Come abbiamo detto e scritto nei giorni scorsi, non è certo da un nuovo accumulo di dati che possono venire gli interventi che servirebbero a difesa della salute sia dei cittadini, in primis dei Tamburi, che degli operai in fabbrica.
I dati consegnati da Ispra, Arpa e Asl, invece che porre la necessità di azioni concrete, ordinanze, da parte del Sindaco, possono paradossalmente servire a "tranquillizzare".
La parola che frega lavoratori e abitanti è "livelli nella norma".
Ma il problema non è mettere in discussione se è vero o meno, ma mettere in discussione la "NORMA"!
Le norme, i limiti sono sempre al massimo un compromesso tra gli interessi di profitto dei padroni e l'interesse generale; un compromesso che sempre tende da un lato, dal lato della difesa prima di tutto dell'interesse del capitale; al massimo pone dei limiti massimi, per cui tutto ciò che non supera quei limiti, va bene.
Quindi, dire "rispettati i limiti" non può far stare affatto tranquilli. Gli operai, le donne, i bambini si ammalano e muoiono "nella norma"!
Ma non è vero che la produzione industriale debba essere per forza nociva - per cui l'unica alternativa per difendere la salute è tornare ad una produzione agricola, o della pesca o turistica - Nocivo è il capitale non la fabbrica in sè.
Che fare, allora?
La parola e l'azione di lotta deve essere degli operai e masse popolari insieme.
Negli anni 69/70, nella grande stagione di lotta operaia, gli operai, insieme a esperti che si mettevano al servizio della loro lotta, posero le soluzioni sul fronte della difesa della salute e dell'ambiente; diventarono loro i veri "esperti", e ad ogni avanzamento della conoscenza seguiva una proposta, un piano e un'azione concreta.
In piccolo questo ce lo hanno detto anche le testimonianze degli operai al processo Ilva, per chi li vuole realmente sentire.
Quindi da questo bisogna ripartire, se si vuole cominciare a cambiare le cose.
...si arriva ai tanto famosi ‘dati’ attesi come se fossero il quarto segreto di Fatima.
ISPRA ed ARPA Puglia evidenziano come “Con riferimento alla porzione di zona industriale in cui ricadono alcuni comuni della provincia di Taranto, nel 2017 e nel 2018 risultano rispettati i valori limite per PM10, PM2.5, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio e biossido di zolfo, il
valore obiettivo per il benzo(a)pirene, nichel, arsenico, cadmio, piombo“.
Emerge inoltre “una riduzione dei livelli di benzo(a)pirene nel quinquennio 2014-2018, durante il quale non si sono registrati superamenti dei valori limite per la protezione della salute umana per il PM10, per il PM2.5 e del valore obiettivo per il benzo(a)pirene. I livelli di benzo(a)pirene erano superiori al valore obiettivo fino al 2011 presso la stazione situata nel quartiere Tamburi (Taranto-Machiavelli) e significativamente maggiori rispetto ad altre tre stazioni della città (Taranto-Alto Adige, Taranto-Talsano e Taranto-Deledda). Successivamente c’è stata una riduzione dei livelli osservati presso la stazione Taranto-Machiavelli, le cui medie annuali negli ultimi sei anni sono oscillate tra 0,1 e 0,3 nanogrammi per metro cubo (ng/m³), al di sotto del valore obiettivo (1 ng/m³), diventando confrontabili con quelle rilevate nel resto del territorio“.
Gli unici superamenti riguardano l’ozono. “Nel triennio 2015-2017, nelle due centraline dove viene monitorato l’ozono, si sono registrati rispettivamente 16 (San Vito) e 31 (Talsano) giorni di superamento della soglia di 120 microgrammi per metro cubo (µg/m³) come media su tre anni (il valore obiettivo prevede che i giorni di superamento possano essere al massimo 25)“...
Analizzando i dati relativi alla centralina di monitoraggio situata all’esterno dello stabilimento siderurgico, in via Orsini nel Quartiere Tamburi, si rileva che “le medie annuali di benzene, biossido di azoto, PM10 e PM2.5, rilevate nel 2017 e 2018, rispettano i limiti previsti dalla normativa italiana. Nel 2018, in tale centralina sono stati rilevati 9 superamenti del limite giornaliero di PM10, pari a 50 µg/m³, numero inferiore rispetto al numero massimo previsto dalla normativa, pari a 35“...
ARPA Puglia, da sempre, ricorda che il valore totale degli IPA è puramente descrittivo visto che il valore assoluto di IPA non è normato, a differenza invece del benzo(a)pirene il cui valore obiettivo è di 1 ng/m3 calcolato come media su un anno civile, limite peraltro superato nel 2008, 2009, 2010 e 2011, e poi non più superato dal 2012 in poi come ricordato dalla relazione odierna di ISPRA e ARPA.
L’ultima parte della relazione ricorda che “a partire dall’anno 2016 è attivo un sistema di campionamento di lungo termine (in continuo) delle emissioni convogliate di diossine sul camino E312 dell’impianto AGL2“. I primi due anni di misurazioni hanno mostrato un sostanziale rispetto del limite pari a 0,3 nanogrammi di tossicità equivalente per normal metro cubo di diossine (ngTE/Nm3) negli effluenti come media annuale). È stato tuttavia registrato nel corso delle campagne in parallelo dell’anno 2017 un valore di 1,54 ngTE/Nm3 per la media del mese di settembre, una quantità non più rilevata da oltre un lustro, “a dimostrazione che l’impianto è ancora in grado di generare emissioni particolarmente rilevanti“.
Inoltre si ricorda come sia attivo inoltre all’interno e all’esterno dell’impianto il monitoraggio delle ricadute al suolo di diossine potenzialmente rilasciate da dispersioni di polveri o fuoriuscita da superfici estese (rete deposimetrica, anche qui viene ricordata la disposizone delle centraline, 3 interne all’ex Ilva e tre esterne).
L’analisi dei risultati a partire dall’aprile 2017 mostrano che presso le tre postazioni dell’area a caldo i valori sono significativamente più elevati rispetto a quelli rilevati nell’area a freddo. Cosa ovviamente scontata, visto che gli impianti che emettono diossina si trovano nell’area a caldo...
La relaziona evidenzia però che “nel corso degli ultimi due anni si è registrato un lieve aumento per tutte le postazioni; nel caso della Masseria Carmine, si è registrato un incremento significativo per il periodo giugno-ottobre 2018 che ha riportato la media annuale agli stessi ordini di grandezza pre-2012. Sono stati osservati contemporaneamente analoghi picchi nella rete deposimetrica interna all’impianto Arcelor Mittal, in particolare per la postazione cokeria“. Questo, di fatto, l’unico caso da analizzare per capirne le motivazioni...
Sempre ieri mattina l’ASL di Taranto ha inviato un documento di 7 pagine, attraverso una Pec. Il documento, che ha in allegato anche la relazione sul rischio sanitario... Inoltre, in serata abbiamo appreso che al Comune è giunto anche un documento dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha ricordato le varie pubblicazioni dello Studio Sentieri.
Ma da quel che ci risulta, l’ASL e l’ISS non hanno aggiunto nulla di quanto già non si sapesse..."
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