pc 7 aprile - Alla FCA di Pomigliano dominata da Marchionne in poi, il fascismo padronale - dentro il moderno fascismo generale
Viviamo
in due mondi paralleli, quello della cosiddetta società civile, dove
apparentemente c’è uno stato di diritto, e quello delle fabbriche dove
lo stato di diritto finisce.
La FIAT è l’emblema di questo mondo parallelo. All’interno dei
confini dei suoi stabilimenti non c’è più diritto di critica, diritto di
parola, possibilità di organizzarsi per difendere i propri interessi di
parte operaia, sono tollerati solo i sindacalisti filoaziendali, di
fatto non c’è più neanche il diritto di sciopero, perché chi sciopera,
chi organizza gli scioperi, chi esprime simpatia per gli scioperi, è
immediatamente oggetto di “pressioni”, trasferimenti, attenzioni
particolari di capi e vigilanti, fino ai provvedimenti disciplinari e al
licenziamento. Se colpiscono un operaio combattivo non lo fanno mai
ufficialmente perché lotta per difendersi dagli alti ritmi, dal consumo
veloce sulle linee del suo corpo e della sua mente, per cercare di
aumentare i miseri salari. No, le motivazioni ufficiali sono sempre
altre: scarso rendimento, abbandono del posto di lavoro, messa in
discussione dell’ “obbligo di fedeltà”, a cui bisogna sottomettersi,
detto per inciso, anche lontano dallo stabilimento, lontano dalla
cosiddetta “proprietà” FIAT.
Il mese scorso un reparto dello stabilimento di Pomigliano, lo
Stampaggio, fece alcuni giorni di sciopero contro un cambiamento della
turnistica imposto dall’azienda che li costringeva a lavorare il sabato e
parte della domenica in regime ordinario con il recupero
infrasettimanale del giorno libero perso. Gli operai giustamente
scioperarono sulla parola d’ordine: no al lavoro gratis di sabato. La
FIOM diede loro la copertura sindacale.
Lo sciopero di poche centinaia di operai scatenò le reazioni
rabbiose dell’azienda fino a che la FIOM fece rientrare gli scioperi. La
cosa però, non si è chiusa lì. Gli operai che furono coinvolti
nell’agitazione hanno continuato a subire pressioni di ogni tipo e
l’attenzione particolare dei capi e dei vigilanti.
Quelli che sono stati individuati come punti di riferimento della massa operaia, hanno avuto attenzioni ancora più particolari.
Giovanni Balzano, uno di questi operai, che, pur spostato da tempo
su altre lavorazioni, continuava ad avere rapporti con gli operai dello
Stampaggio, e rappresentava un punto di riferimento per la sua capacità
di non piegare la testa di fronte alla dirigenza, capace di criticare a
viso aperto le condizioni di lavoro impossibili, il clima da caserma che
vigeva in fabbrica, è stato licenziato in questi giorni.
Era stato isolato su una postazione dove non aveva contatti con gli
altri operai, su un macchinario difettoso che non gli permetteva di
poter raggiungere gli obiettivi produttivi che gli erano imposti, ma
senza testimoni intorno. Spesso impossibilitato anche ad allontanarsi
per i suoi bisogni fisiologici. Costantemente tallonato da capi e
vigilanti. Costretto ad un clima di tensione costante per mettere alla
prova la sua capacità di autocontrollo.
Ha resistito finchè ha potuto, poi, isolato, non tutelato da
nessuno, ha dovuto soccombere. L’azienda ha costruito la sua tesi nel
corso del tempo fino a quando non ha deciso che era arrivato il momento
di colpire.
La mancanza di un’organizzazione compatta degli operai rende questi
operai completamente scoperti rispetto allo strapotere dell’azienda. I
sindacati interni, per il 90% sono al servizio della FIAT per i quali i
licenziamenti sono sempre giustificati. Nello stabilimento di
Pomigliano, l’unico sindacato che si presenta come difensore dei diritti
dei lavoratori è la FIOM. Giovanni Balzano è un iscritto FIOM. Ma qui
dobbiamo chiederci: cosa ha fatto la FIOM per tutelarlo?
Un sindacato al servizio degli operai difende principalmente gli
operai più combattivi, quelli che non si tirano indietro di fronte alle
prepotenze aziendali. Come si poteva tutelare Balzano? Certo la forza
della FIAT è grande e quelli non allineati non hanno vita facile
compresa la FIOM. Ma se si era capito che a questo operaio si stava
preparando il trappolone, bisognava organizzargli intorno una rete di
difesa. Predisporre testimonianze a suo favore, tutelarlo per la
postazione che gli avevano dato per fregarlo, con pressioni sui medici
aziendali, sui responsabili del funzionamento del macchinario,
assicurando una presenza di un delegato sindacale ogni volta ce ne era
bisogno.
Da quello che si sa, poco su questo versante è stato fatto.
I casi come questo, anche in stabilimenti non della FIAT sono ormai
innumerevoli. Nella stessa zona un altro caso emblematico è il
licenziamento di un gruppo di operai della più grossa ditta di
trattamento di rifiuti della zona, una ditta del gruppo Bruscino. Anche
qui, una battaglia di tipo sindacale che vedeva schierati un gruppo di
operai e un delegato CGIL contro il passaggio da una delle ditte del
gruppo ad una cooperativa di comodo, ha avuto come epilogo il
licenziamento di otto operai. Anche qui però, la causa ufficiale addotta
dall’azienda, non è stata la lotta sindacale che questi operai avevano
fatto, ma nuove esigenze produttive che rendevano inutile la mansione
lavorativa di questi operai.
Anche qui il sindacato non li ha difesi fino in fondo. Non c’è stata
nessuna mobilitazione a loro favore, nessun passaggio che sottolineasse
il fatto che venivano licenziati per la lotta e non perché non c’era
più bisogno del loro lavoro.
Parliamo della FIOM, della CGIL, ma ne potremmo nominare anche diversi della galassia degli alternativi.
Nello scontro, ancora sotterraneo, ma che sempre più spesso viene in
superficie, tra operai e padroni si conferma sempre di più la mancanza
di un’organizzazione degli operai veramente operaia. Che li organizzi,
li unisca, li mobiliti contro il padronato, questo sì organizzato, per
difendere sia gli interessi minimi che quelli generali.
Questa organizzazione non esiste al momento, né a livello politico e
neanche a livello sindacale, è ora che gli operai più consapevoli e
combattivi ci mettano mano e la costruiscano. La lotta contro i
licenziamenti per rappresaglia che diventano sempre più numerosi e
insopportabili può essere una buona base di partenza.
F. R.
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