pc 7 aprile - Alla Blutec di Termini Imerese l'alternativa è lo Slai cobas per il sindacato di classe in mano agli operai
da operaicontro
Il Tribunale del riesame di Palermo ha liberato Roberto Ginatta
dagli arresti domiciliari, cui era stato condannato poco più di due
settimane fa. L’accusa era di aver fatto sparire 21 milioni di euro,
fondi pubblici che aveva ricevuto dallo Stato per far ripartire la ex
Fiat di Termini Imerese. Ripartenza per la quale Ginatta, culo e camicia
con casa Agnelli costituì (era la fine del 2014), con altri soci
“prenditori” la società Blutec, della quale è presidente. Anche
l’amministratore delegato di Blutec, era stato condannato per lo stesso
motivo, evitando l’arresto perché in Brasile, impegnato in altri affari.
I 21 milioni erano la prima tranche di 168 che Renzi al governo,
aveva stanziato in un’operazione che si sarebbe rivelata molto fruttuosa
per casa Agnelli: la Fiat ufficialmente a Termoli usciva di scena con
la cessata attività. La fabbrica e gli addetti o una parte di essi
attraverso Blutec con a capo Ginatta, azionista e socio d’affari con gli
Agnelli avrebbero ripreso la produzione.
Un esuberante Renzi al governo, condusse l’operazione e sganciò i
soldi, tramite Invitalia e la Cassa depositi e prestiti, alla Blutec
mentre prometteva agli ex operai Fiat di Termini Imerese, che la
fabbrica sarebbe ripartita assumendo 700 operai per produrre auto
ibride. Il sindacato pur vedendo che col passare del tempo, Blutec non
faceva niente per riavviare la fabbrica, invece di chiamare gli operai
ad una vera lotta, per il rispetto e l’applicazione degli accordi, ha
accettato e accetta ogni genere di scusa, di rinvii, è solo impegnato ad
ottenere la cassa integrazione e il conseguente immiserimento degli
operai.
Anche in questi giorni che viene alla luce la truffa ai danni dello
stato e l’inganno degli operai la soluzione è la solita, cassa
integrazione per altri sei mesi per 691 operai.
Dall’inizio del 2015 Blutec, con Ginatta, incassava concretamente i primi 21 milioni, e la fabbrica non ripartiva.
Lo stesso Ginatta proprio nel 2015 riferendosi ai 21 milioni
incassati, dichiarava al proprio consulente, Giorgio Bocca: “Non mi
sogno certo di investire tutti quei soldi nello stabilimento di Termini
Imerese”. Difatti non ha investito un euro per la ex Fiat di Termini
Imerese, come ha accertato la Guardia di Finanza.
Naturalmente le promesse agli operai ex Fiat, che la nuova società
li avrebbe rimessi in fabbrica con regolare salario, sono rimaste
promesse avallate anche dal sindacato, che ha rinunciato a mobilitare
gli operai, anche quando il loro inganno era conclamato. Mentre veniva a
galla che la Blutec era un paravento per lasciare l’area e gli impianti
agli Agnelli, sperando che col passare del tempo e l’esaurirsi della
cassa integrazione, gli operai si sarebbero dispersi.
Renzi, casa Agnelli e i soci in affari di Blutec, hanno fatto male i
loro calcoli. Gli operai sono ben presenti ai cancelli della fabbrica,
ma per farsi sentire tocca loro rianimare un forte sindacalismo operaio.
Un compito non facile, ma bisognerà pur cominciare per neutralizzare il
sindacalismo pantofolaio, che nega ogni lotta degna di questo nome. Nel
frattempo sono venuti in luce i retroscena di quando Renzi e casa
Agnelli fecero l’operazione, retroscena che ci indicano a chi in realtà
sono poi finiti i finanziamenti dello Stato.
Ginatta il capo della Blutec è socio al 50% di Andrea Agnelli in
Investimenti Industriali, Invid, (di cui Ginatta è amministratore
unico), ed ha una quota nella compagnia di assicurazioni Nobis. Ginatta è
anche socio di Andrea Agnelli e consigliere d’amministrazione in Royal
Park Real Estate. E’ sempre Ginatta in società con Agnelli nella Newco
Roveri, che vede socia anche Anna, la sorella di Agnelli, la madre
Allegra Caracciolo e la ex moglie Emma Winter. Non è sbagliato pensare
che in questi intrecci finanziari i 21 milioni di euro siano stati un
forte collante. Dulcis in fundo, anche lo studio legale di Torino che ha
convinto il Tribunale del riesame di Palermo a togliere gli arresti
domiciliari ai massimi dirigenti di Blutec, e spostare gli atti alla
procura di Torino, ha una lunga storia legata a casa Agnelli.
Attualmente il suo fondatore Franz Grande Steven, è presidente onorario
della Juventus, di cui il presidente esecutivo è Andrea Agnelli. Insomma
anche la giustizia, tutta una cosa in famiglia!
Un tempo davanti ad un simile scempio, dove a farne le spese sono
gli operai, il sindacato avrebbe sicuramente mobilitato la fabbrica e
non solo, per il mancato rispetto degli accordi, mentre oggi continua ad
accontentarsi di qualche forte comunicato.
I 5 stelle avrebbero sicuramente fatto garrire al vento le bandiere
del “conflitto d’interessi”. L’opposizione parlamentare avrebbe gridato
all’inciucio fra Renzi e gli Agnelli per una truffa nei confronti dello
Stato. Ma oggi a ruoli invertiti Di Maio si limita a concedere nuova
cassa integrazione come se niente fosse, la Lega pensa a perseguitare i
migranti, il PD non può fare altro che stare zitto, sotto il suo governo
si costruì e si sviluppo l’operazione Blutec. Uno dei più grandi
scandali industriali di questi anni viene in poche settimane insabbiato,
la potenza degli Agnelli non è in discussione.
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