Turchia in guerra: coprifuoco in vigore, morti civili. E il Pkk sospende il cessate il fuoco

Il premier Davutoğlu dà mandato all'esercito di continuare le operazioni militari nel Sud Est del paese; conflitti e barricate che in pochi giorni hanno già portato all'uccisione di residenti. Il partito armato del Kurdistan risponde con il fuoco. E il paese si avvita nel
conflitto. Mentre la repressione colpisce stampa e nemici interni
DI FRANCESCA SIRONIloading
È finita ogni tregua, se mai c'era stata. La Turchia torna a essere in conflitto. E non contro l'Isis, la minaccia globale che spinge alle porte da Siria e Iraq. No, la guerra è in casa. Mossa dal partito di governo contro i nemici nazionali di Tayyp Erdogan: l'opposizione religiosa del leader islamico Fethullah Gülen e la resistenza curda nelle regione del Sud Est. Ai nuovi coprifuoco è arrivata presto la risposta del Pkk, il partito curdo dei lavoratori che resiste armato nelle montagne al confine meridionale: giovedì ha dichiarato la fine del cessate il fuoco unilaterale aperto il 10 ottobre dopo le bombe di Ankara...
Come temuto dalla popolazione della capitale del Kurdistan turco, Diyarbakir, sono dovute passare solo poche ore dal conteggio dei risultati perché tornasse il caos. Il governo ha dichiarato il coprifuoco a Silvan e nel distretto di Hakkari e Yusekova. Nella prima cittadina sono morti in tre giorni quattro civili, fra cui un ragazzo di 22 anni di cui su Twitter ricordano il sorriso. I sogni strappati. Nella città è morto anche un poliziotto
Le vittime non hanno fermato l'avanzata dei carri armati. Anzi. In un meeting sui problemi di sicurezza il premier Davutoğlu ha dato mandato all'esercito di continuare le operazioni per tutto l'inverno. I mezzi pesanti aumentano all'uscita dei villaggi del Sud Est, continuamente sorvolati da elicotteri. Le comunicazioni spesso sono bloccate, come alcune strade. Nello stesso comunicato il governo vanta l'uccisione di 15 militari del partito armato curdo. Il Pkk invece, attraverso un'agenzia di stampa vicina alle sue posizioni, dichiara di aver ucciso 15 soldati a Oremar, mentre le operazioni contro le sue basi sarebbero aumentate.
La guerra in casa si sposta infatti continuamente anche al di là del confine. Da luglio l'aviazione turca bombarda le posizioni delle Ypg, le forze armate curde che hanno riconquistato Kobane al Califfato in una delle poche operazioni di successo contro l'Isis. Ma la spinta politica delle Ypg, che subito hanno dichiarato la zona del Kurdistan siriano liberata una regione autonoma – il Rojava – gestita attraverso assemblee e democrazia diretta, non è piaciuta ad Ankara. Che ha fatto dell'unica barriera contro al-Baghdadi uno dei suoi obiettivi. E oggi tutti i quotidiani turchi riprendono la risposta di un ufficiale americano in Iraq secondo cui anche gli alleati Statunitensi non starebbero più fornendo aiuti militari alle Ypg. L'instabilità si avvicina così al fronte fragile che teneva a distanza i miliziani fondamentalisti.
Ma l'Akp di Erdogan è preoccupato anche da un altro “nemico” molto più interno...

Subito dopo il voto due capo redattori di un'altra testata, Nokta, sono stati arrestati, il loro sito bloccato in Turchia, l'accusa è ancora una volta di propaganda terroristica. Il comitato internazionale per i giornalisti ha condannato duramente i fermi, ricordando anche la continua detenzione ingiustificata di Mohammed Ismael Rasool,il collaboratore di Vice News arrestato il 27 agosto. Ma i licenziamenti e le operazioni contro i simpatizzanti di una matrice diversa dell'Islam sono continuate oltre la repressione della libertà di espressione e sconfinate negli altri apparati di potere: poliziotti che indagavano sui casi di corruzione che lambiscono la famiglia presidenziale sospesi, lo stesso nelle corti di giustizia...