"Non c'è un c.. di poliziotto, un appartenente alle forze dell'ordine, il vuoto", denunciano gli attivisti antirazzisti.
Presidi contrapposti di Usb e Casapound dopo l'assegnazione di un alloggio popolare a un nucleo familiare bosniaco composto da 14 persone: due sono adulte, ma per la maggior parte sono bambini. Il più piccolo ha due anni.
L'associazione Nonna Roma, appreso del presidio di CasaPound, ha lanciato una mobilitazione rivolta a tutta la cittadinanza per non lasciare sola la famiglia rom minacciata. Già ieri alcuni attivisti si sono recati in via Satta per controllare e denunciare la situazione. "Abbiamo trovato bambini terrorizzati, accovacciati in un letto, lontani dalle finestre. Bambini che piangono, seduti su uno straccio di letto, un appartamento completamente vuoto. All'ingresso del palazzo alcune persone controllano chi esce e chi entra. Non c'è un cazzo di poliziotto, un appartenente alle forze dell'ordine, il vuoto. Una famiglia reclusa e terrorizzata dentro una casa del comune senza assistenti sociali, vigili urbani, circondata da facinorosi che gli impediscono di uscire. Una cosa vergognosa, così come l'indifferenza degli altri condomini"
Famiglia rom minacciata a Casal Bruciato: "I bambini non riescono ad andare a scuola"
"Stanotte i bambini avevano molta paura e piangevano – ha detto il padre di famiglia a Radio Cusano Campus, raccontando la situazione e le minacce ricevute – Una delle mie figlie sta male e l'ho portata nel campo nomadi dove abitavamo prima. Volevo portarla all'ospedale, ma lei mi ha detto di no, era in preda all'ansia e alla paura. Gli altri bambini che hanno dormito qui nell'appartamento hanno avuto paura e per tutta la notte non hanno dormito. Io vorrei restare, però i vicini danno fastidio, i miei figli non possono uscire giù, non possono fare niente, non posso portarli neanche a scuola. Sono sceso io e ho comprato cornetto e cappuccino per fargli fare colazione. In casa siamo 14: io sono bosniaco, sono arrivato in Italia nel '92, veniamo dal campo rom di Ciampino. Abbiamo fatto la richiesta per questa casa popolare nel 2017, abbiamo tutto in regola, siamo in regola con documenti e permesso di soggiorno. I miei bambini sono nati in Italia e sono cittadini italiani, il più grande ha 21 anni e il più piccolo due. La casa è grande 106 mq, per me va bene, è grande abbastanza. Per pagare l'affitto faccio il mercatino, ho una partita iva, faccio piccoli lavori. Se ci mandano via da qui, dobbiamo tornare nel campo rom dove stavamo prima".
"Vi devono impiccare tutti" avevano urlato stamani alcuni residenti. Insulti da un manifestante a mamma rom con bimba: "Ti stupro"
Nel primo pomeriggio si è alzata la tensione per l'arrivo nel palazzo del movimento di sinistra Asia, che ha manifestato in strada in solidarietà dei rom. Intanto i militanti di CasaPound, nel cortile del palazzo insieme ai residenti, ha urlato slogan come: "Il quartiere non vi vuole. Buffoni". "Hanno il permesso di stare lì dentro al presidio? Fascisti di m..." urlano i manifestanti di Asia dall'altra parte del cancello.
"Non ti far più vedere, se torni qui ti ammazziamo di botte". Dopo una lunga notte trascorsa dentro l'appartamento spoglio e senza l'allaccio della corrente, Senada e Imed, la coppia rom di origini bosniache legittima assegnataria dell'appartamento in via Satta, a Casal Bruciato, stamani aveva incassato ulteriori minacce dai residenti in presidio permanente nel cortile delle case popolari. "Li vogliamo vedere tutti impiccati, bruciati" dicono alcune donne radunate nel cortile condominiale proprio di via Satta.
"Non sappiamo cosa fare - aveva detto questa mattina Imed - ma vivere lì in quelle condizioni è impossibile". Insieme a loro c'era anche Suzana, la 34enne rom minacciata ripetutamente dopo che il mese scorso era entrata, anche lei come legittima assegnataria, in un appartamento popolare in via della Tenuta di Torrenova a Tor Vergata. "Dopo la manifestazione neofascista di sabato le minacce sono proseguite - ricorda - mi dica il Comune cosa devo fare, io non vorrei andarmene. Ringrazio i professori e i genitori dei compagni di classe dei miei figli per la solidarietà e la lettera pubblicata martedì su Repubblica".
Una decina di donne si è posizionata davanti l’abitazione popolare assegnata alla famiglia rom a Casal Bruciato, decisa a non farla entrare. “Hanno fatto male a uscire, adesso non passano più”. “Questa è casa nostra, noi torniamo a Casal Bruciato”, ha invece detto il padre della famiglia cui è stato dato l’alloggio.
Nessun commento:
Posta un commento