Lotte di classe in Francia è un testo con cui Marx ci insegna attraverso il metodo materialistico-dialettico a sviscerare dai reali fatti storici le dinamiche della lotta di classe che essi contengono in sé e che si manifestano all’esterno, negli avvenimenti politici.
Lotte di classe in Francia, come scrive Engels nella bellissima prefazione, è “il primo tentativo di spiegare attraverso la concezione materialistica un frammento di storia contemporanea partendo dalla situazione economica corrispondente”.
Nella produzione delle condizioni materiali che sono alla base della vita e che costituiscono la struttura della società, gli uomini sviluppano un insieme di relazioni. La politica, la filosofia, la religione ecc. che emanano da quella struttura e che costituiscono la sovrastruttura. Il cambiamento dei sistemi sociali è strettamente correlato ai livelli di organizzazione sociale con cui l’umanità avanza e progredisce, alla base vi è sempre l’organizzazione della produzione economica, ma ciò, nella lotta di classe che si sviluppa, porta a inevitabili e insanabili contraddizioni sociali che si trasformano in rivoluzioni sociali.
Dentro ogni avvenimento politico vi è lo sviluppo della lotta tra le classi esistenti in quella data società, tra la classe dominante di fase storica e le classi oppresse, nel sistema oggi capitalistico, fondato sulla contraddizione capitale/lavoro salariato, tra la borghesia dominante nel suo insieme e il proletariato.
È importante capire bene il concetto del potere nelle mani della borghesia, che come classe nel suo insieme difende tale potere con tutti mezzi “legali” e illegali di cui è in possesso e si dota
; così come occorre capire bene la questione delle diverse frazioni della borghesia che, nel mantenimento del potere, rappresentano interessi diversi, che portano a contraddizioni interborghesi, lotta tra le frazioni (vedi oggi la frazione rappresentata da Salvini/Lega, quella rappresentata dal M5S, quella dei padroni/Confindustria, quella che rappresenta il PD ecc.); ma gli interessi di classe delle frazioni della borghesia tornano a riallinearsi se il mantenimento del potere è messo in serio pericolo dal nemico di classe principale, il proletariato.
Lotte di classe in Francia spiega bene ciò attraverso gli avvenimenti storici dal 1848 (moti rivoluzionari) al 1850 in Francia.
La Rivoluzione francese del 1789 ha significato un reale rivolgimento sociale con il passaggio dal sistema feudale al sistema della borghesia al potere, la borghesia rivoluzionaria prese il potere alleandosi con i contadini e il proletariato.
Nel 1846-47 l’Europa era stata investita da una crisi economica che aveva colpito l’agricoltura, l’industria, il commercio, provocando carestie, miseria e disoccupazione. La monarchia di Luigi Filippo d’Orleans rappresentava la frazione borghese dell’aristocrazia finanziaria, dei banchieri, della speculazione in Borsa, “i re delle ferrovie”; una aristocrazia finanziaria sfruttava ingenti risorse pubbliche e facevano aumentare il debito pubblico; la borghesia industriale si ribellava a questa situazione, naturalmente sempre per garantire i propri interessi specifici.
Il moto rivoluzionario del '48 non fu un rovesciamento del sistema sociale vigente ma un cambiamento della forma dello Stato, sempre all’interno del sistema sociale con al potere la borghesia. Dalla monarchia costituzionale borghese si ha il passaggio alla repubblica democratico-borghese, il potere passava nelle mani della borghesia, anche se c’erano le diverse fazioni che poi si uniscono nel partito dell’ordine.
Anche in questa rivoluzione la borghesia repubblicana si allea con la piccola borghesia e il proletariato in nome di “libertà, fraternità, uguaglianza”.
Marx mette in luce innanzitutto la crescita del proletariato attraverso questa nuova esperienza di lotta sul piano della coscienza di una classe che inizia ad organizzarsi, coscienza che si acquisisce solo attraverso la lotta di classe. Il proletariato è protagonista della lotta di classe, senza la cui forza, in primis numerica, la borghesia all’opposizione non avrebbe potuto prendere il potere, ma quella rivoluzione è borghese. Il proletariato, come un bambino che dalla culla va crescendo, fa esperienza ma non ha ancora oggettivamente raggiunto la piena maturità come classe rivoluzionaria nel senso della propria autonomia politica, di direzione incarnata in un partito politico forte e organizzato che lo guidi nell’avanzamento del processo rivoluzionario in funzione del rovesciamento della borghesia e la presa del nuovo potere.
La strada, come scrive Engels nella prefazione, in un’ottica generale proiettata in avanti, è ancora lunga. Si afferma il concetto di lotta rivoluzionaria di lunga durata del proletariato.
Il proletariato trova nella repubblica democratico-borghese un ambito favorevole per lottare per la sua “emancipazione” rivoluzionaria, per rafforzarsi, per organizzarsi; la borghesia è costretta a fare le Costituzioni, e permette inizialmente le cosiddette libertà democratiche, i clubs, le associazioni, la libertà di stampa ecc., ma il proletariato non deve illudersi mai né deve delegare perché il potere è sempre nelle mani della borghesia che domina (la repubblica borghese è la livrea “democratica” della dittatura della borghesia fondata sempre sul rapporto capitale/lavoro salariato, sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo); la borghesia dominante è sempre pronta a cambiare livrea con un processo di reazionarizzazione dello Stato per mantenere il potere e salvaguardare i propri interessi di classe, se messi in discussione o in serio pericolo.
Il moderno fascismo che oggi avanza spedito nei paesi imperialisti, la fascistizzazione degli Stati come il nostro nei diversi ambiti, con al governo il fascio-populismo Salvini/Di Maio, nella crisi economica in cui sprofonda il mondo del Capitale, è la attuale risposta della borghesia dominante nel suo insieme per difendere il proprio potere e tenere a freno, reprimere la potenziale ribellione delle masse lavoratrici e proletarie su cui si scaricano tutti gli effetti negativi della crisi.
In nome del “popolo” nei proclami di campagna elettorale permanente alla Salvini, il governo attuale nei fatti concreti è sempre e solo al servizio della borghesia, a partire dai provvedimenti economici (salvataggio delle banche, decreto dignità al servizio dei padroni, tagli alle risorse della scuola pubblica, sanità, servizi… ), mentre verso i settori popolari riserva con aumento della repressione, politiche razziste volte anche alla distrazione di massa dai veri problemi sociali.
Le masse proletarie oppresse alla ricerca di un cambiamento hanno espresso in buona parte la protesta nell’illusione elettorale, vedi il passaggio elettorale dal reazionario governo PD antioperaio e antiproletario al fascio-populismo Lega/M5S ingannapopolo.
E il proletariato francese si era illuso! L’illusione cade grazie non alla rivoluzione di febbraio, ma alla disfatta di giugno che diventa, dice Marx, la vera culla della repubblica borghese.
La borghesia fino a quando le rivendicazioni del proletariato (in nettissima minoranza con due rappresentanti degli operai nel nuovo governo dopo la rivoluzione in Francia del febbraio 48) rimangono nell’alveo non pericoloso, istituzionale, per esempio con la richiesta del “Ministero del lavoro” (Ministero di fatto impotente all’interno della potenza dominante del capitalismo), “permette” la conciliazione tra le classi.
Gli atelier nationaux richiesti dal “rappresentante” della classe operaia, Blanc, erano l’illusione riformista di risolvere i problemi del proletariato dall’interno di questo sistema che non risolve affatto i problemi veri del lavoro (in quel caso), si tratta infatti di misure assistenziali a spese dello Stato (leggasi a spese dei lavoratori salariati) usati anche come arma di ricatto per tenere buone le masse senza lavoro, invece di dare lavoro vero; tutto questo ci riposta esattamente ad oggi, soprattutto con l’uso dei cosiddetti ammortizzatori sociali.
Ma nel momento in cui gli operai insorgono realmente contro quel governo borghese che non dava seguito alle loro istanze sociali, governo che aveva escluso i loro rappresentanti dai giochi di potere, relegandoli nell’impotenza appunto del “Ministero del Lussemburgo”, non si fa alcun scrupolo ad attaccare gli operai, il proletariato armato che ora fa davvero paura alla borghesia. La “fraternité” dell’alleanza rivoluzionaria del 48 è dimenticata.
La disfatta di giugno del proletariato pone sul piatto della classe però il nutrimento che viene dalla sconfitta, ci insegna Marx, sconfitta che non deve essere vista in un’ottica catastrofista senza via di uscita ma come una leva, facendo i necessari bilanci, per crescere e maturare politicamente in un percorso non facile ma necessario che deve vedere la costruzione per il proletariato della propria autonomia politica, del proprio partito rivoluzionario che lo guidi per la presa del potere.
La piccola borghesia per la sua specifica natura di classe, sempre oscillante tra l’aspirazione a elevarsi al rango borghese e il pericolo di retrocedere nelle file del proletariato, è comunque una classe reazionaria che non aspira al vero cambiamento sociale ma alla conservazione, e non esita a tradire il proletariato nel momento in cui riesce dopo la rivoluzione del 48 (in cui era invece alleata con il proletariato per sconfiggere la monarchia) a entrare nel potere politico borghese (vedi la disfatta di giugno).
Il M5S, espressione oggi in particolare della piccola borghesia, è un chiaro esempio di questo, la chiamata a gran voce del proletariato in nome del vero “cambiamento” da parte della piccola borghesia incazzata, moralista, perbenista che faceva la voce grossa contro gli interessi/affari/corruzioni di padroni, politici e banche rappresentati per esempio dal governo Renzi, oggi in cosa si è trasformata?
Afferrate le poltrone al fianco del fascio-leghismo pur di governare, con indagati e corrotti dentro il governo, il M5S si è trasformato in un continuo ingannatore del popolo non solo a parole ma con reali provvedimenti legislativi che di “cambiamento” hanno solo quello di peggiorare la condizione di vita di operai, lavoratori, giovani, donne, masse popolari.
Lotte di classe in Francia, come scrive Engels nella bellissima prefazione, è “il primo tentativo di spiegare attraverso la concezione materialistica un frammento di storia contemporanea partendo dalla situazione economica corrispondente”.
Nella produzione delle condizioni materiali che sono alla base della vita e che costituiscono la struttura della società, gli uomini sviluppano un insieme di relazioni. La politica, la filosofia, la religione ecc. che emanano da quella struttura e che costituiscono la sovrastruttura. Il cambiamento dei sistemi sociali è strettamente correlato ai livelli di organizzazione sociale con cui l’umanità avanza e progredisce, alla base vi è sempre l’organizzazione della produzione economica, ma ciò, nella lotta di classe che si sviluppa, porta a inevitabili e insanabili contraddizioni sociali che si trasformano in rivoluzioni sociali.
Dentro ogni avvenimento politico vi è lo sviluppo della lotta tra le classi esistenti in quella data società, tra la classe dominante di fase storica e le classi oppresse, nel sistema oggi capitalistico, fondato sulla contraddizione capitale/lavoro salariato, tra la borghesia dominante nel suo insieme e il proletariato.
È importante capire bene il concetto del potere nelle mani della borghesia, che come classe nel suo insieme difende tale potere con tutti mezzi “legali” e illegali di cui è in possesso e si dota
; così come occorre capire bene la questione delle diverse frazioni della borghesia che, nel mantenimento del potere, rappresentano interessi diversi, che portano a contraddizioni interborghesi, lotta tra le frazioni (vedi oggi la frazione rappresentata da Salvini/Lega, quella rappresentata dal M5S, quella dei padroni/Confindustria, quella che rappresenta il PD ecc.); ma gli interessi di classe delle frazioni della borghesia tornano a riallinearsi se il mantenimento del potere è messo in serio pericolo dal nemico di classe principale, il proletariato.
Lotte di classe in Francia spiega bene ciò attraverso gli avvenimenti storici dal 1848 (moti rivoluzionari) al 1850 in Francia.
La Rivoluzione francese del 1789 ha significato un reale rivolgimento sociale con il passaggio dal sistema feudale al sistema della borghesia al potere, la borghesia rivoluzionaria prese il potere alleandosi con i contadini e il proletariato.
Nel 1846-47 l’Europa era stata investita da una crisi economica che aveva colpito l’agricoltura, l’industria, il commercio, provocando carestie, miseria e disoccupazione. La monarchia di Luigi Filippo d’Orleans rappresentava la frazione borghese dell’aristocrazia finanziaria, dei banchieri, della speculazione in Borsa, “i re delle ferrovie”; una aristocrazia finanziaria sfruttava ingenti risorse pubbliche e facevano aumentare il debito pubblico; la borghesia industriale si ribellava a questa situazione, naturalmente sempre per garantire i propri interessi specifici.
Il moto rivoluzionario del '48 non fu un rovesciamento del sistema sociale vigente ma un cambiamento della forma dello Stato, sempre all’interno del sistema sociale con al potere la borghesia. Dalla monarchia costituzionale borghese si ha il passaggio alla repubblica democratico-borghese, il potere passava nelle mani della borghesia, anche se c’erano le diverse fazioni che poi si uniscono nel partito dell’ordine.
Anche in questa rivoluzione la borghesia repubblicana si allea con la piccola borghesia e il proletariato in nome di “libertà, fraternità, uguaglianza”.
Marx mette in luce innanzitutto la crescita del proletariato attraverso questa nuova esperienza di lotta sul piano della coscienza di una classe che inizia ad organizzarsi, coscienza che si acquisisce solo attraverso la lotta di classe. Il proletariato è protagonista della lotta di classe, senza la cui forza, in primis numerica, la borghesia all’opposizione non avrebbe potuto prendere il potere, ma quella rivoluzione è borghese. Il proletariato, come un bambino che dalla culla va crescendo, fa esperienza ma non ha ancora oggettivamente raggiunto la piena maturità come classe rivoluzionaria nel senso della propria autonomia politica, di direzione incarnata in un partito politico forte e organizzato che lo guidi nell’avanzamento del processo rivoluzionario in funzione del rovesciamento della borghesia e la presa del nuovo potere.
La strada, come scrive Engels nella prefazione, in un’ottica generale proiettata in avanti, è ancora lunga. Si afferma il concetto di lotta rivoluzionaria di lunga durata del proletariato.
Il proletariato trova nella repubblica democratico-borghese un ambito favorevole per lottare per la sua “emancipazione” rivoluzionaria, per rafforzarsi, per organizzarsi; la borghesia è costretta a fare le Costituzioni, e permette inizialmente le cosiddette libertà democratiche, i clubs, le associazioni, la libertà di stampa ecc., ma il proletariato non deve illudersi mai né deve delegare perché il potere è sempre nelle mani della borghesia che domina (la repubblica borghese è la livrea “democratica” della dittatura della borghesia fondata sempre sul rapporto capitale/lavoro salariato, sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo); la borghesia dominante è sempre pronta a cambiare livrea con un processo di reazionarizzazione dello Stato per mantenere il potere e salvaguardare i propri interessi di classe, se messi in discussione o in serio pericolo.
Il moderno fascismo che oggi avanza spedito nei paesi imperialisti, la fascistizzazione degli Stati come il nostro nei diversi ambiti, con al governo il fascio-populismo Salvini/Di Maio, nella crisi economica in cui sprofonda il mondo del Capitale, è la attuale risposta della borghesia dominante nel suo insieme per difendere il proprio potere e tenere a freno, reprimere la potenziale ribellione delle masse lavoratrici e proletarie su cui si scaricano tutti gli effetti negativi della crisi.
In nome del “popolo” nei proclami di campagna elettorale permanente alla Salvini, il governo attuale nei fatti concreti è sempre e solo al servizio della borghesia, a partire dai provvedimenti economici (salvataggio delle banche, decreto dignità al servizio dei padroni, tagli alle risorse della scuola pubblica, sanità, servizi… ), mentre verso i settori popolari riserva con aumento della repressione, politiche razziste volte anche alla distrazione di massa dai veri problemi sociali.
Le masse proletarie oppresse alla ricerca di un cambiamento hanno espresso in buona parte la protesta nell’illusione elettorale, vedi il passaggio elettorale dal reazionario governo PD antioperaio e antiproletario al fascio-populismo Lega/M5S ingannapopolo.
E il proletariato francese si era illuso! L’illusione cade grazie non alla rivoluzione di febbraio, ma alla disfatta di giugno che diventa, dice Marx, la vera culla della repubblica borghese.
La borghesia fino a quando le rivendicazioni del proletariato (in nettissima minoranza con due rappresentanti degli operai nel nuovo governo dopo la rivoluzione in Francia del febbraio 48) rimangono nell’alveo non pericoloso, istituzionale, per esempio con la richiesta del “Ministero del lavoro” (Ministero di fatto impotente all’interno della potenza dominante del capitalismo), “permette” la conciliazione tra le classi.
Gli atelier nationaux richiesti dal “rappresentante” della classe operaia, Blanc, erano l’illusione riformista di risolvere i problemi del proletariato dall’interno di questo sistema che non risolve affatto i problemi veri del lavoro (in quel caso), si tratta infatti di misure assistenziali a spese dello Stato (leggasi a spese dei lavoratori salariati) usati anche come arma di ricatto per tenere buone le masse senza lavoro, invece di dare lavoro vero; tutto questo ci riposta esattamente ad oggi, soprattutto con l’uso dei cosiddetti ammortizzatori sociali.
Ma nel momento in cui gli operai insorgono realmente contro quel governo borghese che non dava seguito alle loro istanze sociali, governo che aveva escluso i loro rappresentanti dai giochi di potere, relegandoli nell’impotenza appunto del “Ministero del Lussemburgo”, non si fa alcun scrupolo ad attaccare gli operai, il proletariato armato che ora fa davvero paura alla borghesia. La “fraternité” dell’alleanza rivoluzionaria del 48 è dimenticata.
La disfatta di giugno del proletariato pone sul piatto della classe però il nutrimento che viene dalla sconfitta, ci insegna Marx, sconfitta che non deve essere vista in un’ottica catastrofista senza via di uscita ma come una leva, facendo i necessari bilanci, per crescere e maturare politicamente in un percorso non facile ma necessario che deve vedere la costruzione per il proletariato della propria autonomia politica, del proprio partito rivoluzionario che lo guidi per la presa del potere.
La piccola borghesia per la sua specifica natura di classe, sempre oscillante tra l’aspirazione a elevarsi al rango borghese e il pericolo di retrocedere nelle file del proletariato, è comunque una classe reazionaria che non aspira al vero cambiamento sociale ma alla conservazione, e non esita a tradire il proletariato nel momento in cui riesce dopo la rivoluzione del 48 (in cui era invece alleata con il proletariato per sconfiggere la monarchia) a entrare nel potere politico borghese (vedi la disfatta di giugno).
Il M5S, espressione oggi in particolare della piccola borghesia, è un chiaro esempio di questo, la chiamata a gran voce del proletariato in nome del vero “cambiamento” da parte della piccola borghesia incazzata, moralista, perbenista che faceva la voce grossa contro gli interessi/affari/corruzioni di padroni, politici e banche rappresentati per esempio dal governo Renzi, oggi in cosa si è trasformata?
Afferrate le poltrone al fianco del fascio-leghismo pur di governare, con indagati e corrotti dentro il governo, il M5S si è trasformato in un continuo ingannatore del popolo non solo a parole ma con reali provvedimenti legislativi che di “cambiamento” hanno solo quello di peggiorare la condizione di vita di operai, lavoratori, giovani, donne, masse popolari.
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