L'intervento dell'Italia è in difesa dei profitti dei petrolieri, e avrà come conseguenza di fomentare la lotta tra le fazioni in Libia, dietro le quali c'è lo scontro interimperialista.
Libia, piano per l'intervento italiano: pronti 250 soldati
(Ansa) - Il governo italiano ha già pronti i piani per offrire una prima risposta al premier libico Fayez Serraj che ha chiesto l’aiuto dell’Onu per proteggere i pozzi e gli impianti di petrolio della Libia.
...in una prima fase l’Italia potrebbe
schierare 250 uomini fra Esercito e carabinieri. Sarebbe il contingente
più numeroso di una forza internazionale con le insegne Onu...
...al momento si è parlato di impegno militare internazionale solo per addestrare i militari libici o proteggere il governo. Non per andare in Cirenaica a combattere l’Islamic State che attacca i pozzi di petrolio o addirittura per schierarsi fra le diverse milizie libiche che potrebbero riprendere a combattersi nella guerra civile che è esplosa con forza nell’estate 2014.
(Ma)...la Libia chiede aiuto militare, anche se manca una richiesta formale avanzata all’Onu. E allora bisogna comprendere le ragioni della richiesta di Serraj: Tripoli ha la necessità di fronteggiare i continui assalti dell’Islamic State nell’Est del paese ai pozzi e alle installazioni petrolifere di carico e di stoccaggio.
Ma un altro elemento determinante in Cirenaica è il gioco del generale-ribelle Khalifa Haftar. Capo di una milizia che ha combattuto gli islamisti a Bengasi, Haftar di fatto tiene in ostaggio il parlamento di Tobruk e gli impedisce di votare a favore del governo Serraj. Nei giorni scorsi il generale ha ricevuto armi dagli Emirati Arabi Uniti, in violazione dell’embargo deciso dall’Onu. Nel porto di Tobruk sono stati scaricati più di 1000 veicoli da combattimento leggeri assieme ad armi e munizioni. I rifornimenti arrivano dagli Emirati Arabi Uniti, che assieme ad Egitto e Francia sono i grandi alleati di Haftar. L’Egitto usa Haftar per allargare la sua influenza in Cirenaica, sperando di acquisire il controllo di parte dei traffici di petrolio nella regione. La Francia invece è stata “agganciata” al carro egiziano soprattutto dalle forniture militari che il generale Sisi ha chiesto a Parigi...
...schierare una forza Onu a protezione dei pozzi significa potenzialmente combattere contro l’Islamic State, ma anche trovarsi a dover fronteggiare uno scontro con le milizie di Haftar.
...al momento si è parlato di impegno militare internazionale solo per addestrare i militari libici o proteggere il governo. Non per andare in Cirenaica a combattere l’Islamic State che attacca i pozzi di petrolio o addirittura per schierarsi fra le diverse milizie libiche che potrebbero riprendere a combattersi nella guerra civile che è esplosa con forza nell’estate 2014.
(Ma)...la Libia chiede aiuto militare, anche se manca una richiesta formale avanzata all’Onu. E allora bisogna comprendere le ragioni della richiesta di Serraj: Tripoli ha la necessità di fronteggiare i continui assalti dell’Islamic State nell’Est del paese ai pozzi e alle installazioni petrolifere di carico e di stoccaggio.
Ma un altro elemento determinante in Cirenaica è il gioco del generale-ribelle Khalifa Haftar. Capo di una milizia che ha combattuto gli islamisti a Bengasi, Haftar di fatto tiene in ostaggio il parlamento di Tobruk e gli impedisce di votare a favore del governo Serraj. Nei giorni scorsi il generale ha ricevuto armi dagli Emirati Arabi Uniti, in violazione dell’embargo deciso dall’Onu. Nel porto di Tobruk sono stati scaricati più di 1000 veicoli da combattimento leggeri assieme ad armi e munizioni. I rifornimenti arrivano dagli Emirati Arabi Uniti, che assieme ad Egitto e Francia sono i grandi alleati di Haftar. L’Egitto usa Haftar per allargare la sua influenza in Cirenaica, sperando di acquisire il controllo di parte dei traffici di petrolio nella regione. La Francia invece è stata “agganciata” al carro egiziano soprattutto dalle forniture militari che il generale Sisi ha chiesto a Parigi...
...schierare una forza Onu a protezione dei pozzi significa potenzialmente combattere contro l’Islamic State, ma anche trovarsi a dover fronteggiare uno scontro con le milizie di Haftar.
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