La crisi economica mondiale e i suoi effetti nel mondo del lavoro e le contraddizioni interimperialiste influiscono notevolmente nelle vicende sindacali.
L'imperialismo è guerra e reazione e quindi i governi diventano sempre più reazionari e anche apertamente fascisti, di segno fascio-populisti. Questo cambia la situazione nella realtà dei sindacati, dove camminano due processi, quello del sindacato fascista e quello del neocorporativismo aziendale. Nel moderno fascismo i sindacati diventano una componente degli accordi neocorporativi o uffici di propaganda tra i lavoratori del partito reazionario. Questo influisce anche nella collocazione dei sindacati.
Guardando al nostro paese, la presenza del governo fascio-populista vede da un lato dei sindacati che diventano collaterali al governo. Questo è stato visibile col congresso dell'Ugl, che è da sempre sindacato di destra, ma con il fascio-populismo diventa sindacato del governo. Questo in una situazione in cui insieme all'ascesa del fascio-populismo, i lavoratori perdono i riferimenti, può far sì che in alcuni settori l'Ugl può diventare forte e diventare un problema serio sui posti di lavoro. La nostra posizione è di lotta aperta contro il sindacato fascista.
Nello stesso tempo, tutti gli altri sindacati sono in movimento. Gli stessi sindacati confederali non restano uguali.
Per esempio, negli ultimi mesi, coi governi di centrosinistra, abbiamo avuto l'asse Bentivogli-Calenda, una fusione, sempre dentro un assetto corporativo, che fa sì che il sindacato più adatto al Pd, vecchio e nuovo, sia ora la Cisl non la Cgil, facendo venir meno il collateralismo organico tra il Pd e la Cgil.
Questo produce una contraddizione nella Cgil che al congresso si è espressa nella vicenda Colla/Landini, che non poteva non chiudersi che con l'elezione di Landini.
Landini ora cerca di imprimere una svolta movimentista e populista alla CGIL: "siamo noi e non Salvini e Di Maio il cambiamento". Ma la linea neocorporativa industrial/produttivistico/nazionalista della Cgil è destinata a incontrarsi con quella del governo, versione Salvini - con la sola contraddizione del razzismo.
L'accordo burocratico di divisione dei compiti tra Landini e Colla raggiunto al congresso è servita a scongiurare una scissione strisciante o a evitare che una parte rilevante della CGIL potesse fragorosamente o silenziosamente lasciare la CGIL; quindi non fa finire la lotta e la divisione interna, che avrà modo di manifestarsi sia su singoli problemi che in generale. E' prevedibile quindi una ala CGIL più in sintonia con la CISL, referente della “opposizione” targata Pd.
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