da operaicontro

Il Tribunale del riesame di Palermo ha liberato Roberto Ginatta dagli arresti domiciliari, cui era stato condannato poco più di due settimane fa. L’accusa era di aver fatto sparire 21 milioni di euro, fondi pubblici che aveva ricevuto dallo Stato per far ripartire la ex Fiat di Termini Imerese. Ripartenza per la quale Ginatta, culo e camicia con casa Agnelli costituì (era la fine del 2014), con altri soci “prenditori” la società Blutec, della quale è presidente. Anche l’amministratore delegato di Blutec, era stato condannato per lo stesso motivo, evitando l’arresto perché in Brasile, impegnato in altri affari.

I 21 milioni erano la prima tranche di 168 che Renzi al governo, aveva stanziato in un’operazione che si sarebbe rivelata molto fruttuosa per casa Agnelli: la Fiat ufficialmente a Termoli usciva di scena con la cessata attività. La fabbrica e gli addetti o una parte di essi attraverso Blutec con a capo Ginatta, azionista e socio d’affari con gli Agnelli avrebbero ripreso la produzione.

Un esuberante Renzi al governo, condusse l’operazione e sganciò i soldi, tramite Invitalia e la Cassa depositi e prestiti, alla Blutec mentre prometteva agli ex operai Fiat di Termini Imerese, che la fabbrica sarebbe ripartita assumendo 700 operai per produrre auto ibride. Il sindacato pur vedendo che col passare del tempo, Blutec non faceva niente per riavviare la fabbrica, invece di chiamare gli operai ad una vera lotta, per il rispetto e l’applicazione degli accordi, ha  accettato e accetta ogni genere di scusa, di rinvii, è solo impegnato ad ottenere la cassa integrazione e il conseguente immiserimento degli operai.

Anche in questi giorni che viene alla luce la truffa ai danni dello stato e l’inganno degli operai la soluzione è la solita, cassa integrazione per altri sei mesi per 691 operai.

Dall’inizio del 2015 Blutec, con Ginatta, incassava concretamente i primi 21 milioni, e la fabbrica non ripartiva.

Lo stesso Ginatta proprio nel 2015 riferendosi ai 21 milioni incassati, dichiarava al proprio consulente, Giorgio Bocca: “Non mi sogno certo di investire tutti quei soldi nello stabilimento di Termini Imerese”. Difatti non ha investito un euro per la ex Fiat di Termini Imerese, come ha accertato la Guardia di Finanza.

Naturalmente le promesse agli operai ex Fiat, che la nuova società li avrebbe rimessi in fabbrica con regolare salario, sono rimaste promesse avallate anche dal sindacato, che ha rinunciato a mobilitare gli operai, anche quando il loro inganno era conclamato. Mentre veniva a galla che la Blutec era un paravento per lasciare l’area e gli impianti agli Agnelli, sperando che col passare del tempo e l’esaurirsi della cassa integrazione, gli operai si sarebbero dispersi.

Renzi, casa Agnelli e i soci in affari di Blutec, hanno fatto male i loro calcoli. Gli operai sono ben presenti ai cancelli della fabbrica, ma per farsi sentire tocca loro rianimare un forte sindacalismo operaio. Un compito non facile, ma bisognerà pur cominciare per neutralizzare il sindacalismo pantofolaio, che nega ogni lotta degna di questo nome. Nel frattempo sono venuti in luce i retroscena di quando Renzi e casa Agnelli fecero l’operazione, retroscena che ci indicano a chi in realtà sono poi finiti i finanziamenti dello Stato.

Ginatta il capo della Blutec è socio al 50% di Andrea Agnelli in Investimenti Industriali, Invid, (di cui Ginatta è amministratore unico), ed ha una quota nella compagnia di assicurazioni Nobis. Ginatta è anche socio di Andrea Agnelli e consigliere d’amministrazione in Royal Park Real Estate. E’ sempre Ginatta in società con Agnelli nella Newco Roveri, che vede socia anche Anna, la sorella di Agnelli, la madre Allegra Caracciolo e la ex moglie Emma Winter. Non è sbagliato pensare che in questi intrecci finanziari i 21 milioni di euro siano stati un forte collante. Dulcis in fundo, anche lo studio legale di Torino che ha convinto il Tribunale del riesame di Palermo a togliere gli arresti domiciliari ai massimi dirigenti di Blutec, e spostare gli atti alla procura di Torino, ha una lunga storia legata a casa Agnelli. Attualmente il suo fondatore Franz Grande Steven, è presidente onorario della Juventus, di cui il presidente esecutivo è Andrea Agnelli. Insomma anche la giustizia, tutta una cosa in famiglia!

Un tempo davanti ad un simile scempio, dove a farne le spese sono gli operai, il sindacato avrebbe sicuramente mobilitato la fabbrica e non solo, per il mancato rispetto degli accordi, mentre oggi continua ad accontentarsi di qualche forte comunicato.

I 5 stelle avrebbero sicuramente fatto garrire al vento le bandiere del “conflitto d’interessi”. L’opposizione parlamentare avrebbe gridato all’inciucio fra Renzi e gli Agnelli per una truffa nei confronti dello Stato. Ma oggi a ruoli invertiti Di Maio si limita a concedere nuova cassa integrazione come se niente fosse, la Lega pensa a perseguitare i migranti, il PD non può fare altro che stare zitto, sotto il suo governo si costruì e si sviluppo  l’operazione Blutec. Uno dei più grandi scandali industriali di questi anni viene in poche settimane insabbiato, la potenza degli Agnelli non è in discussione.