venerdì 12 aprile 2019

pc 12 aprile - Libia: Salvini, ministro dell'Interno, detta la linea dell'interventismo imperialista italiano per contrastare la Francia e per reprimere l'inevitabile ondata migratoria


E' l'imperialismo che provoca guerre per il controllo del petrolio, sfruttamento e fuga dei popoli oppressi.
L'appoggio alle milizie libiche da parte dell' Italia provoca intanto l'ennesimo sequestro in mare da parte di una motovedetta libica di una barca senza motore con una ventina di immigrati, con a bordo donne e bambini, che, dopo essere stati abbandonati per ore alla deriva e con 8 morti annegati, vengono ora riportati nella guerra in corso. 
Salvini/UE/governi imperialisti: ASSASSINI! 

da La Stampa
La prima mossa del leader della Lega è quella di stringere i rapporti direttamente con Ahmed Omar Maitig, vicepresidente del Governo di accordo nazionale libico e uomo forte di Misurata. È lui il capo delle truppe che proteggono Tripoli. È Maitig l’unico che può fermare veramente Haftar. In una recente intervista alla Stampa aveva detto che quella del generale della Cirenaica «è un colpo di Stato»: «Lui vuole prendere il controllo della Libia e vuole essere a capo di un suo governo militare, vuole instaurare una giunta, una vera e propria dittatura. Si fermi o lo annienteremo».
La prima mossa del leader della Lega è quella di stringere i rapporti direttamente con Ahmed Omar
Maitig, vicepresidente del Governo di accordo nazionale libico e uomo forte di Misurata. È lui il capo delle truppe che proteggono Tripoli. È Maitig l’unico che può fermare veramente Haftar. In una recente intervista alla Stampa aveva detto che quella del generale della Cirenaica «è un colpo di Stato»: «Lui vuole prendere il controllo della Libia e vuole essere a capo di un suo governo militare, vuole instaurare una giunta, una vera e propria dittatura. Si fermi o lo annienteremo».
Quando l’8 marzo scorso Maitig venne a Roma, tra i suoi vari incontri, ebbe un colloquio molto importante proprio con Salvini. Garantì al ministro dell’Interno che avrebbe fatto ogni cosa per bloccare gli arrivi degli immigrati sulle coste italiane. Una promessa che sigillò una forte intesa tra il responsabile del Viminale e l’imprenditore di Misurata (che parla benissimo l’italiano). Adesso è a lui che il capo del Carroccio affida le sue speranze di fermare Haftar e quello che Salvini ritiene essere il suo sponsor, il presidente francese Macron. Senza escludere che alla fine, se lo sfondamento militare di Tripoli dovesse fallire, alla guida del governo possa andare lo stesso Maitig al posto del debole Sarraj che al Viminale è considerato un’eredità del governo Renzi-Gentiloni. Se tutta l’operazione andasse in porto, Salvini e il governo italiano riuscirebbero nella doppia mossa: uno scacco matto a Macron e ai suoi amici della Cirenaica e allo stesso tempo la garanzia che dalla costa libica le partenze dei migranti verranno ridotte al lumicino. E questo in piena campagna elettorale per le europee dove Salvini si gioca le sue carte di leader politico europeo.
Il capo leghista è convinto che dietro la vicenda libica non ci siano solo gli interessi economici di Parigi. «Non resto a guardare se c’é chi per affari gioca alla guerra», dice il ministro dell’Interno. Il passo in più lo fa Marco Zanni, l’eurodeputato responsabile Esteri del Carroccio, il tessitore del fronte sovranista che il suo leader lancerà per le europee del 26 maggio. Dice di avere un «dubbio» sui giochi che si stanno facendo per danneggiare l’Italia. «Io ho il dubbio legittimo che sia in corso un tentativo di destabilizzare il governo italiano magari provocando un’ondata di profughi verso l’Italia». Insomma le manovre e le ambiguità di Macron punterebbero a danneggiare non solo il governo italiano, ma in particolare la Lega e Salvini che della lotta all’immigrazione ha fatto un totem acchiappa voti. «Perché al vertice europeo di questi giorni la Francia ha impedito che la Ue prendesse una chiare e ferma posizione di condanna contro Haftar?», si chiede Zanni.
Salvini si muove a tutto campo nella dinamica regionale della Libia. Non solo l’offensiva in Europa. Sta puntando molto sull’Egitto, attore di peso in quell’area geografica, anche perchè ha interesse a controllare il pericolo islamico. Contatti stretti anche con Fahi Bishaga, responsabile della sicurezza di Tripoli. Il tutto nell’assenza del ministro degli Esteri Moavero. Attivo anche il premier Giuseppe Conte. Lo staff diplomatico della presidenza del Consiglio tiene aperto il canale con John Bolton, il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa per alzare il livello della pressione Usa in chiave anti-russa e per coinvolgere gli egiziani.

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