pc 13 aprile - Riscaldamento globale... Una nota per il dibattito
A fasi alterne il riscaldamento globale torna in auge, si fanno
manifestazioni, dibattiti, convegni, ma poi tutto è dimenticato e i
buoni propositi accantonati. Qualche settimana fa è stata Greta a
promuovere il dibattito con le sue azioni clamorose, sfociate in una
manifestazione mondiale dei giovani il 15 marzo. Adesso vi è la fase di
declino d’interesse per queste problematiche, per questo voglio
parlarne, in senso critico, su questo telematico, per individuare il
nesso tra globalizzazione e riscaldamento climatico globale. Notizie e
informazioni che difficilmente si trovano sugli organi di
(dis)informazione di massa.
UN PO’ DI STORIA
La globalizzazione si è affermata alla fine del secolo scorso con la
caduta del Muro di Berlino. L’imperialismo mondiale aveva la necessità
di espandere su scala globale il proprio sistema produttivo, ora che
tutte le barriere erano cadute. Che cosa ha permesso la globalizzazione
dei mercati? Molti pensano che siano state le differenze di costo della
mano d’opera a stimolare l’espansione del sistema produttivo, ma non è
così.
La globalizzazione è stata possibile grazie alla rilevante riduzione
dei costi del trasporto per via marittima, dovuta allo sviluppo di
nuovi motori navali. A fine anni ottanta del secolo scorso sono
diventati operativi sulle navi commerciali dei nuovi propulsori a Ciclo
Diesel a due tempi, a bassissimo numero di giri con potenze mai
ottenute, finora, con motori a combustione interna: centinaia di
migliaia di c.v. per un unico blocco propulsivo. Il vantaggio principale
di questi motori, però, era la loro estrema semplicità costruttiva che
ha permesso di utilizzare qualsiasi tipo di carburante: questi
propulsori erano sprovvisti di distribuzione e funzionavano allo stesso
modo dei motorini e degli scooter, ma erano diesel. In definitiva
funzionavano con gli scarti della raffinazione dei carburanti, dal costo
quasi nullo! Infine la messa a punto del trasporto intermodale dei
container, ha permesso di scaricare facilmente le merci da un punto
all’altro del Pianeta a costi irrisori.
Sono state queste innovazioni che hanno permesso la delocalizzazione
delle attività produttive e non le differenze salariali che sono sempre
esistite: è convenuto pescare del merluzzo in Scandinavia, farlo
lavorare in Asia, dove il lavoro costava pochissimo, e importare il
prodotto lavorato, grazie al costo di trasporto irrisorio. Lo stesso
discorso è valso per tutte le altre merci. Non solo, il basso costo
delle derrate alimentari è servito da strumento di assoggettamento dei
popoli, attraverso la distruzione delle agricolture locali che
permettevano la sussistenza delle popolazioni indigene, giacché
conveniva comprare grano e altre derrate alimentari piuttosto che
produrle in loco. Anche la centralità della Cina, dell’India e dell’Asia
in genere è dovuta allo sviluppo del commercio navale, possibile grazie
alle innovazioni sopra descritte.
Nell’arco di qualche decennio si è giunti ai nostri tempi con la
globalizzazione pienamente affermata, dove l’intero Pianeta è diventato,
un unico sistema produttivo e ogni prodotto finito è fatto di materie
prime che hanno compiuto anche più volte il giro del mondo. Si pensa
che, allo stato attuale, ogni nazione abbia, al massimo, il 10% di
autonomia produttiva, per il resto dipende dall’esterno. In queste
condizioni è facile affamare un popolo con l’embargo, il Venezuela
insegna.
DA COSA DIPENDE IL RISCALDAMENTO GLOBALE
Torniamo adesso al tema centrale di questo mio intervento il
riscaldamento globale. Premesso che il nesso tra concentrazione di gas
serra e innalzamento della temperatura globale è certo, bisogna
comprendere perché ciò stia avvenendo con un ritmo sempre più sostenuto.
Le borghesie mondiali puntano sempre più il dito sulle automobili
inquinanti, vogliono cavalcare l’onda emotiva per risolvere la crisi
automobilistica per imporre le auto elettriche, istallare qualche
pannello solare e tutto torna a posto. Ma non è così, vediamo il perché.
-
L’INQUINAMENTO DELLE NAVI. Molti studiosi sostengono che venti navi
portacontainer inquinano come tutte le auto circolanti al mondo, per via
del pessimo carburante usato. Ogni anno, però, solcano i mari circa
60.000 navi di questo tipo, qual è allora il livello d’inquinamento
prodotto? Difficile pensarlo. Perché in nessun incontro internazionale
sui cambiamenti climatici non si pongono queste problematiche? Domanda
retorica, si metterebbe in discussione il sistema, ma basterebbe fare
una moratoria dell’uso dei carburanti bituminosi nelle navi
portacontainer per ridurre drasticamente l’inquinamento globale! In
questo modo, però, il trasferimento delle merci non sarebbe più
conveniente e tutta la globalizzazione crollerebbe.
Il trasporto navale delle merci, però svolge altre funzioni: ogni
anno, inspiegabilmente, circa 120 navi piene zeppe di container
affondano con tutto l’equipaggio, nessuno conosce il contenuto dei
“contenitori”; un modo elegante di smaltire i rifiuti tossici? Chi ha
indagato è stato “elegantemente” neutralizzato, è la legge della
(dis)informazione globale! Oppure queste navi riportano nei paesi dove
hanno prelevato materie prime, rifiuti elettronici di ogni genere, sotto
forma di “aiuti”. Non c’è che dire, un bel servizio! Questo immenso
spostamento di navi comporta altri gravissimi problemi ecologici: quando
le navi sono vuote pompano grandissime quantità di acqua di mare per
essere stabilizzate, con tutte le specie ittiche in essa presenti;
specie ittiche trasferite in altri porti con immensi squilibri
ambientali. Infine il rumore assordante dei motori navali provoca
continui spiaggiamenti di balene e cetacei, con conseguenze ecologiche
facilmente immaginabili.
-
LA PRODUZIONE DI CIBO. Ebbene, questa è l’attività umana che ha il
maggior impatto sul riscaldamento globale, sia direttamente che
indirettamente. Chiaramente mi riferisco alla produzione di cibo così
com’è attuata nel mondo globalizzato, finalizzata principalmente al
profitto delle imprese del settore.
Sono due, in particolare, le attività che maggiormente incidono
sull’ambiente: i concimi azotati di sintesi e l’allevamento intensivo
degli animali. La sintesi dei concimi azotati richiede immense quantità
di energia, mentre i grandi allevamenti di bestiame inquinano come
delle metropoli!
-
LA RIDUZIONE DELLE CAPACITA’ OMEOSTATICHE DEL PIANETA. È un aspetto
mai considerato nei dibattiti sul tema: il problema non è tanto
l’aumento dell’anidride carbonica globale, ma la riduzione della
capacità di assorbimento di essa da parte del suolo e dei mari! La Terra
nelle ere geologiche ha avuto picchi di anidride carbonica ben maggiori
dell’attuale, ma i meccanismi regolatori non erano intaccati e
l’equilibrio veniva facilmente ristabilito; allo stato attuale, Invece
la cementificazione selvaggia, la riduzione della sostanza organica dei
suoli coltivati e l’inquinamento marino dovrebbe preoccupare di più
della produzione dei gas serra, invece questi aspetti vengono
completamente ignorati.
CONCLUSIONI
Innanzitutto sfatiamo un mito: gli sconvolgimenti climatici non
potranno mai distruggere la vita sulla Terra, ma provocare fame, morte
e sofferenza di milioni, forse miliardi di poveri cristi sacrificati
sull’altare del profitto. I porconi troveranno sempre un posto sulla
Terra dove stare. Allora bisogna prendere coscienza delle vere cause
degli sconvolgimenti ambientali, dovuti al sistema produttivo
finalizzato al profitto generato dal lavoro salariato. Non c’è
soluzione, bisogna rovesciare lo stato delle cose esistenti, punto....
Pietro Demarco - da operaicontro
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