto, come quando una parte di loro si è spostata alla port. A dove alle 15 uscivano gli operai, per affiggere striscioni e locandine, e dove hanno preteso di prendere le generalità.
attivisti dello Slai cobas per il sindacato dei classe di Taranto, come quando una parte di loro si è spostata alla port. A dove alle 15 uscivano gli operai, per affiggere striscioni e locandine, e dove hanno preteso di prendere le generalità.
Un tentativo fatto dallo Slai cobas sc di
raggiungere poi la manifestazione con una macchina dall'unica strada
possibile, ha visto l'inseguimento di macchine dei carabinieri e
l'accusa/minaccia di aver addirittura “forzato il blocco della
polizia”...
Una cosa mai vista finora.
Ormai viene messo in atto un divieto di
manifestazione, che è apertamente anticostituzionale, in violazione
della libertà di manifestare. Ormai va in scena la nuova strategia
delle forze dell'ordine di costruire delle grandi zone rosse e
circondare/rinchiudere le manifestazioni, per impedirle, per
controllarle, per reprimere più facilmente chi manifesta.
Questo si era già visto a Taranto in
occasione della venuta di Di Maio il 24 aprile. Anche qui, con
divieti e prescrizioni, si era di fatto rinchiusa la manifestazione
in una piccola piazza e tutt'intorno, per chilometri, nelle strade,
sia parallele, che traverse, si era creata una zona rossa, che
impediva alle stesse persone abitanti in quelle strade di poter
passare.
A questo si unisce l'altra “strategia”,
che si è vista in opera anche sabato 4 maggio, e che viene ormai
agita in tante città, con l'esempio “madre” di Torino. Cioè,
creare una situazione che permetta alle forze dell'ordine di
caricare, lanciare lacrimogeni. Sempre più sembra che il loro
obiettivo è provocare, o agire con la repressione ad ogni minima,
anche innocua variazione sul tema.
TUTTO QUESTO NON PUO' E NON DEVE
PASSARE
NON DEVE CREARSI UNA NUOVA
“NORMALITA'” DELL'ALZATA DI LIVELLO DI DIVIETO DI MANIFESTARE
OCCORRE CONTRASTARE QUESTA
REPRESSIONE ILLEGALE, CON OGNI MEZZO E DA OGNI PARTE!
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