Nel 2013 si è aperta nell’ASL n°1 la
vertenza delle lavoratrici delle pulizie, dipendenti della
multinazionale Dussman Service, contro la riduzione del personale (una
necessita, come dichiarava allora l’azienda, legata alla spending
review) e di conseguenza di ore lavorative per la pulizia degli ospedali
e distretti.
Con la parola d’ordine LA PULIZIA FA BENE ALLA SALUTE il Collettivo SOS,
del quale Gina fa parte, si è schierato fin dall’inizio a fianco delle
lavoratrici dichiarando che “ sosteremmo in tutti i modi possibili ogni
forma di lotta che porteranno avanti per fare in modo che questa
vertenza si concluda favorevolmente …”. Dopo due anni di assemblee,
incontri, presidi, manifestazioni e di minacce più o meno velate,
soprusi, intimidazioni nell’ottobre del 2015 la vertenza si è conclusa a
favore delle lavoratrici.
Il Collettivo SOS è sempre rimasto a loro fianco esprimendo solidarietà e sostegno, valorizzando la
loro lotta, impegnandosi ad unire le forze per contrastare processi comuni di ristrutturazione, perché come ha affermato una di loro: ”Divise siamo deboli, unite possiamo essere una forza. Ed è proprio di questo che hanno paura!”
In questa cornice va inquadrata la denuncia a Gina, alla quale si contesta (con decreto penale), durante il presidio del 10 giugno 2013 davanti all’ospedale di Carrara, promossa dai sindacati in sostegno alla vertenza, di “aver istigato le stesse a recarsi in corteo in Comune per parlare con il sindaco..”. La solidarietà ha un prezzo: 10 giorni di arresto o il pagamento di 2.500 euri di multa!!!
La verità è che Gina, da sempre, è impegnata in difesa delle condizioni di lavoro e contro lo smantellamento della sanità pubblica. Per questo andava colpita! L’occasione si è presentata prendendo a prestito un fatto privo di ogni fondamento.
La repressione non è solo quella aziendale, (come l’infame obbligo di fedeltà all’azienda), se non si riesce attraverso il consenso individuale a raggiungere risultati, si applica allora il controllo sociale per separare i/le lavoratori/ci tra loro e con il resto delle masse. Forme di repressione tese non solo a colpire quelli che non vogliono sottostare, ma a infondere la paura come deterrente e monito nei luoghi di lavoro inducendo i lavoratori al silenzio come unica risposta possibile.
Il Collettivo SOS è sempre rimasto a loro fianco esprimendo solidarietà e sostegno, valorizzando la
loro lotta, impegnandosi ad unire le forze per contrastare processi comuni di ristrutturazione, perché come ha affermato una di loro: ”Divise siamo deboli, unite possiamo essere una forza. Ed è proprio di questo che hanno paura!”
In questa cornice va inquadrata la denuncia a Gina, alla quale si contesta (con decreto penale), durante il presidio del 10 giugno 2013 davanti all’ospedale di Carrara, promossa dai sindacati in sostegno alla vertenza, di “aver istigato le stesse a recarsi in corteo in Comune per parlare con il sindaco..”. La solidarietà ha un prezzo: 10 giorni di arresto o il pagamento di 2.500 euri di multa!!!
La verità è che Gina, da sempre, è impegnata in difesa delle condizioni di lavoro e contro lo smantellamento della sanità pubblica. Per questo andava colpita! L’occasione si è presentata prendendo a prestito un fatto privo di ogni fondamento.
La repressione non è solo quella aziendale, (come l’infame obbligo di fedeltà all’azienda), se non si riesce attraverso il consenso individuale a raggiungere risultati, si applica allora il controllo sociale per separare i/le lavoratori/ci tra loro e con il resto delle masse. Forme di repressione tese non solo a colpire quelli che non vogliono sottostare, ma a infondere la paura come deterrente e monito nei luoghi di lavoro inducendo i lavoratori al silenzio come unica risposta possibile.
Il Collettivo SOS denuncia la bieca
manovra messo in atto, manifesta solidarietà e sostegno a Gina e si
impegna a contrastare chi tenta, attraverso intimidazioni, ricatti e
denuncie a scoraggiare ed isolare i/le lavoratori/ci più coscienti e
combattivi/e che non accettano nessuna abiura rispetto al loro impegno
ed alla lotta.
Di seguito il comunicato dei compagni della Casa Rossa
LA NOSTRA SOLIDARIETÀ A GINA DE ANGELI, COMPAGNA.
Il 10 Giugno 2013, un presidio
organizzato a Carrara dalle lavoratrici della Dussman Service contro i
ripetuti tagli al personale, si trasformò in un corteo spontaneo che
arrivò sotto il palazzo comunale, pretendendo che il sindaco prendesse
una posizione sulla vicenda.
La lotta delle lavoratrici venne
appoggiata e sostenuta da molte organizzazioni, tra le quali il
“Collettivo S.O.S. Sanità” di Massa-Carrara, uno tra i pochi collettivi
della nostra zona che solidarizza realmente con i lavoratori e le
lavoratrici, lottando quotidianamente a fianco di questi.
A quasi 3 anni da queste mobilitazioni,
che si sono concluse, tra l’altro, con la vittoria delle lavoratrici
nell’Ottobre 2015, ecco che la repressione torna a bussare alla porta di
chi, ogni giorno, si schiera a fianco degli sfruttati nella lotta
contro gli sfruttatori.
Gina de Angeli, compagna, militante del
“Collettivo SOS” e lavoratrice della sanità è stata infatti colpita da
un decreto penale di condanna da 2.500 € (in alternativa alla pena di 10
giorni di carcere) per aver istigato le lavoratrici Dussman a dirigersi
in corteo verso il palazzo comunale.
Vediamo che anche in questo caso, lo
stato borghese, utilizzando la repressione, cerca di isolare e
frammentare le varie esperienze di lotta che crescono e si sviluppano
nei territori. Scegliendo infatti di denunciare solamente una compagna
che fa da anni militanza politica, si cerca in tutti i modi di dividere
una lotta e di assegnare determinati ruoli all’interno di essa: da una
parte, un gruppo di lavoratrici anonime e non in grado di ragionare
politicamente, dall’altro un gruppo di “estremisti” che istigano queste a
compiere gesti illegali e criminosi.
Ogni volta che infatti alcune lotte
iniziano a crescere, a rafforzarsi e ad unirsi con altre lotte, ecco che
la repressione cerca di contrastarle colpendo i compagni e le compagne
che le praticano, cercando di creare la solita contrapposizione tra
“buoni” e “cattivi”.
Fortunatamente conosciamo molto bene
Gina. Abbiamo attraversato insieme a lei numerose lotte e abbiamo avuto
modo di confrontarci con lei in molte occasioni. Sappiamo con certezza
che non sarà certo un decreto penale emesso da un tribunale infame a
fermare Gina e la sua militanza assidua, determinata e generosa.
Invitiamo tutti e tutte i/le solidali a
far conoscere la vicenda di Gina e a fare muro comune contro la
repressione che quotidianamente colpisce chi lotta per cambiare questa
società.
Perchè “chi lotta non va mai
abbandonato” non è soltanto uno slogan da scandire ai cortei o da
scrivere sui muri. “Chi lotta non va mai abbandonato” è una pratica
politica che ognuno di noi deve fare propria, facendo davvero in modo
che nessun compagno si senta mai solo di fronte alla repressione.
Solidarietà a Gina!
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