giovedì 9 maggio 2019

pc 9 maggio - Contro i fascisti a Casalbruciato in tutte le forme - cronaca della manifestazione antifascista

Casal Bruciato, storico residente fa suonare ''L'Internazionale'' sul balcone per il corteo antifascista

Esce sul balcone di casa, appoggia un paio di casse sul davanzale e fa suonare ''L'Internazionale'' al passaggio del corteo antifascista a Casal Bruciato. E’ Pippo Macrì, storico abitante del quartiere teatro di feroci scontri e polemiche per l’assegnazione di una casa popolare a una famiglia di origine rom. Tanti i manifestanti che si sono fermati sotto il balcone di Pippo e con il pugno alzato hanno intonato la storica canzone comunista

Casal Bruciato: cronaca di una sollevazione antifascista


Se il riscatto popolare comincia dai quartieri della periferia, ebbene il pomeriggio di ieri mercoledì 8 maggio, per le vie di Casal Bruciato, segna certamente un passaggio importante dei molti che dovranno esser fatti nel prossimo periodo.
L’appuntamento chiamato alle 16 in via Satta, di fronte le sedi Asia-Usb e della Casa del popolo, voleva essere un secondo momento di “rigurgito antifascista” (dopo quello del giorno prima) nei
confronti dei banchetto montato da CasaPound contro l’assegnazione di una casa popolare a una famiglia, lo ripetiamo, avente diritto, di origine rom.
Alla chiamata cittadina, la Roma solidale e conflittuale risponde con 500 presenze, tra organizzazioni, realtà sindacali, sociali, associazioni, collettivi e singoli volenterosi, a cui si aggiungono i molti abitanti del quartiere che mettono da parte i timori dovuti a un clima di tensione creato ad hoc per l’occasione e decidono di dare l’impronta decisiva al presidio-manifestazione, quella di chi il quartiere lo abita e non è disposto a lasciarlo in mano alle speculazioni (in questo caso, elettorale).
Come accennato, la giornata non è stata delle più semplici. Le forze dell’ordine si schierano con blindati, reparti speciali e idranti pronti all’azione, ma la piazza rimane sempre consapevole del suo obiettivo principale e non si lascia trasportare dai momenti di tensione (pur presenti, come sempre, in una giornata percepita come importante): parlare al quartiere, condividerne i problemi e indicare il vero nemico che crea le condizioni di disagio e abbandono di cui soffrono i cui quartieri di periferia.
E così è stato. I cori del corteo, ottenuto dopo una lunga trattativa con la polizia, che inizialmente aveva intrappolato i manifestanti in via Satta, sono tutti per le case popolari, per la dignità dei suoi abitanti, per il lavoro che manca, o che se c’è, è mal retribuito, per la sanità pubblica, per la solidarietà popolare. Al suono della voce unanime delle persone unite nella lotta, Casal Bruciato sembra ricordare la sua storia, che è fatta di lotta e di conquista, senza nessuna concessione, di quei diritti che pur dovrebbero essere garantiti ad ogni abitante di questo paese.
Chi non scende in strada, si ritrova ad applaudire dai balconi e a dare manforte (anche sulle note dell’Internazionale, tanto per rimarcare il colore di questo quartiere, che se di certo non è omogeneo, è tuttavia ancora vivo tra i suoi abitanti) a un sentimento di rivalsa che, lungi dall’essere un tanto vituperato impulso irrazionale, di pancia, è un sacrosanto rifiuto nei confronti dell’abbandono istituzionale che si protrae da oramai troppe amministrazione su questa città.
La rabbia, si è detto più volte tra le file del corteo, è un sentire necessario, è sintomo di vitalità e di non accettazione di una condizioni di difficoltà, ma ha bisogno di un responsabile concreto, individuabile, che di certo non può essere la famiglia (qualsiasi colore abbia la sua carta d’identità) della porta accanto – che appunto, proprio perché della porta accanto, vive probabilmente le stesse situazione di privazione del resto del quartiere.
Così la pensano anche un nutrito gruppo di giovani rom, unitosi ai manifestanti per ringraziare della solidarietà, e che però ha compreso anche la necessità, in queste giornate, di prendere parola in prima persona.

Chi invece non ha trovato vita facile è stato il Pd, presente con Orfini e duramente contestato dalla piazza, reo di far campagna elettorale sulla pelle di quei cittadini che più hanno sofferto le politiche dei recenti governi. Invitati ad abbassare le bandiere anche gli esponenti della Cgil, visti non proprio di buon occhio (eufemismo), in particolar modo dopo le ultime prese di posizioni contro il salario minimo.

Dal microfono finale, l’Asia-Usb ha inoltre rilanciato la carovana prevista per martedì 14 maggio sulle strade della capitale. I quartieri delle periferie romane (da Torre Maura, passando da Tor Sapienza, Casal Bruciato e Casal Bertone, con la presenza complice di molti altri quartieri periferici della città) porteranno, tutti uniti, i veri problemi che affliggono questa città direttamente in Campidoglio, sottolineando come lo spazio per la deresponsabilizzazione delle istituzioni è finito, e che il riscatto popolare, come scritto in apertura, comincia dai luoghi più martoriati dalle politiche degli ultimi anni.

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